L'editoriale

Conferenza di pace, un processo senza garanzie né illusioni

Il messaggio giunto ieri da Berna va proprio in questa direzione: la conferenza del Bürgenstock - confermata, d’accordo - non è accompagnata da alcuna garanzia di successo
Paolo Galli
11.04.2024 06:00

La pace in Ucraina non verrà firmata il prossimo 16 giugno. Chissà quanto tempo ancora ci vorrà per fermare la macchina della guerra. Nessuno si illuda. Il messaggio giunto ieri da Berna va proprio in questa direzione: la conferenza del Bürgenstock - confermata, d’accordo - non è accompagnata da alcuna garanzia di successo. Viola Amherd è stata chiara, ricordando quale fosse l’alternativa: non fare nulla.

Starsene, insomma, con le mani in mano, in attesa degli eventi. Già, però a richiamare la nostra azione, i nostri buoni uffici, è stata l’Ucraina stessa. Lo ha sottolineato Ignazio Cassis: i buoni uffici vengono messi a disposizione sulla base di una richiesta. «Perché altrimenti significherebbe farsi i fatti degli altri». In questo caso è stato Volodymyr Zelensky a invocarci quali mediatori. Lo ha fatto anche con una certa verve, mettendo Berna alle corde, ribadendo più volte le proprie aspettative, quasi dettandoci i tempi. Ora i tempi sembrano maturi, lo sono sulla base di un consenso internazionale giudicato «sufficiente». E saranno allora oltre cento, gli invitati. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Cassis, dovrebbero rispondere positivamente anche diversi Paesi «vicini» alla Russia.

Ma la Russia non ci sarà. Mosca è sempre stata chiara: ha d’altronde un’altra idea di pace. Ma l’intenzione è proprio di riuscire a richiamarla nel processo. Di questo si è parlato, di un processo. Non di un vertice in cui verrà firmato un documento risolutivo, bensì di una traiettoria che possa coinvolgere nelle tappe successive anche la Russia. Servirà insomma una tabella di marcia, che tenga in considerazione entrambi i punti di vista, tutte le richieste. Perché gli Stati in guerra sono due. E disegnare una rotta solo sulla base di quanto auspicato da Zelensky sarebbe pura retorica. Ancora a febbraio, il presidente ucraino parlava di questa conferenza come di «una piattaforma in cui Vladimir Putin possa accettare di aver perso questa guerra». Ecco, affinché questo vertice porti al coinvolgimento successivo della Russia, saranno da prevedere anche nei confronti dell’Ucraina dolorose e a volte ingiustificate richieste verso un compromesso.