Il punto

Tra salari e premi, un Primo maggio con gli occhi puntati al 9 giugno

Un migliaio di persone ha sfilato per le strade di Bellinzona per pensioni e stipendi dignitosi – Minoli: «Restiamo uniti» – Gargantini: «Anche gli scioperi fanno parte della cultura elvetica» – Sirica: «Occasione storica»
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Oltre un migliaio di persone ha sfidato la pioggia sfilando da piazzale stazione a Bellinzona fino a piazza Governo in occasione del 1. maggio, con lo slogan «Uniti per salari, pensioni e lavoro di qualità». Oltre ai sindacati, il neo costituito Comitato Primo Maggio comprendeva pure diverse organizzazioni politiche e associative. All’iniziativa hanno infatti aderito anche Partito socialista, Verdi, Partito comunista, POP, Forum alternativo, i tre movimenti giovanili di PS, Verdi e PC, SISA e Collettivo scintilla.

Dal palco, il presidente regionale dell’Unione sindacale svizzera (USS) Renato Minoli ha voluto porre l’accento sulla pressione a cui sono sottoposti i lavoratori: «Sono troppi gli incidenti e troppi i morti causati dalla cieca volontà di spremere i dipendenti». La sicurezza sul lavoro, ha detto Minoli, «è una delle più pericolose facce della disuguaglianza, perché chi muore non prende certo salari da capogiro». E, ricordando lo slogan della giornata, Minoli ha voluto sottolineare l’importanza di restare uniti. «Chi vuole dividerci e imporre il proprio modello di società, profondamente iniquo. Invece, il mondo sindacale intende continuare a rivendicare l’importanza dell’essere solidali gli uni con gli altri».

Un concetto ribadito anche da Flavia Koral, una lavoratrice affiliata alla VPOD. «Sono qui come curante-lavoratrice e come donna», ha premesso. «Come lavoratrice, rivendico il diritto a fare il mio lavoro con qualità e lotto contro lo smantellamento del servizio pubblico. Come donna, invece, lotto per i miei diritti che ancora non sono parificati a quelli di un uomo e mi batto per salvare la mia pensione da un ulteriore taglio del 15%». Sì, perché come ricordato da Koral, dei 17 mila affiliati alla Cassa pensioni dello Stato, il 60% sono donne. «Il prossimo 14 giugno non sciopereremo ma saremo unite sui nostri posti di lavoro a sensibilizzare e sostenere i nostri diritti».

I salari, le pensioni e il lavoro di qualità, ha detto invece da parte sua il segretario regionale di UNIA, Giangiorgio Gargantini, «sono tre priorità, tre battaglie storiche del movimento operaio». Lavoro di qualità, ha spiegato, «significa essere messi in condizione di fare il proprio lavoro, significa rispetto della dignità del lavoro. Tutto questo deve passare prima dei benefici del padrone, o dei bilanci di uno Stato le cui casse sono vuote per colpa di classi dirigenti che le hanno volontariamente svuotate, attraverso continue riforme fiscali, per poi giustificare tagli e politiche di austerità». Per quanto riguarda le pensioni, Gargantini ha spiegato che la creazione dell’AVS fu una delle rivendicazioni dello sciopero generale del 1918: «Questo, per ricordare l’importanza della lotta, delle manifestazioni e degli scioperi a chi continua a ripetere che non appartengono alla nostra cultura, al nostro sistema svizzero». Allo stesso modo, ha aggiunto, «il 9 giugno (in occasione del voto sulle misure di compensazione per gli affiliati all’IPCT, ndr) saremo a fianco dei colleghi che difendono i loro diritti le loro condizioni pensionistiche». Infine, sul fronte dei salari, il segretario di UNIA ha citato il recente studio dell’Ufficio di statistica, secondo il quale la differenza salariale tra il Ticino e il resto della Svizzera è del 23%. «La domanda dovrebbe essere: come si può vivere con un salario netto al di sotto dei 4 mila franchi?». Invece, ha rimarcato, «per il padronato la questione è piuttosto come siano stati fatti i calcoli. Quello che vogliamo sapere noi, piuttosto, è come pensano, associazioni padronali e DFE, di invertire la tendenza, di aumentare i salari, e di permettere a chi lavora in Ticino di vivere e spendere qui». 

Dal canto suo, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica ha parlato di «una cattiva e di una buona notizia». Da un lato, infatti, i salari, negli ultimi 20 anni, non sono cresciuti di pari passo con il costo della vita. «Arrivare alla fine del mese, per la maggior parte dei lavoratori, diventa sempre più difficile». Dall’altro lato, però, «quel che è successo lo scorso 3 marzo - con il sì alla 13. AVS - ci dà speranza: la popolazione ha detto chiaramente che ne ha abbastanza dei ricatti e che non accetta più di vedere eroso il proprio potere d’acquisto». Il 9 giugno, ha quindi aggiunto, «abbiamo un’altra occasione storica votando l’iniziativa per limitare i costi dei premi cassa malati al 10% del reddito e bocciando l’ingiusta riforma fiscale».

Nel resto della Svizzera

La giornata dei lavoratori è stata ricordata anche a livello nazionale. A Bienne, il presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard ha denunciato i «dati sull’inflazione completamente falsati» che vengono annunciati in Svizzera. Il fatto che i premi sanitari siano esclusi dal calcolo del rincaro offusca la realtà. I premi, ha detto, sono come «una tassa». Ma, ha aggiunto, «è l’unica tassa che non ha un tetto massimo e sulla quale nessuno vota mai». A causa di questa «omissione», la realtà dell’inflazione è ampiamente sottostimata, ha affermato il consigliere agli Stati (PS/VD), argomentando a favore dell’iniziativa socialista sulla limitazione dei premi al 10% del reddito, che sarà messa in votazione il 9 giugno.

Estendiamolo, no aboliamolo

Mentre in una cinquantina di località svizzere erano in corso le manifestazioni, sono giunte due proposte antitetiche sul 1. maggio: c’è chi chiede di estendere la festività a tutto il Paese e chi, per contro, la vorrebbe abolire. Oggi la giornata dei lavoratori è festiva solo in Ticino, Giura, Neuchâtel, Basilea, Zurigo, Sciaffusa e Turgovia, mentre ad Argovia e Soletta si lavora fino a mezzogiorno. Il sindacato Syna ha lanciato una petizione per rendere il 1. maggio un giorno di riposo a livello nazionale quale «segno di gratitudine» verso tutti i lavoratori. «Oggigiorno nel mondo del lavoro i dipendenti devono fornire prestazioni a livelli elevati e al contempo sono messi sempre più sotto pressione. Questo giorno festivo in più se lo meritano», spiega Johann Tscherrig, presidente del comitato esecutivo di Syna. Da parte loro, i giovani del PLR svizzero ritengono che la festività vada abolita. Per due ragioni: in primo luogo perché «non c’è nulla da festeggiare a causa degli interventi sempre più massicci del legislatore a favore della libertà economica». E secondo, perché «si accetta una perdita di ricchezza a causa del giorno festivo».