Territorio

«Nella professione di casaro le sfide non mancano mai»

Fine settimana di porte aperte in undici aziende della regione grazie alla rassegna agroalimentare Caseifici aperti – Daniele Fumagalli: «Una preziosa finestra sull’attività e sui prodotti, tra tradizione e innovazione»
© CdT/Chiara Zocchetti
Irene Solari
01.05.2024 22:45

Airolo, Biasca, Lottigna, Aquila, Campo Blenio, San’Antonino. Sono solo alcune delle località sopracenerine che partecipano con i loro formaggi all’undicesima rassegna agroalimentare «Caseifici aperti». Un evento che coinvolgerà – sabato 4 e domenica 5 maggio – tutto il cantone, da Tremona fino a Nante: un giro del Ticino in 18 caseifici. Dei quali oltre la metà (ben 11) si trova nel Bellinzonese e nelle sue Valli. Il fine settimana di porte aperte sarà l’occasione non solo per degustare ed acquistare le specialità gastronomiche, ma anche per partecipare a varie attività scoprendo l’arte e le tradizioni legate alla professione del casaro.

Varietà e ricchezza

L’evento è promosso e organizzato dal Dipartimento finanze ed economia in collaborazione con Alpinavera, un progetto cofinanziato dalla Confederazione e volto alla promozione dei prodotti regionali di qualità. «Si tratta di una preziosa finestra sulla professione e la vita dei casari ticinesi, che mette in luce lavoro e passione che questi artigiani dedicano alla produzione di formaggi di alta qualità, permettendo anche di osservare da vicino le loro abilità» spiega Daniele Fumagalli, capo della sezione dell’agricoltura cantonale. Il territorio ticinese può in effetti vantare una ricca e variegata produzione casearia. Merito dei quasi 200 caseifici (dei quali un centinaio si trova sugli alpeggi) sparsi in tutto il Ticino, per una produzione annua di circa 1.600 tonnellate di formaggio. «Il fatto di essere arrivati all’undicesima edizione della rassegna è la testimonianza concreta del suo successo», aggiunge Fumagalli, sottolineando come l’evento attiri pubblico dal Ticino e dalla Svizzera interna ma anche da oltre confine. «Piace l’equilibrio tra tradizione e innovazione».

Lavoriamo tutti i prodotti nel nostro caseificio di Aquila e produciamo solo con il nostro latte di montagna
Severino Rigozzi, titolare del Caseificio del Sole di Aquila

Fare rete

Una varietà di visitatori che permette anche ai piccoli produttori di creare una rete tra loro e con un’ampia fetta di pubblico. Come conferma Severino Rigozzi, titolare del Caseificio del Sole di Aquila, ai piedi del massiccio dell’Adula: «Questa rassegna è una buona occasione per far conoscere il lavoro che facciamo e i nostri prodotti». Le porte aperte – racconta – attirano solitamente un buon numero di visitatori: «La zona è abbastanza grande e poi organizziamo sempre diverse attività con anche giochi per i bambini e un’esposizione delle macchine di lavoro e dei vecchi trattori».

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

Sfide e conquiste

Un lavoro, quello del casaro, dove «le sfide non mancano mai», aggiunge Rigozzi, che ha iniziato la sua attività nel 1976 con pochi capi di bestiame. Da lì l’azienda si è ampliata e nel 2004 è stata completamente rinnovata. Nel 2012 è stato creato il nuovo caseificio, che si presenta oggi con un colore giallo vivo come il nome che porta. L’impegno è tanto, soprattutto per chi produce a chilometro zero: «Lavoriamo tutti i prodotti qui e produciamo solo con il nostro latte di montagna», aggiunge Rigozzi, che può contare su 130 capi e 90 mucche da mungere. «La vita del casaro è ricca di soddisfazioni ma anche di grandi sfide e sacrifici», gli fa eco Fumagalli. «La principale del nostro settore è quella di riuscire a valorizzare il latte ticinese nel nostro cantone, senza doverlo trasportare e vendere in Svizzera interna». «La chiusura della LATI rappresenta un grosso cambiamento nel settore e sta spingendo tutti gli attori della filiera a collaborare per trovare nuove soluzioni ed equilibri». Non da ultimo preoccupa anche la questione del lupo, evidenzia Fumagalli: «Anche se si vedono segni di cambiamento nella politica federale sul tema della convivenza con il predatore, c’è sicuramente ancora molta preoccupazione e il tema richiederà ulteriori energie prima di trovare una soluzione che tenga conto anche della peculiarità geografica del nostro Cantone».

La sfida principale nel settore ticinese è quella di riuscire a valorizzare qui il nostro latte, senza doverlo trasportare e vendere in Svizzera
Daniele Fumagalli, capo della sezione dell’agricoltura cantonale

Non solo degustazioni

Le porte aperte, come detto, non permetteranno solo di gustare e acquistare i prodotti tipici (svariate qualità di formaggio, sia di latte vaccino che caprino, affettati, ma anche yogurt e gelati artigianali). Ogni caseificio propone infatti un proprio programma per raccontare al pubblico la sua attività e i prodotti (tutti contraddistinti dal marchio «Ticino regio.garantie»). Sarà quindi possibile visitare le varie strutture di produzione, partecipare a giochi e attività e assistere alla produzione dei formaggi. Un viaggio attraverso i saperi legati all’arte casearia, tra le più antiche tradizioni del nostro territorio. L’elenco dei caseifici aperti e il programma dettagliato delle attività sono consultabili su www.caseificiaperti.ch.