Icone

Fenomenologia di Taylor Swift

Per Time è la «Persona dell’anno» – Ha battuto Vladimir Putin, Xi Jinping e Barbie – La motivazione: «Abbiamo scelto la gioia» – Ma com’è possibile che una popstar sia così centrale nelle discussioni pubbliche? Ne parliamo con l’esperto Massimiliano Panarari
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Paolo Galli
06.12.2023 18:00

«Scegliere la “Persona dell’anno”, qualcuno che rappresenti gli otto miliardi di persone del pianeta, non è compito facile, soprattutto in questo momento. Abbiamo scelto la gioia, qualcuno che nel 2023 ha portato la luce nel mondo». Taylor Swift è stata quindi scelta da Time quale «Persona dell’anno», preferita ad altri otto finalisti, a Vladimir Putin, a Xi Jinping, a Barbie, a Re Carlo Terzo e a Sam Altman, CEO di OpenAI. Non era mai stata scelta, prima, una personalità proveniente dal mondo dell’intrattenimento. Ma allora che cos’ha di speciale Taylor Swift? Perché fa tanto parlare di sé? Non è un caso se Time l’ha scelta, decretandone il cambio di statuto: da popstar a icona a tutto tondo. Ora è definitivo.

Intercambiabilità tra i settori

Massimiliano Panarari è professore di Sociologia della comunicazione – presso Luiss e Università Mercatorum –, conosce i fenomeni mediatici e sa raccontarli. Ma partiamo dall’inizio: che cosa significa essere eletti «Persona dell’anno»? Una premessa: tornando indietro nel tempo, troviamo i nomi di Zelensky (2022), Musk (2021), Thunberg (2019), Trump (2016), Merkel (2015), Papa Francesco (2013) e via fino a Charles Lindbergh (1927), passando attraverso presidenti, regine, Martin Luther King, Gandhi e Hitler. La risposta del professore: «È un riconoscimento storico. Time sceglie queste personalità tra le celebrità in un campo molto ampio, in un’accezione tipicamente statunitense. Perciò chiunque si distingua all’interno della vita pubblica, in uno dei settori che contraddistinguono il dibattito e la discussione dell’opinione pubblica americana, può diventare per l’appunto la personalità dell’anno. Ricordiamolo: gli Stati Uniti sono, per eccellenza, il Paese dell’opinione pubblica di massa. E in questa società esiste quindi un’intercambiabilità tra i settori. Che cosa significa? Che una grande star dello show business può essere significativa quanto il politico di turno».

L’iconizzazione delle figure dello spettacolo non è, in assoluto, una novità. Ma è vero che era da molto tempo che una figura simile non si imponeva in maniera tanto significativa
Massimiliano Panarari, professore di Sociologia della comunicazione presso Luiss e Università Mercatorum

I messaggi «politici»

Al netto di Time, ora – anche se va ribadito come Swift sia stata la prima personalità dello spettacolo a essere scelta in questo ambito –, è evidente che, a 33 anni, è nel pieno di una transizione. «Sembrerebbe di sì», conferma Panarari. «L’iconizzazione delle figure dello spettacolo non è, in assoluto, una novità. Ma è vero che era da molto tempo che una figura simile non si imponeva in maniera tanto significativa. Come sempre, per spiegare questi fenomeni, bisogna passare da una molteplicità di fattori. Taylor Swift intanto è “numeri”, ovvero una quantità impressionante di copie vendute dei suoi album. E poi è una figura che riesce a incidere, come poche altre, in questa precisa fase storica di grande discussione attorno alla questione dei diritti femminili, al ruolo della donna nella società, al riequilibrio tra i generi e tra i ruoli, alla parità. E quindi si tratta di una personalità che incide, e molto, come esempio rispetto alle giovani statunitensi in una chiave che potremmo dire di affermazione di protagonismo femminile. Un terzo elemento riguarda i riconoscimenti ottenuti all’interno del mondo dell’intrattenimento, anche grazie alla sua versatilità dal punto di vista della prestazione artistica. Insomma, ci sono molti fattori. Come i guadagni. Già nel 2016 era risultata la star più pagata al mondo: un elemento interessante, specie negli Stati Uniti, sempre nell’ambito dell’affermazione femminile».

Taylor Swift si sta rivelando, insomma, personaggio politico, anche senza per forza essere messaggera diretta di significati politici. È un aspetto interessante, anche perché parte dall’America ma si fa globale. Icona politica senza essere politica. «Be’, è un aspetto che ha a che fare questa fase storica. È una super popstar, è una business woman, ha un patrimonio impressionante, ma è anche protagonista della vita pubblica senza essere direttamente parte della vita politica del Paese. I suoi messaggi però hanno a che fare con i diritti civili, con il femminismo, con un’idea statunitense che non è partitica, o di campo, ma che è rappresentata dalla capacità di incidere sulla società attraverso messaggi che sono politici at large, in senso lato».

Lo spirito del tempo

In questi casi si cita spesso lo Zeitgeist, lo spirito del tempo. Taylor Swift lo rappresenta, oggi, come nessun altro. C’è anche questo nella copertina e nella scelta di Time. «In effetti parliamo di un riconoscimento complesso, articolato, che premia una carriera in corsa. Nel caso di Taylor Swift possiamo dire che è un pezzo di storytelling contemporaneo. C’è, certo, un elemento di casualità, nell’essere nel momento giusto al posto giusto, e diventare così l’icona che racconta lo spirito del tempo». Una casualità che è difficile costruire (per rispondere a chi teme possa essere un personaggio di plastica). «È difficile pianificare tutto questo. Sono come frecce che vanno a segno, tutte, una dopo l’altra. C’è una componente di casualità nell’incarnare lo spirito del tempo: vari fattori che riescono a intersecarsi», conclude Panarari. «Siamo in una fase in cui il mondo dell’intrattenimento lancia segnali politici in quell’accezione americana dell’opinione pubblica. È proprio in questo senso che Taylor Swift incarna questa figura, questa figura femminile che sa essere protagonista del suo tempo».

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