I personaggi

Due corridori di montagna «quasi per caso»

Delo e Hassan, alias di Roberto Delorenzi e Elhousine Elazzaoui: oggi campioni in Ticino nella disciplina che li porta su e giù per le cime più famose del mondo
Elhoussine Elazzaoui e Roberto Delorenzi; sullo sfondo, corsa di montagna in un'immagine d'archivio
Jona Mantovan
27.07.2023 13:41

Due corridori di montagna. Quasi per caso. Non due corridori qualsiasi, ma due campioni. Con base in Ticino, ma che salgono e scendono per le montagne più famose al mondo, almeno nella loro disciplina. Sono Roberto Delorenzi, per gli amici «Delo», ed Elhousine Elazzaoui, o più semplicemente Hassan. Anche se suonerebbe meglio la combinazione «Elo e Delo», ma tant'è. Un ticinese e un marocchino. Il primo cresciuto a pane e montagne, il secondo abituato a trottare tra le dune dei deserti. E nessuno dei due avrebbe mai immaginato che, un giorno, la corsa sarebbe diventata la loro professione. Fortuna ha voluto che il caso, o chiamatelo destino, ci abbia visto giusto e li abbia portati là dove poi sono arrivati oggi. Con tanto sudore, tanti sforzi, tanta fatica. Entrambi sono appena tornati dalla prova delle Dolomiti, fra l'altro. Una sfida che fa parte della serie Golden Trail mondiale e la cui prossima tappa si svolgerà il 12 agosto proprio in Svizzera, con la Sierre-Zinal. Insomma, nemmeno il tempo di gustarsi il gran risultato conquistato su suolo italiano – primo Elazzaoui, secondo Delorenzi – che si riparte per la prossima avventura. Ma che faranno, i due? Dove saranno? «Sono alla mia base, la capanna di Brogoldone, in cima alla Valle di Lumino» risponde un sorridente Elazzaoui in collegamento. «Sono qui con alcuni amici, do una mano in cucina e poi ci alleniamo» dice il 31.enne esprimendosi in un italiano dall'accento vagamente francese. «Mi trovo a Davos, con la nazionale svizzera di corsa di montagna» spiega Delorenzi, in collegamento pure lui. «Sarò qui fino a venerdì. Facciamo un po' di altitudine e di allenamenti in gruppo» aggiunge il neo 26.enne che normalmente abita a Sigirino (Monteceneri).

Elhousine, ma come inizia la storia? «Provengo dal deserto del Marocco, sono di una famiglia berbera. La nostra attività, come molte delle famiglie lì, era organizzare escursioni tra le dune con i cammelli. Quel lavoro è una corsa continua. Non sembra, ma c'è tanto: organizzazione, logistica, recuperare i cammelli e riportarli indietro, non si sta mai fermi. È proprio con questa azienda di famiglia che ho conosciuto molti svizzeri e una persona in particolare, che mi ha dato tanto coraggio e mi ha convinto a gareggiare in Svizzera». 

Dall'altra parte delle montagne, ma in tempo reale, anche Delorenzi condivide la storia, e la magia, dei suoi primi passi: «I nostri genitori ci portavano sempre in montagna. Io e mio fratello, Marco, siamo cresciuti così. Siamo sempre stati nella natura e ci è sempre piaciuto. Ma nessuno pensava che io avrei praticato questa disciplina così frenetica a livello agonistico. Per noi, all'epoca, era solo andare in montagna, godersi il momento, la natura...». 

«Molti corridori professionisti mi hanno poi sostenuto nel percorrere questa via», dice Elazzaoui. E poi arrivano le gare. Le prime. «La mia prima è stato lo Scenic Trail in Capriasca. Ero arrivato secondo. Ma non avevo nessuna esperienza. Non avevo le scarpe adatte, è stata proprio dura! Non avevo nemmeno l'attrezzatura ideale. Però ero arrivato secondo». Dal deserto alla montagna il cambiamento è stato notevole. Soprattutto in discesa, quando le scarpe rivelano più di altri momenti la loro inadeguatezza. Alla fine, però, il podio era suo.

Ho fatto una prima gara al Nara... ma così, senza pensarci troppo. Non avevo un piano di corse o un programma di allenamento. Mi ero semplicemente iscritto
Roberto Delorenzi, 26 anni, corridore di montagna

Le prime gare

«Avevo 13 anni ed era il 2010» premette Delorenzi. «Ho fatto una prima gara al Nara ma così, senza pensarci troppo. Non avevo un piano di corse o un programma di allenamento. Mi ero semplicemente iscritto». Molti atleti della corsa di montagna, poi, hanno alle spalle la disciplina dell'atletica leggera. Ma non Roberto «No, macché. Giocavo a calcio o tennistavolo che non c'entrano nulla con la corsa di montagna» racconta il giovane che pratica l'attività a livello professionistico da circa un anno e mezzo. 

Da lì, è tutto un turbinio di corse. «Eh, ne ho fatte davvero tante, mamma mia» esclama il marocchino. Anche il ticinese non scherza. «Saranno un venticinque-trenta all'anno». 

Mi piace la natura... e mi piace correre. Ho trovato che la montagna è importante per le persone. La natura mi dà tante energie. Mi sono innamorato della natura!
Elhousine Elazzaoui, 31 anni, corridore di montagna

In mezzo alla natura

Entrambi sono coscienti del fatto che a molte persone il loro dono ricordi più a una stranezza. L'attività è estrema. E pericolosa, anche. Si deve spingere a qualsiasi quota e su sentieri spesso e volentieri impervi. Che siano sassi, foglie, rami o radici. Si deve andare. In salita e in discesa. Scalini, tratti scoscesi, terrazzini naturali. A tutta velocità, un passo dopo l'altro, cercando di superare gli avversari. Senza mai voltarsi e, possibilmente, senza mai cadere. 

«Mi piace la natura» dice Elazzaoui. «Mi piace correre. Ho trovato che la montagna è importante per le persone. La natura mi dà tante energie. Mi sono innamorato della natura» esclama muovendo le mani. Anche Delorenzi vede questi aspetti: «Allenarsi con gli amici, condividere bei momenti insieme. Pure stando da soli, quando mi alleno per conto mio tra i sentieri e lontano da tutto. Da sempre mi piace anche staccare in questo modo».

Elazzaoui non può trattenere la riconoscenza verso la terra che l'ha adottato dal punto di vista sportivo. «Capita che, a volte, le persone mi riconoscano. Per esempio ero andato a Mendrisio in treno e gli agenti della pattuglia di frontiera mi avevano salutato: corridore, come va? È stato un momento incredibile anche per me. Qualcosa di molto importante».

Un risultato che fai bene, una posizione che sogni magari da anni... quando riesci a raggiungerlo è qualcosa di davvero speciale. Che ti fa davvero contento
Roberto Delorenzi

Traguardi sognati

E poi ci sono tutte le emozioni. «Quanto ti prepari bene, quando riesci a raggiungere gli obiettivi per i quali hai lavorato» dice Delo. Gli occhi di Delorenzi vagano ricordando tutte le vittorie e gli innumerevoli traguardi raggiunti. «Magari non durante la gara perché fai talmente tanta fatica e sei concentrato su di te, sugli avversari, però te ne rendi conto dopo. Ci pensi e ti dici: cavolo, però ho dato una bella prestazione». 

E conclude: «Un risultato che fai bene, una posizione che sogni magari da anni, beh, quando riesci a raggiungerlo è qualcosa di davvero speciale. Che ti fa davvero contento».

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