L'analisi

Russia-Ucraina, il negoziato serve pure se le parti sembrano non volerlo

L’arrivo degli aiuti americani votati dal Congresso qualche giorno fa potrebbe ristabilire un certo equilibrio tra le forze sul campo – Gli esperti divisi sui possibili sviluppi – Secondo un ex alto dirigente della CIA, «in qualunque scenario il governo di Kiev dovrà cedere terreno»
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Dario Campione
02.05.2024 06:00

«In qualunque scenario, il governo di Kiev dovrà cedere territorio». George Beebe, per anni a capo del team di analisi russa della CIA e attuale direttore del Quincy Institute for Responsible Statecraft di Washington, non ha dubbi: la guerra in Ucraina finirà con un ridisegno dei confini dell’Europa centrale.

In un lungo rapporto scritto con Anatol Lieven e intitolato significativamente La via diplomatica per un’Ucraina sicura, Beebe spiega come «la migliore speranza dell’Ucraina risieda in una soluzione negoziata che protegga la sua sicurezza, riduca al minimo i rischi di nuovi attacchi o escalation e promuova una più ampia stabilità in Europa e nel mondo. Combinando gli aiuti difensivi all’Ucraina con una vigorosa offensiva diplomatica, gli Stati Uniti potrebbero garantire l’indipendenza per la stragrande maggioranza dell’Ucraina, fornire un percorso praticabile verso la sua prosperità e mitigare i pericoli di un confronto a lungo termine con la Russia in Europa. Non si tratterebbe di una vittoria completa, ma si tratterebbe comunque di un risultato monumentale».

Tra gli analisti, la posizione di Beebe e Lieven è considerata come «realista». Praticabile. Sebbene tutt’altro che semplice. Ma nella palla di vetro in cui si scruta il futuro dell’Europa centrale, altri scenari appaiono possibili.

Gli esperti dell’Institute for the Study of War (ISW), il centro di ricerca americano neoconservatore che monitora quotidianamente il conflitto in Ucraina, ritengono ad esempio che Vladimir Putin stia perseguendo obiettivi «massimalisti», ovvero la «piena capitolazione ucraina e occidentale». In un post sul blog del Royal United Services Institute, anche Oleksandr Danylyuk, ex consigliere capo del ministro della Difesa ucraino, ha scritto che la distruzione totale dell’Ucraina è l’obiettivo principale della Russia: «Putin vuole cancellare l’Ucraina come Stato indipendente e gli ucraini come popolo».

Pochi, quasi nessuno allo stato attuale, pensano invece che l’Ucraina possa vincere la guerra e spostare le lancette della storia al febbraio 2022, né tantomeno al febbraio 2014, prima cioè che soldati senza insegne entrassero in Crimea in nome e per conto del Cremlino. La ferma volontà del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di non accettare altra soluzione che il ritiro incondizionato delle truppe russe, in questo senso, viene giudicata semplicemente come declaratoria.

L’ammissione di difficoltà

L’ipotesi di un lungo (o lunghissimo) conflitto di logoramento, senza vincitori né vinti, spaventa tutti. A cominciare, ovviamente, dalla stessa Ucraina. Tre giorni fa, il generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze armate di Kiev, non ha esitato a fotografare una realtà sempre più difficile sul terreno. «La situazione in prima linea è peggiorata - ha detto Syrsky parlando ai giornalisti - la Russia sta attaccando lungo tutto il perimetro del fronte in modo continuo e con successo».

L’esercito di Kiev si è ritirato a ovest di Berdychiv, Semenivka e Novomykhailivka ed è in difficoltà anche lungo le direttrici di Pokrovsky e Kurakhiv. Nella direzione di Kramatorsk, i punti più caldi sono Ivanivske e Chasiv Yar; i reparti di Mosca stanno tentando di riconquistare anche Klishchiivka e di sviluppare un’ampia offensiva a ovest di Avdiyivka e Maryinka. «Le unità delle forze di difesa, salvando le vite dei nostri soldati, si sono spostate verso nuove posizioni a ovest di Berdychiv, Semenivka e Novomykhailivka», ha ammesso Sirskyi.

