Il caso

Durata dei controlli radar: «Meglio non indicarla»

Il responsabile della Polizia cantonale, Claudio Zali, risponde picche alla richiesta dell’Associazione delle PolCom: «Dettagli che non andrebbero a favore di una migliore comprensione da parte della cittadinanza» – Intanto, tiene banco anche la decisione del Cantone di aumentare a 80 mila franchi il contributo per ogni agente in formazione – Locarno potrebbe impugnarla
©"CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
30.10.2025 20:15

Indicare anche la durata dei controlli radar (oltre a chi, tra Cantonale e Comunali, li effettua)? Meglio di no. Si può riassumere così la risposta del direttore del Dipartimento del territorio (e responsabile della Polizia Cantonale) Claudio Zali alla lettera inviatagli nelle scorse settimane dall’Associazione delle polizie comunali ticinesi (APCTi), che chiedeva in sostanza di completare l’informazione settimanale sui controlli radar in Ticino. Da un paio di mesi, il comunicato stampa della Polizia cantonale, diramato ogni venerdì, indica anche chi, la settimana successiva, effettua i controlli della velocità.

L’APCTi aveva quindi chiesto di indicare «la durata prevista dei controlli (in ore/giorni), per tutte le tipologie di apparecchiature utilizzate, inclusi i cosiddetti radar fissi». Il tema, lo ricordiamo, è sul tavolo da anni. Già nel 2019 si era molto discusso di numero di controlli e durata degli stessi. In sostanza, la Cantonale ne effettua molto di meno, ma la durata può essere più lunga, e viceversa. All’epoca, a tener banco era stato l’alto numero dei controlli radar effettuati dalle polizie comunali (1.188) rispetto a quelli eseguiti dalla Polizia cantonale (427).

Ebbene, lo scorso 20 ottobre Zali ha risposto all’APCTi avanzando «alcune riserve» in merito alla richiesta delle PolCom. «In primo luogo, l’indicazione della durata di un controllo fornisce indirettamente un’informazione sui momenti in cui l’apparecchio non è in funzione: ciò sembrerebbe in contrasto con l’articolo 98a della Legge sulla circolazione stradale, che impedisce di rivelare con eccessiva precisione il posizionamento di un controllo per non alterare la percezione del rischio».

Un altro aspetto da considerare «riguarda l’esattezza delle indicazioni pubblicate: visto l’elevato numero di controlli, sarebbe infatti difficile garantire il rispetto degli orari senza errori». Per quanto riguarda la trasparenza delle informazioni fornite al pubblico, «essa sarà garantita (come già in passato) dalla Polizia cantonale in occasione di atti parlamentari e di specifiche richieste dei media e della cittadinanza».

Per queste ragioni, «pur rassicurandovi circa il rispetto di tutti i criteri da voi richiamati» – conclude Zali –, «ritengo opportuno mantenere l’attuale impostazione, evitando di introdurre ulteriori dettagli che non andrebbero a favore di una migliore comprensione da parte della cittadinanza circa i controlli radar presenti sul territorio».

Scuola più cara: c'è chi valuta il ricorso

I radar, il progetto «Polizia ticinese», il costo della Scuola di polizia. Sono mesi decisamente caldi sul fronte dei rapporti tra i Comuni e il Cantone. Come riferito negli scorsi giorni, il 24 settembre i capidicastero e i comandanti delle Polizie polo ticinesi (Lugano, Locarno, Mendrisio, Chiasso, Bellinzona e Ascona) avevano scritto al Dipartimento delle istituzioni sollevando più di una perplessità sulla decisione di aumentare da 60 a 80 mila franchi l’indennizzo per ciascun aspirante agente che gli enti locali devono versare al Cantone. Di qui la richiesta di una soluzione transitoria per la Scuola di Polizia 2026, mantenendo l’indennizzo forfetario a 60 mila franchi. Il Governo aveva in sostanza risposto che il prezzo rimane quello, e il «niet» è stato ribadito martedì scorso, durante l’incontro della Conferenza consultiva cantonale sulla sicurezza. Anzi: ai presenti il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi aveva spiegato che se le classi dovessero partire con un numero ridotto di allievi, ci potrebbe anche essere un ulteriore rincaro.

La decisione del Cantone ha causato non pochi malumori e c’è anche chi sta valutando di impugnarla. Stando a nostre informazioni, la Città di Locarno potrebbe essere tra questi. Di definitivo non c’è ancora nulla ma l’idea è sul tavolo. Il Municipio dovrà discuterne, sentendo il Corpo di Polizia e le Città Polo.

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