Situazioni, momenti, figure

Un dovere per se stessi

Ho sentito diverse persone che andranno a votare con uno spirito di rivincita e altre con una volontà di riequilibrio poiché ritengono gli scenari politici troppo cambiati
Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
12.04.2024 06:00

Ho sentito diverse persone che andranno a votare con uno spirito di rivincita e altre con una volontà di riequilibrio poiché ritengono gli scenari politici troppo cambiati. Altri non andranno perché secondo loro «tanto nella sostanza non cambia nulla». Molti giovani dicono che andranno per avere più giovani. Il primo dovere dei cittadini dovrebbe essere la partecipazione alle sorti della collettività, dal Comune alle assemblee più alte. Lo insegnava Machiavelli prima dei maestri della democrazia venuti qualche secolo dopo. Invitava e ammoniva i concittadini a «tenere ben ferme le mani sulla città», curandone interessi e bisogni. Un pensatore dimenticato, poiché spesso il meglio si dimentica e il nuovo è noncurante delle proprie origini.

Machiavelli insegnava al popolo e ai governanti. Diceva di tenere le mani sulla città non per interesse personale come taluni intendono ma per averne a cuore le sorti, tenerne in considerazione le necessità e i doveri. Non diverso risultava in certi enunciati il suo «concorrente» ideologico Francesco Guicciardini, che appare anomalo quando indica nell’interesse al «particolare» l’interesse privato come molla del progresso e del benessere. Machiavelli ammirava gli svizzeri, che definì «armatissimi e liberissimi». La storia dei Comuni in Europa è la prima grande pagina morale delle conquiste civili, quindi sociali, sebbene sia difficile immaginare un benessere allargato in un panorama lontano sette secoli. Il Comune è una forza civica e fu la prima pagina morale della Libertà. La Svizzera è un antico baluardo della civiltà comunale, nonostante le sue diatribe interne. Occorre quindi, sulla scorta delle conquiste e delle necessità, che ogni cittadino sia consapevole che il primo luogo politico è il Comune; occorre che il cittadino sappia di essere e di dovere essere un’entità civica morale e economica in seno al proprio Comune.

Il Liberalismo, prima del Socialismo, nasce proprio per la diffusione del benessere più allargato grazie anche alle iniziative di profitto dei singoli ma facendo del «profitto» un bene tassabile moralmente e non soltanto economicamente. È auspicabile che siano i cittadini liberalisti per convinzione, cultura, costume, e non per un’appartenenza, ad esserne consapevoli e a svolgere a livello «particolare» il proprio dovere elettorale che nasce da un diritto sacrosanto, del quale si deve essere fieri poiché una parte del mondo ancora non ne gode. Il senso della libertà non deve però essere solo il vanto di un partito che ne trae il nome ma deve essere ampio, anche in compagini con altri obiettivi, comunque legittimi. Ho già avuto modo di scrivere che il Liberalismo è una lezione magistrale di etica politica e civica, anche se le vie liberali oggi sono molteplici e perfino i comunisti rivendicarono alcuni anni or sono un’ascendenza liberale. È necessario che gli eredi di un pensiero civilissimo si adoperino affinché il patrimonio delle tradizioni che hanno portato alle libertà allargate e diffuse non venga scemato e non si impoverisca sulle liti di vicinato ideologico o fra confinanti in un Comune, fra porta e porta in dissidio per una diatriba di vicinato. La forza della ragione sta proprio nella possibilità di scegliere la via migliore non la «meno peggio». Dove c’è rancore non c’è verità. Se da una parte sta all’amministratore accorto evitare i dissidi e non disattendere le speranze e le aspettative, che sono ancora crescenti, dall’altra sta al cittadino scegliere la via più vicina alle sue aspettative, indipendentemente dalla propria colorazione. Ecco quindi un impegno necessario e da rinnovare, quello di scegliere il migliore dei mondi possibili anche micro comunali.

La vecchia tradizione liberale offre un ventaglio di forze qualificate in molti ambiti, non in senso partitico esclusivo. È strano talvolta sentire il Liberalismo - che ha creato le società moderne - rimproverato di eccessiva inclinazione al profitto. Se alcuni talvolta hanno comportamenti diversi da una nobile e corretta idea che tuttavia professano, non può per questo essere perseguibile anche quell’idea, che tuttavia resiste, ancora viva e rinnovabile, e ammanta anche le scelte di chi non ha un’appartenenza «di scuderia». Il confronto fra avversari deve avvenire sul terreno del dialogo e del confronto, non sulla fantapolitica e sul pregiudizio. Lo svizzero Vieusseux creò l’Antologia per fare dialogare i differenti, perché tutte le ideologie democratiche hanno un loro valore. Non votare è una mancanza verso se stessi.