Il caso

Il turismo delle mostre in Ticino penalizzato dallo stop di AlpTransit

Il segnale d’allarme lanciato dal direttore del MASI: «Riduzione significativa degli arrivi del pubblico proveniente dai cantoni di lingua tedesca» - Anche a Bellinzona dati negativi
© CDT/Gabriele Putzu
Dario Campione
11.12.2023 06:00

La chiusura del tunnel di base del San Gottardo al traffico ferroviario dei passeggeri ha colpito duramente il turismo culturale “mordi e fuggi”, che in Ticino parla quasi esclusivamente tedesco. Sono state le stesse Ferrovie svizzere ad ammettere, pochi giorni fa, un calo del 30% nella vendita di biglietti: una statistica che non dettaglia il peso delle “giornaliere”, ma che conferma, comunque, in modo inequivocabile, i riflessi negativi dell’allungamento del tempo di viaggio di oltre un’ora.

Il primo a lanciare un chiaro segnale di allarme è stato Tobia Bezzola, direttore del Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI): «Sei ore di viaggio in treno invece di 4, o meno di 4, sono una bella differenza. Incidono, e parecchio, sul cosiddetto tagestourismus, il viaggio breve di chi programma una gita, un’escursione, il pranzo e magari la visita di una mostra in una sola giornata. I nostri dati sono chiari: constatiamo una diminuzione significativa degli arrivi dal Nord del Paese».

Almeno metà del pubblico del MASI giunge dalla Svizzera interna. Anche per questo, l’offerta è spesso orientata in quella direzione. «In questo momento - dice ancora Bezzola - abbiamo in cartellone due mostre mirate a un pubblico della Svizzera interna: i capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich e le opere di Thomas Huber sul Lago Maggiore. Ci aspettavamo molti più visitatori, i quali però non sono arrivati, evidentemente scoraggiati da un tragitto che si è fatto più lungo. Per noi, lo ripeto, è un grave problema: la statistica del MASI ci dice che il bacino della Svizzera interna vale attorno al 50%. Dal Ticino arriva un 30% di pubblico, e il resto dall’Italia e da altri Paesi. Che le cose siano cambiate dopo la chiusura del traforo - conclude Bezzola - lo percepiamo anche nelle attività quotidiane: sono infatti calati pure i visitatori professionali, che per noi sono molto importanti, e persino i giornalisti». La riapertura parziale del tunnel nei weekend di dicembre, auspica il direttore del MASI, potrà sicuramente aiutare, ma la prospettiva rimane difficile. In particolare, se lo sguardo punta alla primavera e all’estate 2024.

Lavori in corso

Anche Carole Haensler, direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, prefigura una possibile diminuzione dei visitatori il prossimo anno.

«Se non fossimo stati chiusi per i lavori di manutenzione dell’edificio, l’interruzione del tunnel ferroviario avrebbe avuto certamente un impatto pure sulla nostra biglietteria - dice Haensler al CdT - gli svizzeri tedeschi rappresentano fra il 20 e il 30% del pubblico di Villa dei Cedri». Facendo una riflessione in senso inverso, la direttrice del Museo bellinzonese ricorda che dopo l’apertura del tunnel di base, nel 2017, l’afflusso di visitatori dai più importanti cantoni di lingua tedesca e dai cantoni romandi «era nettamente cresciuto. Penso quindi che adesso un impatto negativo ci sarà, lo verificheremo a primavera. Ma ho pochi dubbi in proposito, anche perché ho toccato con mano il rallentamento dell’operatività degli addetti ai lavori: pure noi tendiamo a fare a meno degli appuntamenti a Zurigo, proprio per il minore tempo disponibile».

Il segno meno

Se Villa dei Cedri guarda al 2024 consapevole del fatto che i turisti giornalieri potrebbero essere in forte calo, altri due importanti musei bellinzonesi fanno già i conti con una situazione complicata. I dati di Castelgrande e Montebello sono piuttosto chiari: rispetto al 2022, il primo ha registrato un -3% a settembre e un -23% a ottobre; il secondo, invece, ha fatto segnare un -10% a settembre e, addirittura, un -27% a ottobre. Secondo Juri Clericetti, direttore generale dell’Organizzazione Turistica Regionale Bellinzonese e Alto Ticino, «è del tutto evidente come il turismo quotidiano da Zurigo sia calato all’incirca del 30%. Non sono soltanto i musei a soffrirne - dice Clericetti al CdT - il discorso ha una valenza più generale. Ha perso pubblico giornaliero anche il mercato di Bellinzona e sono diminuiti pure i pernottamenti».

Nello specifico del turismo culturale, Clericetti osserva che «la diminuzione più marcata dei visitatori c’è stata a ottobre, meno invece in settembre quando il tunnel era comunque già chiuso. Non è detto, quindi, che il trend sia legato esclusivamente all’interruzione dei collegamenti passeggeri di AlpTransit».

Gli altri distretti

Non tutto il Ticino delle mostre, però, sembra soffrire in modo così evidente dei guai scatenati dall’incidente di agosto nella galleria ferroviaria del San Gottardo. Nel Mendrisiotto, ad esempio, non sono stati registrati cali significativi di presenze provenienti da Nord: sia il Museo d’Arte sia il Museo Vincenzo Vela hanno confermato al CdT una situazione di sostanziale normalità. Lo stesso si può dire del Museo delle Culture di Lugano, dove il direttore Francesco Paolo Campione parla di un «leggero calo dell’affluenza dovuto soprattutto alla fine della sbornia post-COVID. Nel 2022 abbiamo avuto un boom di visitatori, in parte rientrato quest’anno quando le persone sono tornate a modelli di comportamento abituali». Peraltro, il pubblico del MUSEC di Lugano, diversamente da quello del MASI, ha provenienze diverse: un terzo dall’Italia, un terzo dal Ticino e un terzo dagli altri Paesi.

Anche nel Locarnese, infine, le previsioni sono discordanti. Se alla Pinacoteca Casa Rusca, dove da poco è subentrato un nuovo direttore, il timore di qualche contraccolpo è presente, anche per il fatto che buona parte del pubblico del museo proviene proprio dalla Svizzera tedesca, alla Fondazione Ghisla si guarda al 2024 con meno preoccupazione. «Il 90% dei nostri visitatori arriva dal Nord Europa - dice al Corriere del Ticino il direttore, Boris Croce - ma non abbiamo avuto cali di presenze. In realtà, incide molto di più il bel tempo che il treno. Forse perché in tanti giungono in città utilizzando la vecchia tratta panoramica, il cui fascino è intramontabile».

In questo articolo: