Guerra

Niente rinnovo del passaporto: così l'Ucraina cerca i suoi uomini all'estero

Kiev ha bloccato i servizi di rilascio documenti per gli uomini in età di leva che hanno lasciato il Paese - Non mancano le critiche: «Legge ambigua, ora queste persone cercheranno di ottenere la cittadinanza straniera»
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Michele Montanari
30.04.2024 21:00

Per gli ucraini in età di leva che vivono all’estero lo spettro della guerra si fa sempre più concreto. Le autorità di Kiev hanno infatti approvato, lo scorso 23 aprile, una legge che vieta il rinnovo del passaporto e limita altri servizi consolari agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni che risiedono fuori dai confini. La misura arriva poche settimane prima delle nuove norme fissate per rendere più stringenti le procedure di mobilitazione nel Paese, con le quali si mira ad arruolare ulteriori 500 mila persone nelle forze armate. Le restrizioni sui nuovi passaporti, scrive Meduza, renderanno più semplice il rimpatrio degli ucraini in età di leva che vivono all’estero, alcuni dei quali sono partiti proprio per evitare di combattere. La scorsa settimana la notizia del divieto ha provocato lunghe code nei centri passaporti nelle varie città europee. Le ambasciate e i consolati ucraini all'estero continueranno a rilasciare carte d'identità che consentono ai cittadini ucraini idonei al servizio militare di tornare in patria.

Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha confermato di aver ordinato personalmente il divieto dei servizi consolari per i cittadini aventi diritto alla leva che risiedono fuori dai confini nazionali, spiegando che vivere all’estero «non esenta un cittadino dal suo dovere verso la patria». Il divieto rappresenta dunque «un modo per ripristinare il giusto trattamento degli uomini in età di leva, in Ucraina e all’estero». Kuleba ha aggiunto: «Alcuni uomini combattono e danno la vita per questo governo, mentre altri restano all’estero ma ricevono servizi da quello stesso governo: non è così che funziona». Le nuove restrizioni sui passaporti sono state adottate nell'ambito del recente inasprimento della legge nazionale sulla mobilitazione, che entrerà in vigore il 18 maggio.

Secondo Meduza, gli ucraini che vivono all'estero hanno già segnalato problemi con il servizio passaporti statali, anche prima dell'adozione della nuova legge. Nei centri passaporti di Varsavia e Praga, ad esempio, si sono formate lunghe colonne di persone che speravano di ricevere documenti per viaggi internazionali. E non solo: sui social media sono emerse segnalazioni di scontri scoppiati in alcuni centri passaporti fuori dall'Ucraina.

Il 24 aprile, circa 300 cittadini non sono riusciti a ottenere i documenti in un ufficio passaporti di Varsavia: alcune persone hanno aspettato in fila tutta la notte, riferisce l'Agence France-Presse (AFP), citando uomini che hanno fatto anche centinaia di chilometri per poi vedersi negare il rinnovo del documento. Dopo la Germania, la Polonia è la seconda destinazione più popolare per gli ucraini in fuga, con circa 950 mila persone accolte. Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha definito la misura ucraina «eticamente ambigua», aggiungendo che la Polonia non «prenderà l’iniziativa» sul rimpatrio degli uomini tra i 18 e i 60 anni. Si stima che dei 4,3 milioni di ucraini che hanno lasciato il Paese dopo l’attacco russo circa 860 mila sono uomini in età di leva. 

Secondo alcuni avvocati e attivisti per i diritti umani intervistati da Deutsche Welle, le severe restrizioni potrebbero causare problemi legali alle autorità ucraine. L'attivista per i diritti umani Oleksandr Pavlichenko ritiene che gli ucraini che non vogliono combattere cercheranno di ottenere la cittadinanza o lo status di rifugiato in altri Paesi.

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