Il personaggio

Nell'antica chiesa di Golino, ecco uno degli ultimi «Fra Martino campanaro»

Patrizio Zurini è uno dei pochi entusiasti che, dalla cima dei campanili dove è ancora possibile, diffondono lo spirito delle feste picchiando con vigore sui tasti collegati ai batacchi dei giganteschi e particolari strumenti in bronzo
Patrizio Zurini circondato dalle 'sue' campane di Golino, installate dal 1813 al 1888 dalla ditta Bizzozzero di Varese (© CdT/Archivio - 2016)
Jona Mantovan
13.01.2024 14:00

Un paio di chilometri da Locarno ed ecco Golino, frazione del comune di Centovalli. Al confine del nucleo–verso il fiume Melezza–la chiesa di San Giorgio, probabilmente la più antica del distretto dopo quella di San Vittore (quella vicino alla stazione ferroviaria in centro città, per intenderci). Patrizio Zurini, 59 anni, si arrampica lungo i 65 gradini che portano alla sommità del campanile. Non è evidente. Gli spazi sono strettissimi. Occorre sapere dove mettere le mani. Le ripidissime rampe di scale, in metallo, possono essere scivolose. Ma lui è un esperto e sale veloce, un passo dopo l'altro. Come una lancetta dell'orologio che segna i secondi. Potrebbe farlo a occhi chiusi, dato che questa struttura la conosce come le sue tasche. Da quando aveva sette anni. Zurini, infatti, è uno degli ultimi 'campanari' in Ticino. Un «Fra Martino» dei tempi moderni, insomma, che ha ereditato (per così dire) questa passione dal padre. Nella vita, però, è impiegato come operaio per la manutenzione della linea della Centovallina. Questo è un'attività per il tempo libero, quindi. Il periodo di Natale, quello di maggiore attività, si è appena concluso. «Ecco, questi sono gli ultimi», annuncia prima di arrivare in cima. Alcune lampadine assicurano un minimo di luce. Con la mano spinge contro il soffitto al di sopra della sua testa. Una botola si apre verso l'alto, verso l'esterno. Filtra un po' di luce naturale. Continua a salire sull'ultima piattaforma. Il panorama dei dintorni ha qualcosa di magico. E poi ci sono loro, le giganti ‘squille’ in bronzo installate dalla ditta Bizzozzero di Varese, tra il 1813 e il 1888. Sono cinque, per le prime cinque note: do, re, mi, fa e sol. In tutta la Svizzera italiana, questo è uno di quei pochi posti–sempre meno, a dir la verità–dove il talento di Zurini può ottenere il giusto spazio per essere espresso, dato che sono sempre di più (quasi tutti) gli impianti automatizzati. Elettrificati, digitalizzati. Certo, il suono delle campane è sempre prodotto da un batacchio contro il bronzo, ma a muoverlo è un meccanismo computerizzato. Qui no. Questo è un altro mondo.

In pochi minuti, Zurini ha collegato una serie di sottili catene dai batacchi ai tasti del suo ‘carillon’, di metallo. «Questa tastiera, in realtà, arriva da Verscio. Quando era stato elettrificato quell'impianto, mio padre aveva chiesto se potevano cederla a noi, qui a Golino. All'epoca ne avevamo una di legno, ma ormai si stava deteriorando», spiega mentre inserisce l'ultimo gancio all'interno di un sottile foro sulla punta del batacchio. «E così sono tutte e cinque». 

Cinque. Non sono poche? «No, in realtà si possono suonare già parecchie canzoni. È una fortuna, averne cinque. Anche se qui la maggior parte dei campanili ha questo numero. A Intragna, il campanile più alto del Ticino con i suoi 65 metri, ne hanno sei, ad esempio. Il numero di campane varia a seconda dello spazio e del tipo di progetto della torre che le ospita». 

Il nostro interlocutore spiega gli impegni nei confronti del 'suo' campanile. «Sono qui tutti i giorni per aprire e chiudere la Chiesa. Alla mattina alle sei e mezza. Suono l'Ave Maria entro le sei e quarantacinque. Poi anche a mezzogiorno. Se sono al lavoro, c'è mia sorella Pierina, che ha qualche anno più di me, che mi può sostituire. Alla sera la chiusura con un altro Ave Maria alle campane entro le 19. Non le suoniamo qui in alto, tuttavia. Facciamo tutto sotto, tirando le corde dal pian terreno. Come si dice in gergo tecnico, si si suona ‘distesa’. Il suono che possiamo produrre qui è intonato su un 'fa maggiore', chiamato 'frizzante argentino'. È una sonorità vivace, adatta all'allegria delle feste». 

Ci sono altre belle canzoni Albero, Jingle Bells. Molte dedicate alle festività natalizie. Pure quelle 'profane'. Yellow Submarine, Azzurro, Marina Marina...

