Economia

La stampa locale non è morta

A sorpresa, i quotidiani regionali continuano a guadagnare lettori: «La prossimità è un bene prezioso»
La digitalizzazione avanza inarrestabile, i quotidiani con respiro locale stanno reggendo con forza l’urto. CdT/ Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
14.04.2024 06:00

Più volte data per spacciata, la stampa locale sta resistendo molto meglio dei grandi giornali nazionali all’inesorabile avanzata della digitalizzazione. «La prossimità è uno di quei parametri che sembrava dover sparire con la digitalizzazione e che invece, un po' a sorpresa, è ancora rilevante», osserva Gabriele Balbi, professore all’Istituto di media e giornalismo dell’Università della Svizzera italiana.

I risultati dell’ultimo rilevamento WEMF/REMP sono lampanti. Nell’ultimo semestre La Domenica ha visto crescere il numero dei suoi lettori da 62 a 63 mila (senza considerare la versione digitale), mentre il Corriere del Ticino è salito da 94 a 95 mila lettori, tra versione cartacea e sfogliatore sul web, un incremento che su base annua è addirittura del 10%. Nello stesso periodo La Regione è cresciuta dell’1%, a 79 mila lettori. Ciò significa che, insieme, i due quotidiani ticinesi raggiungono 174 mila persone. Non male, in un cantone di 354 mila abitanti, neonati compresi.

«A livello macro e globale è chiara la tendenza, in corso da diversi anni, di una diminuzione complessiva dei lettori di giornali cartacei e di un’emorragia degli introiti pubblicitari verso le grandi Big Tech e le piattaforme digitali», contestualizza Balbi .

Il coinvolgimento degli utenti

Detto ciò, nel panorama mediatico ci sono informazioni che serbano più valore di altre. «Più in generale, sia per la stampa che per altri settori della comunicazione, il coinvolgimento degli utenti è centrale - spiega il professore dell’USI -. Se la stampa nazionale o internazionale propone notizie appunto a carattere ampio e internazionale, la stampa locale copre informazione locale. La prima tipologia d’informazione si può trovare riprodotta in molti altri luoghi, anche gratuitamente, si pensi ai social media. La seconda tipologia d’informazione, a carattere più locale, è invece meno diffusa, viene prodotta da meno soggetti, circolare meno in forma gratuita e viene ritenuta più vicina al lettore. È quindi una merce-informazione più preziosa e, direi, più personalizzata».

L’attaccamento all’informazione locale è evidente in tutta la Svizzera. Per esempio nel canton Giura, poco meno di 74 mila abitanti, Le QuotidienJurassien raggiunge 45 mila lettori. In Vallese, 357 mila abitanti divisi tra francofoni e germanofoni, Le Nouvelliste viene letto da 113 mila persone e il Walliser Bote da altre 56 mila. Sono numeri importanti, se raffrontati per esempio agli 86 mila lettori di un quotidiano di caratura internazionale come Le Temps o ai 272 mila lettori del Blick, che pure si muove in un mercato di oltre 6 milioni di germanofoni.

Un mondo che cambia

La stampa locale regge bene, dunque, almeno a livello di lettori, perché le finanze sono un altro discorso. «Nonostante la rilevanza dell’informazione locale possiamo constatare che il giornalismo locale sta lottando da anni per la sopravvivenza - osserva Colin Porlezza, anch’egli professore all’Istituto di media e giornalismo -. Dal 2003 sono state soppresse oltre 70 testate regionali e locali in tutta la Svizzera. Questa emorragia è legata a diverse sfide con cui l’editoria locale si vede confrontata, in particolare la digitalizzazione, che ha cambiato il mercato mediatico in modo radicale negli ultimi 20 anni, modificando il modello di business tradizionale».

I media hanno dovuto adeguarsi, proponendo nuovi formati come newsletter e podcast. Investimenti che, a medio termine, potrebbero rivelarsi fruttosi. «È proprio questa crescente differenziazione dell’offerta digitale, insieme alla caratteristica dell’informazione locale e al legame con il territorio - sostiene Porlezza -, che potrebbero contribuire alla maggior fidelizzazione dei lettori».

Ciò che è auspicabile per il futuro dei media, ma anche del sistema democratico. «Purtroppo ci sono già cantoni che non sono più serviti da un’offerta giornalistica locale indipendente e che si sono così trasformati in una sorta di camera oscura mediatica - conclude Porlezza -. È pericoloso. I media locali sono centrali per il processo democratico, per la formazione delle opinioni e per il rafforzamento di una sfera pubblica critica, a maggior ragione in una democrazia diretta come la nostra».

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