Il commento

Crescita, tenuta confermata

L’aggiornamento di stime e previsioni del Fondo monetario internazionale, pubblicato nei giorni scorsi, ribadisce ciò che stava già emergendo: non c’è una recessione internazionale; c’è un rallentamento economico
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
20.04.2024 06:00

L’aggiornamento di stime e previsioni del Fondo monetario internazionale, pubblicato nei giorni scorsi, ribadisce ciò che stava già emergendo: non c’è una recessione internazionale; c’è un rallentamento economico, che peraltro è ora meno marcato rispetto a quanto indicato in precedenza. Nel quadro fornito dall’FMI la crescita economica mondiale è stata del 3,2% nel 2023 e dovrebbe essere della stessa entità sia nel 2024 sia nel 2025. C’è un piccolo miglioramento (0,1 punti) in rapporto alle precedenti previsioni per l’anno scorso e per quest’anno; c’è una conferma per l’anno prossimo. Visto il peso delle tensioni geopolitiche e delle guerre, si tratta di uno scenario di resilienza, nel complesso non catastrofico. Ci sono problemi, ma c’è anche tenuta in ambito economico.

Gli Stati Uniti restano un traino, con una crescita del 2,5% nel 2023 e previsioni di 2,7% nel 2024 e di 1,9% nel 2025. L’Eurozona non ha il passo degli USA, ma sta riuscendo a evitare una recessione annua, con lo 0,4% dell’anno scorso e lo 0,8% e l’1,5% previsti rispettivamente per quest’anno e il prossimo. Discorso analogo per il Regno Unito, con lo 0,1% del 2023, lo 0,5% del 2024 e l’1,5% del 2025. Quanto alla Svizzera, la tenuta elvetica è confermata dall’FMI, che indica 0,8% per l’anno scorso, 1,3% per quest’anno e 1,4% per il prossimo. Sul versante asiatico la Cina, che pure ha problemi economici interni, ha comunque registrato una crescita del 5,2% nel 2023 e dovrebbe riuscire a limitare il rallentamento ad un 4,6% nel 2024 e ad un 4,1% nel 2025. L’India ha avuto una crescita del 7,8% l’anno scorso e dovrebbe registrare un 6,8% quest’anno e un 6,5% il prossimo. Il Giappone, che fa parte delle economie avanzate ed ha quindi naturalmente dinamiche diverse da quelle degli Emergenti, ha avuto una buona tenuta nel 2023, con un 1,9%; dovrebbe inoltre contenere il rallentamento, con uno 0,9% nel 2024 ed un 1% nel 2025.

Una parte degli analisti ha espresso valutazioni negative sia sull’aumento del Prodotto interno lordo mondiale in questi anni – ma come si vede una tenuta c’è - sia per sull’andamento del PIL pro capite. Le cifre dell’FMI mostrano che alcune valutazioni sono eccessivamente negative. Dopo la caduta del 3,9% nel 2020, anno dell’esplosione della pandemia, il PIL pro capite a livello mondiale è rimbalzato del 5,5% nel 2021 ed è poi aumentato di oltre il 2% l’anno, ad un ritmo analogo a quello degli anni 2016-2019. Sull’inflazione l’FMI conferma il quadro che aveva già delineato in gennaio. Per i Paesi emergenti le previsioni sono leggermente superiori per quest’anno e lievemente inferiori per l’anno prossimo; per le economie avanzate ribadisce che l’inflazione media è calata al 4,6% nel 2023, con previsioni di 2,6% nel 2024 e di 2% nel 2025. L’ultimo miglio è complicato e rende difficile prevedere i tempi del ritorno a quel 2% che è l’obiettivo delle maggiori banche centrali (per la Svizzera 0%-2%). Ma la direzione di marcia resta quella e per molti istituti centrali nei prossimi mesi la questione dell’inizio dei tagli ai tassi di interesse resterà all’ordine del giorno (la Banca nazionale svizzera ha fatto da apripista).

Le tensioni legate ai rimbalzi dei prezzi del petrolio e del gas vanno tenute in debita considerazione ma non vanno esagerate. Il greggio Brent è ora nella fascia 85-90 dollari per barile, ancora sotto i picchi di fase del 2022 a 120-125 dollari. Sul mercato europeo il gas naturale è a 30-35 euro per megawattora, lontano dal picco del 2022 a 235-240 euro e ancora sotto i 45-50 euro dell’ottobre scorso. È vero che i conflitti geopolitici obbligano ad un’attenzione particolare e che sarebbe meglio avere energia meno cara. Ma la valutazione deve essere equilibrata. Sin qui non siamo a livelli tali da fermare la graduale discesa dell’inflazione e/o da portare ad una recessione internazionale.