Mancheranno molti posti di lavoro

Ticino: forte aumento della disoccupazione in giugno
Fabio Pontiggia
Fabio Pontiggia
22.07.2009 05:01

di FABIO PONTIGGIA - In periodo di vacanze non è bello parlare dei problemi causati dalla crisi economica. Tuttavia, nemmeno in questi frangenti si può far finta di non vedere i pessimi segnali che giungono dal paese che lavora e produce. Nelle ultime settimane se ne sono accavallati fin troppi: dalla contrazione del mercato immobiliare alle preoccupazioni del ramo della costruzione; dal crollo delle esportazioni alla flessione nella vendita di automobili; dalle serie difficoltà del turismo al primo raffreddore della vendita al dettaglio. Sullo sfondo, da parecchi mesi, i problemi delle banche e della piazza finanziaria, che dovranno afffrontare prossimamente anche il terzo scudo fiscale italiano.Il segnale più negativo – che è la conseguenza diretta di tutte queste tendenze al ribasso – è giunto dal mercato del lavoro. In Ticino, durante il mese di giugno – che generalmente non è un mese sfavorevole – la disoccupazione è aumentata sia rispetto al mese precedente (+1,1%), sia soprattutto – ed è il dato che conta – rispetto allo stesso mese del 2008. In un anno l?incremento è stato ragguardevole: +27,8%, ossia 1.444 disoccupati in più. Il tasso di disoccupazione (che è la quota delle persone senza lavoro rispetto alla popolazione attiva) è passato dal 3,5% al 4,5%.Questa evoluzione lascia presagire un autunno e un inverno veramente disastrosi per il mercato del lavoro ticinese. Per fattori stagionali, già nei mesi di luglio, agosto e settembre, ogni anno, la disoccupazione inizia ad aumentare leggermente. Poi, da ottobre vi è il forte balzo causato dalla fine della stagione turistica. Quest?anno, agli abituali fattori stagionali, si aggiungeranno gli effetti della pesante recessione. Nel 2009 il Prodotto interno lordo ticinese dovrebbe diminuire del 2,6% in termini reali secondo le stime aggiornate del BAK di Basilea, una contrazione annua che non si registra nel nostro cantone dalla metà degli anni Settanta. In quale misura questa decrescita si ripercuoterà sui posti di lavoro esistenti è difficile dire: sarà comunque, e purtroppo, un salasso.Il Ticino rischia quindi di perdere in poco tempo buona parte dei posti di lavoro creati negli ultimi dieci anni. Nel 1998 gli impieghi erano scesi a 151 mila in totale nei settori secondario e terziario, con una perdita di quasi ventimila unità dal 1991. Era stata, quella, la drammatica crisi del lavoro della prima parte degli anni Novanta. Tra il 1998 e il 2008 vi è stato il rilancio, pur inframmezzato dalla breve recessione del 2002-2003: i posti di lavoro sono infatti aumentati da 151 mila a 174 mila, con un incremento di 23 mila unità.Quanti ne cancellerà la recessione causata dai disastri verificatisi nel sistema finanziario internazionale? Parlare di emergenza occupazionale in Ticino, quando la portata della crisi non è ancora del tutto percepita, può sembrare espressione di un catastrofismo fuori luogo. Ma la realtà dei dati economici parla un linguaggio fin troppo chiaro.In questa prospettiva è sbagliato, profondamente sbagliato, attuare provvedimenti di politica finanziaria che tolgono reddito e risorse alle persone e alle imprese, a maggior ragione se i conti pubblici chiudono in attivo, come dimostrano i consuntivi 2007 e 2008 del Cantone e della maggior parte dei Comuni. Su chi abita e lavora in Ticino peseranno negativamente le misure di riequilibrio finanziario adottate con il Preventivo 2009. Il Governo ha avuto il buon senso di ritirarne una (l?iniqua e giuridicamente insostenibile tassa sulla morte dei cani), alla luce delle numerose proteste dei proprietari. Dovrebbe fare altrettanto con gli altri aumenti di balzelli causali varati con la manovra dell?anno scorso e proporre al loro posto una diminuzione delle imposte a beneficio delle persone fisiche, che in autunno molto probabilmente bocceranno in votazione popolare il minuscolo e inutile sgravio per le imprese. Occorre favorire, non ostacolare, il lavoro in un periodo molto difficile come questo.