Le finanze dei Comuni vanno bene

Grazie a una politica più virtuosa di quella del Cantone
Fabio Pontiggia
Fabio Pontiggia
23.07.2009 05:01

di FABIO PONTIGGIA - I Comuni ticinesi hanno attuato in questi ultimi anni una politica finanziaria più virtuosa di quella del Cantone. Ci sono certamente eccezioni negative, di Comuni cioè che erano finanziariamente solidi e addirittura paradisi fiscali e che, a causa soprattutto di investimenti avventati e di spese eccessive, sono precipitati in situazioni disastrose. Ma mediamente gli enti pubblici locali stanno bene. Lo conferma la pubblicazione dei conti dei Comuni nel 2007, curata dalla Sezione degli enti locali.I Comuni affrontano così la difficilissima recessione di questi anni potendo contare su basi finanziarie solide. E questo è un dato estremamente positivo. Il fattore determinante che lo ha favorito è stata la forte crescita economica degli anni dal 2004 al 2007, che ha incrementato molto i gettiti fiscali. Ma non va sottaciuto l?apporto della politica delle aggregazioni, che ha contribuito a rendere meno precarie le finanze di non pochi Comuni. Resta un punto debole, di cui si dirà in seguito.I dati del 2007 sono per un verso paradossali, poiché la positività dei risultati è data sebbene il Comune più forte - la Città di Lugano - abbia chiuso nelle cifre rosse. Questo significa che mediamente gli altri 189 Comuni hanno gestito bene le risorse dei contribuenti, senza fare il passo più lungo della gamba (eccezioni a parte, come detto sopra). Anzi: non pochi Municipi hanno diminuito il moltiplicatore d?imposta, lasciando quindi più reddito a disposizione dei cittadini e più mezzi alle imprese.Questa evoluzione è stata resa possibile, oltre che dalla crescita economica, anche dal contenimento della spesa pubblica corrente. Non vi sono stati assalti alla diligenza: le uscite correnti sono aumentate del 2,8% in termini nominali, le entrate del 5%. Il grosso delle entrate è dato dalle imposte, cresciute del 4,3% nonostante la riduzione di diversi moltiplicatori.Gli investimenti sono rimasti a livelli elevati: i 190 Comuni hanno realizzato opere o finanziato progetti di terzi per un totale di 241,8 milioni di franchi lordi, somma che negli ultimi anni è seconda solo a quella del 2004. Questi investimenti sono stati interamente finanziati con mezzi propri (entrate per investimenti, ammortamenti amministrativi, avanzo d?esercizio). Ciò significa che nel complesso i Comuni hanno realizzato opere pubbliche senza aumentare il debito pubblico, che nel 2007 è anzi diminuito, seppur di poco (da 1 .332,1 milioni di franchi del 2006 a 1.322 milioni).Questo rimane tuttavia il punto debole delle finanze comunali. Nonostante l?andamento complessivamente positivo, il debito pubblico dei Comuni è ancora a livelli eccessivi: 4.023 franchi per abitante (ma in molti Comuni andrebbe aggiunto il debito di aziende come ad esempio quelle dell?acqua potabile, oggi scorporato). Il debito pubblico del Cantone, che si trova in una situazione finanziaria meno positiva di quella dei Comuni, è inferiore: nel 2007 era infatti pari a 3.933 franchi per abitante (in aumento rispetto al 2006). La differenza quindi si restringe, ma i Comuni rimangono ancor oggi più indebitati.Per quale ragione? La causa prima è la politica di ammortamento assolutamente insufficiente fin qui attuata dalla grande maggioranza degli enti locali. Molti Municipi, con il consenso distratto dei Consigli o delle Assemblee comunali, pur di non chiudere in rosso il conto di gestione corrente tengono bassi gli ammortamenti, cioè la parte di spesa corrente che serve a finanziare le opere pubbliche (investimenti). È un abbellimento contabile che illude i Comuni di poter sostenere un volume di investimenti in realtà non sostenibile a parità di entrate. Lo stesso errore fu compituo dal Cantone negli anni Settanta e portò alla crisi finanziaria e al sovraindebitamento a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta.Le resistenze di molti amministratori locali verso una politica di ammortamento più adeguata sono umanamente comprensibili: per aumentare gli ammortamenti occorre limitare le uscite correnti o aumentare il moltiplicatore; per evitare di aumentarli occorre ridurre il volume degli investimenti. Sono scelte altamente impopolari. I municipali vogliono far vedere alla cittadinanza che realizzano opere e distribuiscono servizi per il bene della comunità. Aumentare invece la spesa per gli ammortamenti, con l?obiettivo di ridurre più in fretta a medio termine il debito pubblico, è una scelta che non dà alcuna visibilità. Questo spiega perché i Comuni hanno tendenzialmente un indebitamento superiore a quello del Cantone (il quale non ha - fortunatamente - il moltiplicatore d?imposta).Più che opportuna è stata quindi la revisione della Legge organica comunale che impone di elevare il tasso medio di ammortamento, anche se purtroppo si è già fatta parziale retromarcia. In fondo manca solo questo tassello per poter definire la politica finanziaria dei Comuni una politica virtuosa, merce che di questi tempi è alquanto rara.