Spazio

Sì, il lancio di Starship è stato un successone

L'imponente astronave di SpaceX, deputata a portare gli astronauti sulla Luna nei prossimi anni, ha raggiunto lo Spazio per poi distruggersi al rientro nell'atmosfera – Elon Musk: «Starship renderà la vita multiplanetaria»
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Red. Online
14.03.2024 16:15

Dopo due tentativi non riusciti, SpaceX ha infine raggiunto lo Spazio con Starship. La terza volta, insomma, è stata (quasi) quella giusta. L'astronave, in seguito, si è infatti distrutta al rientro nell'atmosfera prima di raggiungere l'Oceano Indiano come inizialmente previsto. Nell'insieme, si tratta del primo, vero successo per il complesso e imponente sistema di lancio spaziale. «Starship renderà la vita multiplanetaria» si è affrettato a dire, su X, il patron di SpaceX Elon Musk, mentre il patron della NASA Bill Nelson si è complimentato con SpaceX per il test. Iniziato alle 14.25 ora svizzera, il test ha permesso di verificare i progressi nello sviluppo dello stesso sistema di lancio e dell'astronave. I pilastri, come noto, del programma lunare Artemis della NASA che riporterà esseri umani sulla Luna a cinquant'anni e oltre dalle missioni Apollo. Anche il lancio odierno, come i precedenti, è avvenuto senza persone a bordo.

Super Heavy, il razzo che spinge Starship nelle prime fasi, ha acceso i motori quando mancavano pochi secondi alla fine del countdown. Una volta partito, il razzo si è diretto verso est e dopo circa tre minuti si è separato dall'astronave. Starship, a quel punto, aveva già acceso i motori per continuare la sua corsa e, di riflesso, superare l'atmosfera terrestre. La missione, hanno spiegato gli esperti, non prevedeva un giro completo attorno alla Terra, bensì una parabola piuttosto lunga che ha portato l'astronave a rientrare dallo Spazio mentre si trovava sopra l'Oceano Indiano. Durante il suo viaggio, l'astronave ha raggiunto un'altitudine massima di 145 miglia (234 chilometri).

Starship è un'astronave imponente, dicevamo. È alta cinquanta metri e ha un diametro di nove metri circa. Si affida a sei motori alimentati con ossigeno liquido e metano liquido. A pieno carico, parliamo di trecento tonnellate di carburante rispetto alle mille tonnellate dell'intera astronave. Una volta in funzione, verrà impiegata per il trasporto in orbita di satelliti di grandi dimensioni, di moduli per le stazioni spaziali e di equipaggi per le missioni lunari. Di più, Starship è stata progettata per tornare sulla Terra con un atterraggio controllato, al fine di poter essere riutilizzata.

L'astronave, di suo, non ha tuttavia abbastanza potenza per superare l'atmosfera terrestre in solitaria. Di qui la necessità di «agganciarla» al razzo Super Heavy, alto quasi settanta metri e dotato di trentatré motori, pure quelli alimentati con ossigeno liquido e metano liquido. Anche Super Heavy è stato progettato per tornare – una volta sganciata l'astronave – sulla Terra. Cosa che fanno già i Falcon 9, i razzi parzialmente riutilizzabili sempre a firma SpaceX. Grazie a queste innovazioni, non è più necessario costruire nuovi razzi per ogni lancio a beneficio dei costi.

Simili novità, per contro, hanno comportato grandi, grandissime sfide per i tecnici e i progettisti. I due lanci svolti in precedenza, non a caso, sono serviti per scoprire che cosa funzionasse e che cosa, invece, doveva essere cambiato rispetto ai disegni e ai progetti iniziali. SpaceX ha potuto sperimentare tutto ciò (anche) grazie all'appalto da 2,9 miliardi di dollari della NASA nell'ambito del programma Artemis. Il primo test, risalente all'aprile 2023, ha spinto i responsabili di SpaceX a costruire una piattaforma di lancio rinforzata, con getti d'acqua per attutire l'onda d'urto generata dall'accensione dei motori, ma anche a revisionare il funzionamento dei motori e dei tempi di accensione dei motori che, invece, si trovano su Starship una volta che si separa dal razzo Super Heavy. Il secondo test, lo scorso novembre, è stato definito un fallimento di successo: Starship, infatti, aveva raggiunto lo Spazio per la prima volta, seppur per pochissimo tempo, dimostrando che molti sistemi erano stati ben concepiti. 

Con il lancio odierno, infine, SpaceX ha sperimentato più cose. Prima del rientro, ad esempio, sono state testate l'apertura e la chiusura del grande portellone di Starship, che in futuro servirà per depositare in orbita i satelliti di Starlink. E poi, ancora, sono stati testati alcuni sistemi per rifornire direttamente in orbita l'astronave: una necessità per le missioni verso la Luna e oltre. SpaceX avrebbe pure dovuto accendere alcuni motori di Starship in ambiente spaziale, ma il test è stato annullato per un imprevisto non meglio specificato. Gli obiettivi, in ogni caso, a questo giro erano decisamente più ambiziosi rispetto ai test precedenti dello scorso anno. Obiettivi che, ha spiegato l'azienda, sono stati quasi tutti raggiunti, tant'è che il successo della missione è stato considerato dell'80%. Di fatto, soltanto l'obiettivo dell'ammaraggio controllato di entrambi gli stadi non è stato raggiunto.

Una volta terminati i test, l'astronave si è orientata verso la Terra di modo che lo scudo termico potesse «proteggerla» al rientro nell'atmosfera, viste le alte temperature. Se in una prima, spettacolare fase in le telecamere installate a bordo hanno ripreso la formazione di plasma per attrito della navicella con l'atmosfera a 26.000 km/h, come ha spiegato fra gli altri Geopop, la navicella in seguito ha cominciato a imbardare e a rientrare con un'angolazione molto accentuata. Di qui la perdita di segnale. Causata, è emerso dopo le analisi del caso, dalla distruzione di Starship al rientro nell'atmosfera. La FAA, che supervisiona i lanci spaziali, ha affermato che monitorerà l'indagine condotta dall'azienda di Elon Musk per garantire che l'azienda seguirà e rispetterà i dettami approvati dalla stessa FAA.

La grande quantità di dati raccolti, ora, consentirà a SpaceX di perfezionare una volta di più l'intero sistema di lancio. In meno di un anno, comunque, l'azienda di Elon Musk ha confermato di aver compiuto progressi enormi. Una buona notizia per la NASA, anche se la strada verso missioni con equipaggio a oggi è ancora lunga, al di là dell'obiettivo precedentemente dichiarato di un allunaggio per il 2026. Lo sviluppo di Starship si è rivelato più complicato del previsto, quantomeno rispetto alle previsioni di Musk, amministratore delegato di SpaceX. Il quale, almeno inizialmente, aveva ipotizzato di raggiungere non tanto la Luna quanto Marte addirittura già nei primi anni di questo decennio. Le cose, va da sé, sono andate in maniera differente. Tant'è che i ritardi accumulati, ora, potrebbero riflettersi sulle tempistiche del programma Artemis. Musk, al riguardo, ha spiegato che serviranno un centinaio di missioni senza equipaggio prima che Starship possa «ospitare» umani al suo interno. Non solo, la NASA ha imposto diversi, altri paletti prima di programmare concretamente un allunaggio con astronauti. Gli obiettivi del patron di SpaceX, in ogni caso, non cambiano: inviare persone e merci sulla Luna entro la fine del decennio e, poi, puntare con decisione sul Pianeta Rosso. 

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