Il caso

I profitti monstre delle compagnie petrolifere, in Europa, nonostante la guerra in Ucraina

Nei due anni successivi all'invasione da parte dell'esercito di Mosca i colossi del settore hanno generato oltre 180 miliardi di euro – C'è chi, ora, chiede che questi guadagni extra vengano tassati
©MAXIM SHIPENKOV
Red. Online
31.10.2025 11:00

I colossi del petrolio non hanno smesso di guadagnare. Peggio, nei due anni successivi all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, nella sola Unione Europea hanno generato profitti per oltre 180 miliardi di euro. È quanto emerge da un'analisi commissionata dall'organizzazione non governativa Transport & Environment (T&E). Organizzazione che, al riguardo, ha lanciato un chiaro appello: i governi dovrebbero tassare in modo strutturale gli extra-profitti e destinare le entrate alla protezione dei nuclei familiari a basso reddito dalle oscillazioni dei prezzi energetici e al finanziamento di alternative più pulite.

Il prezzo dei combustibili fossili, durante periodi di forte tensione geopolitica o guerra, aumenta in maniera rapida, se non repentina. Eppure, i costi di produzione rimangono relativamente stabili. Di conseguenza, i profitti delle compagnie petrolifere e del gas possono aumentare significativamente. Tanto, tantissimo. L'analisi condotta, appunto, rivela che questi colossi hanno generato profitti per oltre 104 miliardi di euro nella sola Unione Europea nel 2022, per un aumento del 45% rispetto all'anno precedente. Nel 2023 i profitti sono diminuiti del 21%, rimanendo però importanti: per intenderci, hanno superato gli 82 miliardi di euro. 

In risposta all'aumento dei prezzi dell'energia a livello globale, scrive T&E, i governi hanno cercato di mitigare l'impatto sui consumatori, economie private e industrie, varando diverse misure: sgravi fiscali ed esenzioni, riassumendo al massimo. Misure che, da un lato, hanno certamente attenuato i prezzi per il consumatore finale ma che, dall'altro, hanno mantenuto alta la domanda di petrolio e gas. Consentendo alle aziende produttrici di riempirsi le tasche. 

T&E, nel commentare i risultati dell'analisi, è categorico: l'UE, politicamente, deve decidere se eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili o imporre tasse sui profitti eccessivi. L'approccio attuale, che prevede il mantenimento di oltre 100 miliardi di euro di sussidi annuali ai combustibili fossili, lasciando cadere nel vuoto la tassa temporanea sui profitti, fa sì che i consumatori si ritrovino a sostenere un doppio onere: i costi dei sussidi e i prezzi, gonfiati, dell'energia.

Antony Froggatt, direttore senior di T&E, ha dichiarato: «Negli ultimi anni le compagnie petrolifere e del gas hanno realizzato ingenti profitti a causa di circostanze che sfuggono completamente al loro controllo. Le misure governative che mantengono alta la domanda di combustibili fossili, come i tagli alle accise sui carburanti in periodi di prezzi elevati, finiscono semplicemente per spostare la ricchezza dalle casse pubbliche alle compagnie private del petrolio e del gas. Non è giusto. L'UE deve tassare i profitti in eccesso delle compagnie petrolifere per ottenere un accordo più equo per i cittadini europei, o porre fine ai sussidi che danneggiano i contribuenti».

Nel 2005, il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) dell'UE aveva introdotto un prezzo di mercato per le emissioni di CO2 provenienti dal settore energetico, dal settore dei trasporti e dal settore industriale. Il sistema aveva spinto l'innovazione e i cambiamenti comportamentali, riducendo le emissioni di gas serra e raccogliendo oltre 230 miliardi di euro. Solo nel 2024, ad esempio, sono stati raccolti quasi 39 miliardi di euro.

A partire dal 2027, l'UE fisserà un prezzo anche per le emissioni prodotte dagli edifici e dal trasporto su strada, con un impatto più diretto sui proprietari di case con riscaldamento a gas, carbone o petrolio e sui conducenti di auto a benzina e diesel. Le compagnie petrolifere, del gas e dell'energia, verosimilmente, trasferiranno questi costi ai consumatori. T&E ha stimato che il sistema ETS2 potrebbe raccogliere quasi 50 miliardi di euro all'anno. T&E, ancora, chiede che questi fondi vengano utilizzati per rendere più accessibili e convenienti le alternative verdi, come i programmi di leasing sociale e i trasporti pubblici, mentre una parte significativa dovrebbe essere restituita ai cittadini sotto forma di dividendo climatico. Secondo T&E, la tassazione dei profitti in eccesso consentirebbe ai governi di disporre di maggiori risorse per aiutare i cittadini nella transizione.

Di nuovo Froggatt: «I governi dovrebbero tassare i progetti relativi ai combustibili fossili e utilizzarli per aiutare i cittadini a passare ad alternative più ecologiche. È probabile che le compagnie petrolifere, del gas e dell'energia scarichino semplicemente i costi dell'ETS2 sui consumatori. Tassare i profitti in eccesso garantirebbe che il denaro torni ai cittadini per finanziare iniziative come i programmi EV da 150 euro al mese e il miglioramento dei trasporti pubblici».