Vero è che i nuovi aiuti americani potrebbero cambiare le cose. I 61 miliardi di dollari approvati dal Congresso USA sono più di quanto il governo Biden aveva stanziato in due anni e corrispondono quasi all’intero budget che l’Unione europea ha messo sul tavolo fin qui per sostenere militarmente Zelensky. Questi aiuti potrebbero causare seri grattacapi a Mosca. Non è un caso che il Cremlino, negli ultimi giorni, abbia iniziato a colpire pesantemente le infrastrutture ferroviarie, le stesse che finora - salvo la carneficina dell’aprile 2022 alla stazione di Kramatorsk, nel Donbass - erano state tutto sommato risparmiate. Il Cremlino ha dato l’ordine di bombardare i convogli che dalle regioni occidentali trasportano le armi al fronte: è su rotaia, infatti, che si muovono le nuove (e le vecchie) forniture, e sono proprio i treni che hanno permesso alla logistica ucraina di non collassare.

Il duplice obiettivo USA

L’obiettivo perseguito dagli americani con gli aiuti è duplice: riequilibrare le forze in campo e logorare il più possibile la macchina da guerra di Putin per arrivare, in un prossimo futuro, a un negoziato su posizioni più vantaggiose per Zelensky e indirettamente per la NATO. La questione, ovviamente, è quando e a quali condizioni possano aver luogo questi negoziati e se sia davvero possibile porre fine definitivamente a una guerra il cui esito rimane del tutto incerto. Nelle intenzioni degli organizzatori, la Conferenza del Bürgenstock, in programma il 15 e 16 giugno prossimi, nonostante l’annunciata assenza di Mosca, dovrebbe servire a questo: ad arare il terreno di un possibile accordo. La domanda è: sarà davvero così? Lunedì scorso, ancora una volta, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ribadito la mancanza di «prerequisiti per la trattativa, perché - ha detto - tutti comprendono e sanno che l’Ucraina non accetta alcun negoziato. Motivo per cui l’operazione militare speciale continua».

La reiterata tracotanza di Peskov, tuttavia, non inganna gli esperti. «Le forze russe probabilmente otterranno significativi vantaggi tattici nelle prossime settimane mentre Kiev attende l’arrivo al fronte delle armi americane, ma è improbabile che possano sopraffare le difese ucraine - ha scritto l’ISW nel suo rapporto del 29 aprile - . Gli aiuti statunitensi permetteranno alle forze ucraine di far fronte alle attuali carenze e di contrastare le operazioni offensive russe in corso». Operazioni che Mosca, intanto, sembra «intensificare proprio per guadagnare terreno prima dell’arrivo» delle armi USA. «L’esercito russo ha l’opportunità di fare alcuni passi avanti nell’area di Avdiivka e di perseguire un obiettivo significativo con la presa di Chasiv Yar, importante snodo logistico nell’Est. È improbabile, tuttavia, che questi sforzi si trasformino in una penetrazione operativamente di qualche peso nel breve termine», mentre «appare fuori discussione il crollo della linea difensiva ucraina nell’oblast di Donetsk».

Missili e aggressività

Secondo l’ISW, «le truppe di Kiev, meglio equipaggiate, saranno probabilmente in grado di impedire avanzamenti russi significativi. È evidente il peso determinante delle nuove armi che l’Ucraina ha già iniziato a ricevere dagli Stati Uniti. Dall’inizio di aprile, Kiev ha a disposizione i missili Atacms che possono colpire obiettivi fino a 300 km di distanza. Questo permette alle forze ucraine di incidere sulla logistica russa e sui piani di Mosca, che quasi quotidianamente colpisce città e infrastrutture con missili e droni. Con l’arrivo in particolare dei missili Patriot (a lungo invocati da Zelensky, ndr), Kiev potrà inoltre aumentare la qualità della propria difesa aerea».

Sembrano esserci quindi gli elementi «per ipotizzare anche un approccio più aggressivo dell’Ucraina nei prossimi mesi. Non una controffensiva generale, come quella che non ha prodotto risultati sperati nel 2023, ma una serie di operazioni articolate. È molto probabile che l’Ucraina stabilizzi la linea del fronte nei prossimi mesi e possa avviare limitate operazioni di controffensiva alla fine del 2024 o all’inizio del 2025», concludono gli analisti dell’ISW.