Processo

«Ero fuori di testa: credevo fosse la regina delle streghe e l'ho massacrata»

Il 23.enne ripercorre in aula la notte tra il 10 e l'11 aprile 2022 quando uccise la madre nella loro abitazione di Avegno - Per lui si prospetta un trattamento ambulatoriale in una struttura chiusa
© CdT / Chiara Zocchetti
Spartaco De Bernardi
02.05.2024 11:45

«Chiedo scusa per quello che ho fatto. Sono andato fuori di testa. Credevo che fosse la regina delle streghe e l'ho massacrata spaccandole la testa». Così, incalzato dalle domande del giudice Amos Pagnamenta, presidente della Corte delle Assise criminali di Vallemaggia, ha ricordato la notte tra il 10 e l’11 aprile 2022 quando uccise sua madre in preda ad un raptus. Allora 21. enne, il giovane che da due anni è incarcerato alla Stampa, colse la 61.enne nel sonno. La colpì più volte alla testa con diversi oggetti e alla schiena con un coltello preso nella cucina dell’abitazione situata nella frazione Terre di fuori. E questo dopo avere assunto della cannabis. Non fu mosso da un movente preciso, stando alla perizia psichiatrica ai cui l’oggi 23.enne venne sottoposto subito dopo i fatti. A spingerlo a compiere quell’efferato gesto fu una somma di motivi, tutti da ricondurre al disturbo psicotico di cui è affetto. Disturbo che, se non trattato debitamente potrebbe portare ad una cronicizzazione della patologia.

Incapace di intendere e volere

Quella tragica notte, sempre stando al perito, lo scompenso del giovane era talmente forte da renderlo totalmente incapace di valutare il carattere illecito dei propri atti, e di agire secondo tale valutazione. L’imputato non è dunque punibile.Di qui la decisione della procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, di proporre alla Corte che il 23.enne venisse sottoposto a un trattamento stazionario in una struttura chiusa. «Una misura che per lui è un’opportunità» ha rilevato la patrocinatrice del giovane, avvocatessa Maria Galliani, la quale ha chiesto alla Corte di indicare nella sentenza che si trovi al più presto una collocazione più idonea alle sue necessità di cura e di reinserimento nella società.

«È un mostro»

Alla misura di un trattamento stazionario in una struttura chiusa non si è opposto nemmeno l’accusatore privato, ovvero il fratello minore del 23.enne. Quest’ultimo, come evidenziato il suo legale, avvocato Stefano Genetelli, diede fuoco alla casa di Avegno per cancellare il male compiuto dal fratello maggiore. E per questo verrà processato il prossimo 13 maggio, dopo che un primo dibattimento era stato sospeso per dargli modo di seguire una terapia a Villa Argentina. Terapia che non ha avuto successo, tanto che il ragazzo si trova ora nel carcere della Farera. Presente in aula, non ha esitato a definire il fratello maggiore un mostro, che ha brutalmente ucciso la loro madre. E questo dopo anni di litigi e botte.

La sentenza è attesa nel primo pomeriggio.