Tennis

Addio, caro rovescio a una mano

Nell’attuale top 10 del ranking ATP figurano solamente giocatori che ricorrono alle due mani, una prima assoluta da 51 anni a questa parte – L’evoluzione della disciplina rischia di comportare la scomparsa di uno dei gesti più spettacolari ed eleganti – A risentirne sarà la varietà del gioco
Uno dei marchi di fabbrica di Roger Federer, immortalato sull’amata erba di Wimbledon. ©Reuters/Antoine Couvercelle
Alex Isenburg
28.02.2024 06:00

Quella appena trascorsa, per certi versi, è stata una settimana storica nel tennis maschile. Il perché è presto detto e riguarda i recenti cambiamenti nel ranking ATP. A spiccare, è soprattutto stata l’uscita di Stefanos Tsitsipas dalla top 10. Il greco figurava nella lista dal 2019 e - fatta eccezione per Novak Djokovic - poteva vantare la più lunga striscia di settimane consecutive tra i migliori dieci del mondo. Già di per sé, dunque, è stata una notizia non indifferente. Il tutto, poi, è divenuto ancor più significativo poiché si è materializzata una situazione che non si era mai verificata in 51 anni. Da quando esiste il ranking ATP, ossia dall’agosto del 1973, stiamo vivendo i primi giorni in cui tra i primi 10 della classifica mondiale non figura nessun giocatore con il rovescio a una mano. Il greco, per l’appunto, era l’ultimo superstite. Sono numeri, questi, che fanno una certa impressione e che di conseguenza impongono determinate riflessioni. Si tratta solo di un caso o sono dati che certificano invece l’estinzione di un colpo che ha contrassegnato decenni di questo sport?

Le statistiche non mentono

Stando a quanto mostrano le cifre, purtroppo, sembra che il rovescio a una mano sia destinato a scomparire, quantomeno per ciò che concerne l’élite del tennis maschile. Dieci anni fa, nella top 100 erano ben 28 i tennisti che non utilizzavano un rovescio bimane. Ora, invece, ce ne sono solamente 11. Quattro di questi (Dimitrov, Lajovic, Wawrinka e Thiem) erano già presenti nel 2014 e hanno già toccato la soglia dei 30 anni di età. Il bulgaro, attuale numero 13, dalla seconda parte della scorsa stagione sta vivendo una sorta di seconda giovinezza. Non è escluso, quindi, che possa continuare a macinare punti per rientrare a far parte dei migliori. Wawrinka, ormai, si appresta a spegnere 39 candeline e ha logicamente già dato il meglio di sé. Lo stesso, sciaguratamente, si può dire per Dominic Thiem. L’austriaco - seppur ben più giovane di Stan - non riesce però a tornare sui livelli di tennis espressi prima del suo infortunio al polso. Lui che, tra l’altro, è tuttora l’ultimo giocatore con un rovescio a una mano ad aver vinto un Grande Slam e forse, a questo punto, lo resterà per sempre.

Guardando al futuro, infatti, non sembrano esserci pretendenti sufficientemente forti per spezzare questa maledizione che perdura dal 2020. Certo, lo stesso Tsitsipas si è già avvicinato a questo traguardo in passato, raggiungendo per due volte una finale Slam, ma al momento le sue quotazioni sono in ribasso. Lo stesso discorso lo si può fare con Musetti e Shapovalov (scivolato addirittura al 120. posto della graduatoria), due giocatori che hanno ancora tanti anni di carriera davanti a sé e che possono contare su un talento indiscutibile. Nonostante ciò, per svariati motivi, il loro attuale rendimento sembra insufficiente per poter ambire a certi traguardi. Per onor di cronaca, è giusto citare anche gli altri attuali membri della top 100: Eubanks, Evans, Altmaier, O’Connell e Kovacevic. I cinque, assieme, nelle loro carriere hanno vinto soltanto tre titoli in singolare e hanno collezionato solo un quarto di finale di un Major. Troppo poco, insomma, per pensare di cambiare le sorti dello sport.

Il destino del tennis sembra dunque segnato, basta guardare alla prossima generazione di talenti. Oltre ai campioni che si sono già affermati in tenera età (come Alcaraz, Sinner o Rune), anche i vari Mensik, Shang o Fonseca dispongono tutti di un rovescio a due mani.

