Post elezioni

I sindaci ticinesi guadagnano meno dei funzionari

Eppure sono spesso occupati a tempo pieno – La polemica: «La politica di milizia è ormai solo una facciata»
Il sindaco di Lugano, Michele Foletti, è il più pagato in Ticino: ma guadagna solo 133 mila franchi. © CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
21.04.2024 06:00

A Bellinzona ci sono funzionari che a fine mese portano a casa il doppio del sindaco. A Mendrisio ci sono dirigenti comunali che arrivano a guadagnare addirittura il quintuplo del sindaco. E anche a Lugano la busta paga più pesante non è affatto quella di Michele Foletti, sebbene sia lui il primo responsabile della Città.

«Ci vorrebbe il coraggio di affrontare il discorso della professionalizzazione della politica - sostiene Andrea Pilotti, professore e ricercatore all’Istituto di studi politici (IEP) dell’Università di Losanna -. Ancora domenica scorsa, dopo le elezioni comunali ticinesi, ho sentito alcuni ex municipali difendere il principio della politica di milizia. Ma ormai nei grossi centri urbani la milizia esiste solo sulla carta. I sindaci sono di fatto già professionisti ma questo non viene loro riconosciuto, nemmeno dal punto di vista della remunerazione».

Nessun altro lavoro

Michele Foletti, come già il suo predecessore Marco Borradori, non esercita altre attività professionali oltre a quella di sindaco di Lugano. Ma il regolamento cittadino prevede che il grado di occupazione del sindaco sia del 60% e quello dei municipali del 50%, per cui i salari vengono calcolati sul tempo parziale. Questo spiega perché Foletti percepisca «solo» 133’834 franchi all’anno (più 15’000 franchi di rimborso spese) mentre i direttori di primo livello o il segretario comunale possono arrivare fino a un salario di 233’000 franchi.

E dire che Foletti prende ancora tanto rispetto ad altri omologhi ticinesi, come Samuele Cavadini, che per guidare Mendrisio deve accontentarsi di 36’000 franchi (più 4’000 franchi di rimborso spese), oppure Bruno Arrigoni, che in un comune complicato come Chiasso riceve 48’000 franchi annui (più 2’000 franchi di rimborso spese).

A qualcuno potranno sembrare buone paghe, ma sono inezie rispetto alle remunerazioni in uso nel resto della Svizzera. I sindaci di Zurigo, Ginevra, Berna o anche di centri meno popolosi come Aarau o Frauenfeld percepiscono tutti più di 200’000 franchi all’anno.

«È già dagli inizi del Novecento che in alcuni centri urbani sono presenti forme di professionismo - riprende Pilotti -. A Sud delle Alpi il tema rimane tabù, c’è ancora una certa reticenza a parlarne. Tuttavia il professionismo politico esiste già anche in Ticino. Si tratta solo di riconoscerlo e adeguare l’aspetto formale».

Le sirene del populismo

E qui sta la parte difficile. Si è visto nel 2018 a Bellinzona come la popolazione abbia dato ascolto ai referendisti (MpS e POP da una parte, Lega e UDC dall’altra) e bocciato l’adeguamento degli onorari dei membri dell’esecutivo della nuova città aggregata. «Per fare il municipale non bisogna essere né Einstein né Stachanov», polemizzava Tuto Rossi (UDC), giudicando esagerate le somme di 80’000 e 120’000 franchi annui che sarebbero state versate ai municipali, rispettivamente al sindaco. Comunque poca roba, rispetto a realtà simili d’Oltralpe.

«È curioso che inizialmente nelle grandi città fu la destra, in particolare il PLR, a chiedere di migliorare le retribuzioni negli esecutivi in modo da rendere queste posizioni più attrattive agli occhi dei profili qualificati - ricorda Pilotti -. Negli ultimi tempi invece abbiamo visto come l’UDC siastata in prima linea nel condurre la battaglia contro l’aumento delle remunerazioni degli eletti».

A Frauenfeld, Lucerna o ancora Wil, l’UDC ha lanciato vari referendum per la limitazione dei salari dei municipali. «È un tema molto emotivo, un tema facile con cui mobilitare l’elettorato - sostiene Pilotti -. Rientra in quel discorso di antipolitica che si è diffuso negli ultimi vent’anni e che l’UDC ha fatto anche suo. Va detto che storicamente questo partito ha sempre fatto fatica a entrare nei municipi delle grandi città, quindi la critica alle retribuzioni è anche uno strumento di opposizione».

Più ricchi senza cariche pubbliche

Il rischio però è che, in mancanza di un adeguamento dei salari, la politica finisca per diventare ancora meno attrattiva. «Per molti profili professionali, la politica è un’attività in perdita - osserva Pilotti -. Entrando in un municipio, queste persone devono rinunciare a una parte di entrate legate alla loro professione di origine che non viene compensata dalle indennità».

Per fare un esempio, se Mario Branda facesse ancora il procuratore pubblico, avrebbe un salario di oltre 200’000 franchi all’anno. Come sindaco di Bellinzona, deve accontentarsi di 95’000 franchi, più 5000 franchi di rimborso spese. Certo, qualcuno dirà che Branda può sempre arrotondare lavorando come avvocato nel tempo libero. A patto che gliene resti.

«Nelle città ticinesi il professionismo è già una realtà per molti municipali, a maggior ragione in realtà aggregate come Lugano o Bellinzona - afferma Pilotti -. Non c’è motivo di nascondersi dietro a una difesa di principio della politica di milizia, quasi a volersi giustificare. Gestire una città rappresenta una grande responsabilità e un grande impegno, che è giusto siano riconosciuti, non solo a parole. Il professionismo è un’evoluzione inevitabile».

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