Valle di Blenio

«Poche chiacchiere e tanti bigné»

La pâtisserie non è uno scherzo per Céline Strazzini, che ha lasciato Zurigo per aprire un suo laboratorio ad Acquarossa
Strazzini al lavoro nel suo laboratorio in Valle di Blenio.
Davide Illarietti
11.02.2024 15:00

Le fritture di Carnevale non sono di casa, nel laboratorio di Céline Strazzini ad Acquarossa. Preferisce i bigné ripieni, che «vanno per la maggiore in questo periodo» e sono una tradizione molto sentita, almeno in Valle di Blenio. Poche chiacchiere quindi ma tanto lavoro, a Carnevale come tutto l’anno. Toglie i bocconcini di pasta choux dal forno, in ognuno versa il ripieno appena fatto. «In questo periodo da noi il classico è lo zabaione. La gente ne va matta».

Il bello del Carnevale del resto è proprio che ogni scherzo vale, e anche ogni dolce: la ricchezza culinaria è ampia come l’offerta di feste e parate da Chiasso a Roveredo. Anche se nell’immaginario collettivo la «frittura» continua a farla da padrona, in realtà «ci sono tante possibilità di inventare e sperimentare non per forza legate al mondo del fritto» assicura Strazzini.

Anche lei si è inventata e reinventata. Nel suo laboratorio all’imbocco della Valle del Sole Strazzini si destreggia tra centrifughe e «sac à poche», con la stessa agilità e padronanza che ha allenato nelle cucine frenetiche dell’alta ristorazione zurighese. Aveva 19 anni quando ha lasciato il Ticino per costruirsi da zero una carriera oltre Gottardo. La pâtisserie svizzero-tedesca è stata una palestra per la giovane bleniese, che mai avrebbe immaginato, solo sei anni fa, di ritrovarsi oggi a preparare dolci di Carnevale nel suo paese natale.

Nel Grand Hotel più antico della Svizzera

Una palestra non facile. Céline ricorda «con affetto e soddisfazione» i sei anni trascorsi a Zurigo al cinque stelle Savoy-Baur en Ville. «È la cosa più bella che mi sia capitata». Il più antico Grand Hotel elvetico, fondato nel 1838 in quello che oggi è il cuore finanziario della Svizzera, la mitica Paradeplatz, ha aperto le sue porte alla giovane aspirante pasticcera, appena uscita da un apprendistato in Ticino. Aveva inviato un curriculum «senza neanche sperare troppo di essere presa» ricorda Strazzini.

E invece... Invece è stata la svolta. «Ho avuto la possibilità di lavorare con dei grandissimi maestri» ricorda la 29enne. «I tempi e le dinamiche di un hotel a cinque stelle sono diverse da quelli di un laboratorio dolciario, bisogna correre e soddisfare nell’immediato le richieste dei clienti, ci sono gerarchie e protocolli da rispettare». Inoltre da italofona - ancorché fluente in Hochdeutsch - e donna, in un ambiente marcatamente maschile, Strazzini ha avuto «non poche difficoltà» a ritagliarsi il suo ruolo. «Eravamo tre ragazze in una brigata di venti persone. Ero alle prime armi, non nascondo che all’inizio ho avuto la tentazione di mollare e tornare a casa».

Dalla Limmat al Brenno

E invece a casa Céline ci è tornata, sì, ma sei anni dopo, con un solido curriculum e le lodi della direzione. E lo choc al ritorno non è stato uno scherzo - per stare in tema carnevalesco - proprio come all’andata. «La vita in valle è molto diversa che a Zurigo. In realtà volevo solo prendere una piccola pausa, per poi proseguire l’esperienza in altre strutture alberghiere - sottolinea - sempre oltre Gottardo». Ma a giocarle lo scherzo più brutto è stato il Covid. A febbraio 2020 Céline si trova bloccata a Semione, nella casa dei genitori. «È stato un incubo, non sapevo come ripartire. Dopo la pandemia il lavoro nella ristorazione era diminuito molto, dovevo inventarmi qualcosa».

Intanto le foto di dolci fatti in casa che posta sui social network (Instagram soprattutto, sulla pagina _shelby7) riscuotono un discreto successo. «Mi sono trovata a un bivio. La mia famiglia mi ha dato supporto e spinta, proprio nel momento in cui stavo per rifare le valigie» ricorda Strazzini. «In qualche modo mi hanno suggerito la strada». Dopo una parentesi come cameriera - «utile per imparare a interfacciarmi con la gente, ma non era il mio» - decide di fare il passo: aprire un laboratorio tutto suo.

Riportare un giovane talento in Valle è un successo per la comunità - «non si vedono molti giovani aprire imprese, effettivamente» - ma anche la pasticcera sente di averci guadagnato. «Ho a che fare con la mia gente, molti clienti li conosco di persona o comunque diventano amici, c’è fidelizzazione: mi sento parte di qualcosa e sono contenta di contribuire a tenere vivo questo bellissimo posto».

Dalla finestra del laboratorio di Strazzini si vedono i boschi di Acquarossa. In questi giorni ricorre l’anniversario del «riposo forzato» che stravolse i piani della giovane pasticcera: nel febbraio 2020, poco dopo il Rabadan, le manifestazioni pubbliche vennero bloccate in tutta la Svizzera italiana. «È stato un periodo difficile, ma a volte dalle difficoltà nascono grandi opportunità».

A misura d’uomo

La cucina di Céline è un appartamento convertito in laboratorio ad Acquarossa. Lei lo chiama «l’atelier». Impastatrici, forni e frigoriferi si mimetizzano nell’atmosfera casalinga: i clienti vengono fatti accomodare come fossero in una sartoria su misura. Disegnano la torta assieme alla «chef», che ascolta, dà consigli, propone, modifica. «Partendo dall’idea del cliente posso realizzare qualsiasi tipo di dolce, costruiamo la torta praticamente da zero» spiega Strazzini.

Il concetto del «bespoke», del su misura applicato alla pasticceria, è una novità nelle Tre Valli. «Raramente mi capita di fare due volte la stessa identica torta» racconta la pasticcera. Céline conosce la sua clientela e gli affezionati ormai le lasciano carta bianca. «Quando ho capito i gusti di una persona posso fare di testa mia e tentare anche qualche esperimento». È il bello di mettersi in proprio: la creatività. «Uso molto le ricette imparate a Zurigo - conclude Strazzini - ma le rielaboro a modo mio». Il suo obiettivo è far assaggiare alla Valle qualcosa di nuovo, partendo dalla tradizione. Dalle uova del contadino e latte e burro rigorosamente ticinesi.

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