Colpa della natura o incidenti simulati?

La Corte d'Appello chiamata ad esprimersi sul caso della coppia di esercenti del Locarnese accusata di truffa alle assicurazioni – In dieci anni avrebbero denunciato sei allagamenti e un rogo gonfiando poi le fatture – Gli imputati respingono gli addebiti
Red. Online
16.05.2018 06:05

LOCARNESE - Sei allagamenti e un incendio nell'arco di dieci anni ai danni di due ristoranti. Una serie di sfortunati eventi legati al corso della natura e a distrazione umana oppure «incidenti simulati» al fine di truffare le assicurazioni? La Corte d'Appello di Locarno ha deciso di prendersi del tempo prima di esprimersi sul caso che ieri ha visto ripresentarsi in aula penale una coppia di coniugi, cittadini italiani domiciliati a Quartino, proprietari di tre esercizi pubblici. In primo grado il marito era stato ritenuto colpevole di tentata truffa, falsità in documenti e incendio colposo. Il 57.enne era stato quindi condannato dalla Corte delle Assise criminali a una pena pecuniaria sospesa; mentre la moglie era stata prosciolta da ogni accusa a suo carico. I giudici di prima istanza avevano inoltre riconosciuto ad entrambi, con le dovute proporzioni, un indennizzo per «l'ingiusta carcerazione subita» (la coppia era stata arrestata il 4 giugno e rilasciata il 10 agosto 2012, per un totale di 68 giorni di prigione) e per torto morale.

Contro la sentenza, emessa il 27 marzo 2017, sono stati interposti tre ricorsi. Il primo presentato dal procuratore generale John Noseda, che ha chiesto, come fatto in prima istanza, una condanna a 3 anni di carcere per i reati di ripetuta truffa, consumata e tentata; ripetuta falsità in documenti; incendio intenzionale e riciclaggio aggravato, siccome relativo ad una grossa cifra d'affari. A presentare appello anche due delle tre società assicurative interessate dagli avvenimenti e costituitesi accusatrici private, oltre alla difesa dell'uomo rappresentata dall'avvocato Paolo Tamagni. Il 57.enne e la consorte (rappresentata dal legale Stefano Camponovo) hanno sempre negato con forza qualunque responsabilità e ancora ieri in aula hanno ribadito la loro innocenza, sottolineando che «a causa di questo ingiusto procedimento stiamo perdendo tutto ciò che abbiamo costruito in tanti anni di sacrifici».