Lo scudo sta diventando una realtà

Il voto del Parlamento italiano forse entro fine estate
Red. Online
23.07.2009 05:00

di MARCO BERNASCONI e DONATELLA FERRARI - Con una procedura rapidissima la Commissione Bilancio e Finanze della Camera italiana ha concluso l?esame dell?emendamento che istituisce lo scudo fiscale-ter ,attraverso l?approvazione di un nuovo articolo 13bis. La prima tappa del processo di approvazione è quindi stata adempiuta e il voto definitivo del Parlamento italiano su questa nuova misura di amnistia potrebbe concludersi anche prima della fine delle vacanze estive. È quindi molto probabile che i contribuenti residenti in Italia possano aderire allo scudo fiscale, al fine di regolarizzare la loro situazione, nel periodo compreso tra il 15 settembre 2009 e il 15 aprile 2010. Ma che cos?è lo scudo, quale finalità si propone, cosa costa e quale occasione costituisce per i contribuenti residenti in Italia che non hanno dichiarato le loro attività finanziarie e patrimoniali collocate all?estero? Sulla base di questo ordinamento legale, che ancora non è stato approvato in via definitiva, si potranno dichiarare, con l?obbligo di rimpatrio a seconda dei casi, le attività finanziare e patrimoniali che il contribuente residente in Italia deteneva all?estero al 31 dicembre 2008 o prima di questa data, senza averle rese note al fisco italiano. Più precisamente viene sanata la mancata indicazione nel quadro RW, che è parte del modello di dichiarazione fiscale, dei capitali e delle attività finanziarie detenute all?estero e l?omessa dichiarazione così come la dichiarazione infedele dei redditi imponibili in Italia nei periodi non ancora prescritti.L?«imposta straordinaria» per usufruire dello scudo è del 5%. Viene calcolata su un rendimento presunto del 2% per i 5 anni precedenti il rimpatrio o la regolarizzazione con un?aliquota sintetica del 50% per anno, comprensiva di interessi e sanzioni e senza il diritto allo scomputo di eventuali ritenute o crediti.Quindi siccome il 2% per 5 anni corrisponde al 10% e la metà deve essere versata allo Stato, l?imposta è pari al 50% di 10 ossia del 5%.Un ulteriore vantaggio del provvedimento che sta per essere adottato dal Parlamento italiano è quello di poter avvalersi dello scudo senza l?obbligo di rendere nota al fisco italiano la propria identità. Quindi con la copertura dell?anonimato e con il pagamento di una tassa del 5% si possono sbiancare capitali neri e i relativi proventi non dichiarati, conseguiti negli anni che ancora non sono prescritti.A queste condizioni il condono parrebbe avere tutte le condizioni per conseguire un successo rilevante. Tuttavia un freno potrebbe essere costituito dall?obbligo del rimpatrio dei capitali. Questa disposizione prevede un?applicazione differenziata a seconda degli Stati in cui sono detenuti i capitali neri da parte dei residenti in Italia. Quando il deposito è collocato in uno Stato UE vi è la possibilità della regolarizzazione e viene a cadere la necessità di rimpatriare i capitali. La stessa disposizione è applicabile ai Paesi che pur non facendo parte dell?UE, rientrano nello Spazio Economico Europeo (SEE) e assicurano all?Italia uno scambio di informazioni conforme allo standard del Modello dell?OCSE. Paesi come Liechtenstein e Andorra, che fanno parte dello SEE, nel caso in cui estendessero lo scambio di informazioni a favore dell?Italia, sarebbero quindi equiparati, per quanto riguarda questa normativa, agli Stati che appartengono all?UE. La Svizzera tuttavia, siccome non è un Paese UE e non fa parte dello SEE, anche nel caso in cui negoziasse con l?Italia uno scambio di informazioni conforme allo standard dell?OCSE, non potrà in alcun caso essere considerata alla stessa stregua degli Stati indicati sopra. Questo significa che i residenti in Italia, nel caso in cui volessero scudare i capitali detenuti in Svizzera, sono obbligati non soltanto a dichiararli ma a trasferirli in Italia. L?obbligo del rimpatrio potrebbe indurre molti contribuenti a riflettere sull?opportunità di far rientrare i propri capitali in un Paese dalle condizioni politiche, sociali ed economiche molto problematiche. Tuttavia al di là di queste perplessità, i contribuenti italiani potrebbero comunque scegliere di scudare in considerazione sia del recente inasprimento delle sanzioni previste dal Decreto legge del primo luglio di quest?anno, sia della probabile estensione dello scambio di informazioni tra Svizzera e Italia. In tal caso il fenomeno del rimpatrio potrebbe causare un importante deflusso di denaro dalle banche svizzere, e soprattutto da quelle ticinesi, verso l?Italia.

Marco Bernasconi, Professore SUPSIDonatella Ferrari, Docente SUPSI