Le ragioni tecniche

Al momento dell’introduzione del ranking ATP, lo scenario era diametralmente opposto a quello odierno, in quanto era presente un solo giocatore con il rovescio bimane. Si trattava di Jimmy Connors, che assieme a Björn Borg è senz’altro stato un precursore di questo colpo. Come ha fatto, allora, la situazione a capovolgersi in questo modo? I motivi, come spesso accade, sono molteplici. L’inversione di tendenza si è iniziata a notare agli inizi degli anni 2000, un periodo in cui la disciplina si è evoluta considerevolmente a livello di materiali: dalle racchette alle palline, senza dimenticare le corde e le superfici di gioco. La somma di tutti questi cambiamenti ha portato a favorire coloro che ricorrono all’ausilio della seconda mano. Quest’ultima, infatti, garantisce un maggior controllo e permette di addomesticare con più facilità l’aumento della potenza nei colpi. Inoltre, è un supporto fondamentale nella ricerca di angolazioni più strette e favorisce maggior stabilità quando si impatta con gli appoggi più frontali. Le difficoltà principali con il rovescio a una mano, invece, sono correlate ai rimbalzi sempre più alti delle palline. I maggiori problemi, in questo senso, si riscontrano in risposta o dinnanzi a colpi in top-spin particolarmente arrotati. Colpire il rovescio a una mano con la pallina sopra il livello della spalla è una situazione estremamente scomoda e svantaggiosa. Emblematici, in questo senso, gli incontri epocali tra Federer e Nadal: le rotazioni fantascientifiche imposte dal gancio mancino del maiorchino inchiodavano spesso Re Roger sull’angolo di sinistra. Federer, poi, ha trovato la soluzione a questo problema soltanto durante gli ultimi anni di carriera, giocando il rovescio con estremo anticipo e togliendo il tempo all’avversario. Anche grazie a questa arma, infatti, è riuscito ad imporsi in sette degli ultimi otto confronti diretti con Nadal.

Un peccato per gli occhi

Il concetto di bellezza, si sa, è soggettivo. Tuttavia, è innegabile che l’eleganza del rovescio a una mano rappresenta per certi versi l’essenza del tennis. Perdere questo colpo sarebbe un gran peccato e lo stesso Nadal ha recentemente criticato il gioco moderno, basato - a suo dire - esclusivamente sulla potenza e sul fisico. La disciplina, quindi, necessita della varietà che questo colpo le conferisce. Noi, poi, siamo di parte, ma non potrebbe essere altrimenti. Federer e Wawrinka sono stati i maestri assoluti di questo gesto negli ultimi decenni, incantando e ispirando un’infinità di appassionati. Non a caso, diversi dei giocatori sopra citati hanno dichiarato di colpire in quella maniera proprio perché cresciuti nel mito di King Roger. Per quanto, però, la sua eredità e il ricordo delle sue gesta saranno sufficientemente forti per far sopravvivere il rovescio a una mano?

Da Santoro a Davidov: la possibile rivoluzione

Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo, nel circuito maschile un giocatore francese dal fisico minuto faceva impazzire i migliori del mondo. Si chiamava Fabrice Santoro, detto «Le Magicien». Il suo gioco era del tutto fuori dagli schemi e si basava su un’infinità di variazioni, che mandavano in totale confusione gli avversari. La sua vera peculiarità, però, era un’altra. Il Mago, infatti, oltre al rovescio, colpiva anche il dritto a due mani, il che gli aveva garantito un altro soprannome nel tour, quello di «quadrumane». Visivamente, l’effetto era quello di assistere a due rovesci, sia dalla parte destra, sia da quella sinistra del campo. A distanza di una trentina d’anni, invece, lo scenario si è ribaltato. Sui social, da qualche mese a questa parte, è salito alla ribalta un bambino prodigio, Teodor Davidov. I video del 13.enne, ancora attivo a livello juniores, hanno fatto velocemente il giro del mondo. Davidov gioca cambiando costantemente la mano con la quale impugna la propria racchetta, colpendo sostanzialmente due dritti. Una tecnica che richiede evidentemente una dose di coordinazione non indifferente. Il tutto è nato con gli allenamenti svolti assieme al padre, che svolge anche il ruolo di coach. Quando Davidov ha iniziato a giocare con la mano sinistra - nell’intento di sviluppare maggior sensibilità con la mano più debole - si è reso conto delle sue potenzialità con il dritto mancino e ha deciso di mantenerlo. Nato a Sofia, ma cresciuto negli USA, il promettente tennista sfrutta la sua tecnica - del tutto inusuale e innovativa - per non dare punti di riferimento agli avversari. Tuttavia, resta da capire se questo stile possa mantenersi inalterato nel tempo, soprattutto nel momento in cui il ritmo delle sue partite aumenterà. Cambiare mano potrebbe risultare difficile quando avrà meno tempo a disposizione e dovrà fronteggiare una velocità di palla superiore. Non è un caso, infatti, che per il momento nessun ambidestro è mai riuscito ad avvicinarsi alle vette del ranking ATP. La carriera di Davidov va dunque tenuta d’occhio, per capire se il tennis sia davvero vicino a subire una rivoluzione.