Cinema

«Lavoro per un Festival che faccia discutere»

In esclusiva per il Corriere del Ticino, Maja Hoffmann torna a parlare in vista dell’inizio del LFF - La presidente confessa di volerlo «audace» e «innovativo»
©Chiara Zocchetti
Paride Pelli
30.04.2024 06:00

Sono passati sette mesi dal giorno in cui è stata eletta presidente del LFF. Ne mancano però tre (più qualche giorno) all’inizio della kermesse. Insomma, il tempo stringe in fase organizzativa. Per la prima volta, Maja Hoffmann torna a parlare con la stampa.

Signora Hoffmann, perché ha accettato il ruolo di presidente del Locarno Film Festival? In altre parole, a distanza di sette mesi, è sempre convinta di questa scelta?
«Certamente! In questi mesi ho avuto occasione di immergermi nell’organizzazione e nella comprensione dei suoi meccanismi interni. Ho intavolato discussioni su iniziative strategiche e preso parte alla definizione e implementazione della struttura di governance. Ho riscontrato una profonda passione a tutti i livelli del Festival, oltre al valore condiviso nel sostenere una nuova generazione di talenti».

Quanto la motiva questa sfida e che posizione ricopre nella sua scala di priorità tra le sue numerose attività?
«Vedo alcune similarità con una parte del lavoro di ricerca, con le residenze per artisti e i progetti espositivi che portiamo avanti all’interno delle strutture della LUMA Foundation ad Arles e a Zurigo. Penso anche al Sundance Festival, a cui ho partecipato a gennaio insieme alla direzione di Locarno, così focalizzato sul cinema indipendente e sulla valorizzazione dei talenti emergenti, attraverso la messa in rilievo di un cinema molto vicino alle giovani generazioni. Il mio operato nei Consigli di numerose istituzioni culturali in Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, oltre che nell’ambito del Festival di Fotografia di Arles, fornisce spunti sulle ultime tendenze verso cui questi ambiti stanno evolvendo».

Vede un’opportunità di interdipendenza reciproca tra questi ambiti?
«C’è sicuramente un desiderio condiviso che interessa la produzione di immagini in movimento, video, film».

Che presidente del Festival mira a essere Maja Hoffmann? E per quanto tempo?
«È presto per prevedere come sarà il mondo, ma credo che la cultura lo renderà sicuramente molto più interessante, vario e, speriamo, più libero. Succedo a un presidente insostituibile, che ha maturato una grande esperienza nei 25 anni al timone del Festival. Solari è stato un presidente operativo molto rispettato: con me è diverso. Il mio obiettivo, da discutere con il Consiglio di Amministrazione, è quello di rafforzare un team appassionato e passare da un presidente-CEO a una presidenza con una visione artistica più forte e un CEO alla guida del team, al cui interno agirà con la necessaria autonomia il direttore artistico».

In questo senso, il paragone che spesso viene fatto con il suo predecessore Marco Solari La infastidisce o al contrario La stimola?
«È naturale che nascano paragoni quando avviene una transizione nella leadership. Il mio obiettivo è quello di costruire a partire dalle fondamenta che sono state gettate - verso le quali nutro pieno rispetto - consolidando e potenziando la posizione del Festival attraverso le mie capacità e competenze».

Dopo aver incontrato di recente alcuni dei nostri principali stakeholder, processo che è ancora in corso, mi è chiaro che ciò che li accomuna è la dedizione nei confronti di arte e cultura, l’amore per il cinema e il sostegno alla regione del Ticino

Che situazione ha trovato a Locarno per ciò che riguarda il rapporto con le istituzioni e l’organizzazione della macchina del Festival?
«Dopo aver incontrato di recente alcuni dei nostri principali stakeholder, processo che è ancora in corso, mi è chiaro che ciò che li accomuna è la dedizione nei confronti di arte e cultura, l’amore per il cinema e il sostegno alla regione del Ticino. Ho la fortuna di poter contare sul sostegno e la consulenza del nostro vicepresidente Luigi Pedrazzini e del nostro managing director Raphaël Brunschwig, che sono di base in Ticino e in Svizzera, e non vedo l’ora di incontrare il maggior numero possibile di volti vecchi e nuovi».

Lei si ritiene un’innovatrice, quindi con la volontà di cambiare le cose e lasciare la sua impronta, o ha la pazienza di aspettare e lavorare nel solco della continuità?
«Sono piuttosto favorevole al fatto che un progetto culturale dissesti e sconvolga, perché è ciò che permette l’innovazione e stimola il dibattito. Per quanto riguarda il cambiamento, credo sia necessario ricercare un costante miglioramento della nostra offerta e provare a cambiare le cose in meglio, ma sarà un processo graduale».

Qual è l’obiettivo principale di Maja Hoffmann legato al Festival?
«Innanzitutto, tra tutti i Festival, Locarno mi offre un obiettivo e una visione che condivido appieno: scoprire e sostenere la prossima generazione di talenti. Daremo vita a spazi in cui le diverse voci possano essere ascoltate. Un’intera nuova generazione di artisti vuole esprimersi attraverso il cinema, imparare dal cinema e gioire dello spazio e della magia dell’immagine in movimento. Lo stesso vale per il pubblico.

Il managing director Raphaël Brunschwig e il direttore artistico Giona A. Nazzaro che ruolo avranno nella sua organizzazione?
«Mi piace lavorare con tutto il team. Finora i miei scambi sono intercorsi soprattutto con Giona A. Nazzaro per la parte artistica e con Raphaël Brunschwig per la visione e la strategia, nella quale posso anche coinvolgere i miei stretti collaboratori della LUMA. In questo modo possiamo contribuire a rafforzare la reputazione di Locarno come uno dei festival cinematografici più innovativi, audaci e inclusivi del mondo».

Come cambierà il Festival a livello di proposta artistica con Lei al comando?
«Locarno si è sempre distinta per le sue scelte intrepide, la sua responsabilità sociale e l’attitudine all’innovazione. Questo spirito va preservato. Ci apprestiamo a immaginare il futuro del cinema, il futuro del mondo - dobbiamo chiederci: come può il Festival contribuire positivamente a questa discussione?».

In questo primo anno sono molto interessata a vedere come funzionano le operazioni in loco e a confrontarmi con questa realtà, anche mettendola a confronto con altre

Può già dirci se sarà presente all’inaugurazione del 7 agosto 2024 e se sarà a Locarno per tutta la durata della rassegna?
«Innanzitutto mi spiace molto non poter partecipare all’Assemblea generale questo giovedì, ma purtroppo la data è stata scelta prima della mia nomina. Tuttavia, non vedo l’ora, per il Festival, di immergermi nell’atmosfera della Piazza Grande e di tornare in Ticino... In questo primo anno sono molto interessata a vedere come funzionano le operazioni in loco e a confrontarmi con questa realtà, anche mettendola a confronto con altre. Ma soprattutto sono interessata a scoprire nuovi talenti che non ho ancora incontrato nel mio percorso e a potermi sentire orgogliosa del fatto che questi siano stati scoperti proprio a Locarno».

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