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Berlusconi santo subito

In un mondo in cui tutto va veloce, è veloce anche la nostalgia – A nemmeno un anno dalla morte del politico e imprenditore, spopola su Netflix la docuserie dedicata al suo percorso
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Stefano Olivari
01.05.2024 06:00

A nemmeno un anno dalla morte, avvenuta il 12 giugno del 2023, Silvio Berlusconi è diventato un santo: per i milioni di ammiratori lo era già, la novità è che la percezione dell’italiano più iconico del dopoguerra è ormai cambiata presso gli avversari e gli indifferenti. E non a caso Il giovane Berlusconi, è al numero uno programmi più visti su Netflix in questi giorni, ha intercettato la tendenza: in un mondo in cui tutto va veloce è veloce anche la nostalgia. E siamo soltanto all’inizio. Il paradosso è che con Berlusconi in vita, quindi ancora con il potere di determinare carriere politiche e fortune finanziarie, la fiction e la narrazione su di lui era ipercritica.

Il caimano

I riferimenti cinematografici e televisivi a Berlusconi sono innumerevoli, spesso in chiave satirica, ma il primo vero film su di lui è questo di Nanni Moretti, uscito il 24 marzo 2006 con un Berlusconi già settantenne ma ancora Presidente del Consiglio. Di lì a poco si sarebbe votato e sarebbe tornato premier Romano Prodi, al quale nel 2008 sarebbe succeduto proprio Berlusconi: difficile che un film influenzi un voto politico, anche se alla gente di cinema piace pensarlo, ma certo è che il più critico dei film su Berlusconi è uscito con lui al massimo del potere fra politica, Mediaset, Milan e tutto il resto. Un discreto (ventesimo del 2008 in Italia) successo nelle sale, nonostante miliardi di articoli pro o contro. A un primo livello il tema del film è, curiosamente, la difficoltà del girare un film su Berlusconi. Ad un secondo invece è una rappresentazione del berlusconismo, cioè di una sorta di culto della personalità. Scena più famosa quella in cui un Berlusconi (qui interpretato da Elio De Capitani) viene acclamato dalla folla uscendo dal tribunale che lo ha condannato, con il senno di poi più Trump che una situazione italiana. In ogni caso il film è stato visto più volte anche in televisione fra Rai 3, La 7 e Sky. Certo non lo vedremo mai su Canale 5…

Videocracy

Anche questo film-documentario del 2009, girato da Erik Gandini, è più il racconto del berlusconismo che di Berlusconi stesso. È l’Italia di Lele Mora e di Fabrizio Corona, evoluzione di quella del Canale 5 degli anni Ottanta. Un’Italia con i social network ancora agli albori ma comunque basata sull’immagine, sull’inseguimento dei beni materiali (come se quella di prima fosse più nobile) e su un presunto sfruttamento del corpo delle donne. Questo film, diversamente dal Caimano, non avrà tanti passaggi televisivi, anzi dopo qualche passaggio su La7 e su Sky è quasi scomparso. Non che i documentari su Berlusconi manchino, ma questo ha il merito di sottolineare caratteri eterni degli italiani, poi sfruttati commercialmente e politicamente.

Loro

I telespettatori italiani non hanno di sicuro mai visto Loro, il film in due parti (Loro 1 e Loro 2) di Paolo Sorrentino uscito al cinema nel 2018, con la stella politica di Berlusconi già in declino da anni. Non lo hanno visto per un motivo molto semplice: i diritti televisivi del film sono di proprietà di Mediaset, che di fatto ha deciso di tenerli in soffitta senza bisogno di troppe spiegazioni. Così era con Berlusconi vivo, così è anche con il figlio Pier Silvio al potere. Eppure quello del premio Oscar è un film che si presta a varie interpretazioni, il Berlusconi interpretato da Toni Servillo è un uomo fragile, con una moglie (Veronica Lario con il volto di Elena Sofia Ricci) che lo disprezza e continuamente disturbato da cortigiani e approfittatori, o peggio. Certo il Berlusconi sempre ottimista e di successo qui mostra qualche crepa, ma non sembrano motivi sufficienti per oscurare un film. Incredibile in ogni caso che Loro, con il classico grottesco alla Sorrentino, passi come un film maledetto.  

1994

Dell’ascesa politica di Berlusconi si parla nella serie di Sky con protagonista Stefano Accorsi e divisa in tre stagioni, 1992, 1993 e 1994. Ovviamente è l’ultima, vista nel 2019, quella in cui Berlusconi (attore Paolo Pierobon) si inventa leader politico sulle macerie della Prima Repubblica distrutta dalle inchieste su Tangentopoli. Accorsi è Leonardo Notte, dirigente della Fininvest che capisce prima di altri la presa che il personaggio Berlusconi ha sugli italiani, ben oltre le copertine di Sorrisi & Canzoni, i Telegatti e i trofei con il Milan: i tempi per Forza Italia e per trasformare in politica un’onda lunga culturale (frase chiave della serie: “Gli anni Ottanta sono uno stato d’animo”) sono maturi, basta soltanto avere il coraggio per sfruttare l’occasione, salvare le proprie aziende ed entrare nella storia. Non è di sicuro una fiction contro Berlusconi, ma neppure a favore.

Il giovane Berlusconi

Ed arriviamo al documentario in tre parti di Netflix, un lavoro a dir poco agiografico e del tutto privo di una dimensione critica, anche se pieno di interventi interessanti. Del resto quasi tutto ciò che le varie Netflix, Amazon, Sky, Apple, eccetera, chiamano ‘documentario’ è un racconto a senso unico, per tifosi, così come i biopic che tanto vanno di moda al cinema. Il Giovane Berlusconi attraverso tante interviste (bella quella a Carlo Freccero, con l’accostamento a J.R. Ewing) racconta l’uomo e l’imprenditore fino a poco prima della discesa in campo in politica. Un Berlusconi quindi protagonista delle vicende italiane ma lontano dall’essere il leader del governo o dell’opposizione, a seconda dei momenti. Quasi tutte storie già stralette e straascoltate, quelle nel film di Simone Manetti, con i soliti Galliani, Dell’Utri, Confalonieri e così via, ma il clima è cambiato e poi, come ricordava Mike Bongiorno, l’originalità è sopravvalutata perché a cambiare sono gli spettatori. Un Berlusconi positivo e travolgente, che dopo un trentennio di politica e la sua scomparsa è tornato. E non è soltanto una fiction, perché ormai per la sinistra Berlusconi è diventato icona di una destra ‘buona’, qualsiasi cosa voglia dire, mentre i partiti di destra lottano fra di loro per intestarsi la sua eredità, o quanto meno per spartirsi le spoglie di Forza Italia. Da simbolo del male, secondo i nemici con le sue televisioni facilitatore dell’ignoranza degli italiani, a icona quasi condivisa. Citizen Kane, soltanto che lui fa parte delle nostre vite ed in buona misura, partendo con i pomeriggi di Italia 1, le ha anche impostate in un certo modo.