Grandi tastoni

Ma non siamo saliti per vedere delle campane distese. «Nelle occasioni speciali si suona Rebatt, canzoni melodiche con la tastiera». Un paio di colpi decisi sui grandi tastoni, che ricordano una gigantesca pianola di acciaio. La melodia di ‘Tu scendi dalle stelle’ è riconoscibile. È ovvio che per questa speciale attività, vista la vicinanza con gli enormi strumenti in bronzo, è necessario prima indossare una protezione adeguata per l'udito. «Ci sono altre belle canzoni Albero, Jingle Bells. Molte dedicate alle festività natalizie. Pure quelle 'profane'. Yellow Submarine, Azzurro, Marina Marina... Le feste patronali sono una grande occasione per suonare di allegria. I battesimi, i matrimoni. Purtroppo ci sono anche momenti tristi, con i funerali. Nove rintocchi per un uomo, sette per una donna. Ogni momento e ogni festa hanno un proprio sistema sonoro da seguire con le campane».

Il momento più bello, però, per il nostro 'campanaro amatoriale', è quello della Novena: «Nove giorni prima di Natale, si suona un inno alla sera anche a lungo, almeno venti minuti, mezz'ora. È una tradizione e che si porta sempre avanti. Una volta c'erano tanti villaggi che la organizzavano. Ognuno aveva la sua. Purtroppo, da un certo punto di vista, l'elettrificazione ha preso piede. Si perde così quel fascino comunitario, che man mano va scomparendo».

C'è anche la comodità, no? «Sì, con un computer realizzi tutto in un batter d'occhio. Qui invece si deve salire ancora, si mantiene quella gioia dell'evento, mentre metti tutta la tua energia per trasmettere il tuo stato d'animo, diffondendolo nel nucleo e nei dintorni. Da quassù, hai il compito di annunciare il Natale al meglio di te stesso. Devi far entrare lo spirito della festa nel cuore delle persone. Anche i bambini sono entusiasti. Con il permesso dei genitori, e se sono abbastanza grandi e in un numero non troppo grande, possono salire qui in cima».

Se poi si vogliono fare delle prove, basta avere a casa uno xilofono o una tastiera. Una volta che sei lassù, ovviamente, occorre un po' di forza da 'scaricare' sui tasti

I giovani «scompaiono»

È ora di risistemare le catene prima di scendere. «Altrimenti non si riescono a suonare dal basso, da distesa appunto», dice mentre armeggia mettendo tutto al suo posto. Per questo rapido 'concerto esclusivo' è stato chiesto un permesso speciale. Zurini ha partecipato a molte attività didattiche e in passato ha già suonato a Muralto, Cavigliano, Tegna, Aurigeno. Ma anche in Italia: «Mi avevano chiamato per suonare nel Bergamasco. Lì c'erano addirittura nove campane», esclama.

Mentre ripercorre la stessa strada della salita ma scendere–con la stessa rapidità–, l'esperto afferma come imparare a suonare con cinque note sia tutto sommato semplice. «Basta avere un po' di orecchio, chi suona già uno strumento riesce senza problemi. In passato ci sono stati vari musicisti, qui. Se poi si vogliono fare delle prove, basta avere a casa uno xilofono o una tastiera. Una volta che sei lassù, ovviamente, occorre un po' di forza da 'scaricare' sui tasti».

Un entusiasmo che si accende proprio nel periodo delle feste. Natale, certo. Ma anche Pasqua. Tuttavia, non appena si installa un sistema elettronico che muove le campane anche premendo un pulsante in una app per telefoni intelligenti, «anche quei pochi giovani che c'erano ad assistere all'ombra della campanaria e che magari andavano pure a suonare... ormai poi scompaiono».

Si sente la tua energia. La differenza con il perfetto sistema robotizzato c'è. C'è l'errore, magari. Oppure il ritmo irregolare. C'è chi suona con più vigore, più rapidamente rispetto a un altro. Si sente il batacchio che picchia, ai piedi della torre campanaria

Persone, non computer

Il campanile diventa un punto di incontro per la Novena, qui a Golino. «Si crea atmosfera, un gruppo di amici che porta l'allegria natalizia, come fanno adesso a Morcote. Con l'elettrificazione tutto questo scompare e si perde del fascino. Ho visto che ci sono sistemi digitali che permettono di regolare molti parametri. Si può impostare la velocità e in alcune configurazioni c'è una piccola tastierina che permette, a terra, di suonarle dal vivo. Pestando sui pulsantoni, tuttavia, si sente la tua energia. La differenza con un sistema robotizzato che suona in modo perfetto c'è. C'è l'errore, magari. Oppure il ritmo irregolare. C'è chi suona con più vigore, più rapidamente rispetto a un altro. Si sente il batacchio che picchia, ai piedi della torre campanaria».

Come dire, si capisce che c'è una persona a suonare le campane. Non un computer. Come sarà il futuro, per Golino? Sarà sempre così? «Non ne abbiamo mai parlato, la continuità c'è sempre stata. Altrimenti... beh, dovranno mettere l'impianto elettrico! Si tratta di un bell'impegno finanziario, comunque». Svariate migliaia di franchi da sborsare per mettere a punto tutto il sistema.

«Molti giovani passano di qui a vedere. Suonare le campane è un'esperienza nuova e affascinante per loro. Però ci vuole costanza e volontà per imparare tutto, proprio com'è capitato a me, che ho seguito mio padre per anni».

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