Calcio

L'asticella della generazione 1992 e un altro banco di prova mondiale per la Svizzera

La selezione rossocrociata U17 torna a disputare la Coppa del Mondo di categoria, come non le accadeva più dall’edizione 2009 vinta da Xhaka e compagni - In Qatar si presenta una squadra chiamata a tenere il passo di altri Paesi emergenti e a fare i conti con lo spettro dei giocatori dal doppio passaporto
15 novembre 2009: la Svizzera conquista i Mondiali U17 battendo i padroni di casa della Nigeria in finale. © AP/SUNDAY ALAMBA
Massimo Solari
29.10.2025 06:00

Granit Xhaka e Ricardo Rodriguez sono, e lo rimarranno a lungo, i giocatori con più presenze nella storia della nazionale rossocrociata. Entrambi classe 1992, sedici anni fa furono tra i protagonisti dell’incredibile cavalcata che permise alla Svizzera di conquistare la Coppa del Mondo Under 17 in Nigeria. Considerata pure la presenza di Haris Seferovic - a lungo centravanti titolare della selezione maggiore -, quella generazione venne presto dipinta d’oro. Attorno a essa, d’altronde, prese progressivamente forma un gruppo di calciatori di spessore, capace di disputare con regolarità e ambizione i Mondiali e gli Europei dei «grandi».

Ora ci risiamo. Ed è proprio dal lontano 2009 che l’U17 elvetica non riusciva a meritarsi un invito nella competizione più prestigiosa del pianeta. La qualificazione al torneo in programma in Qatar dal 3 al 27 novembre, non a caso, è accompagnata da aspettative e un pizzico di curiosità. Non da ultimo per l’ingombrante paragone con gli illustri predecessori.

Un evento ipermediatizzato

Luigi Pisino, selezionatore elvetico, preferisce parlare di una «fonte d’ispirazione» e di un «riferimento esemplare», perché «siamo uomini e ci nutriamo anche di sogni». I suoi ragazzi, aggiunge, «non hanno vissuto in prima persona quel trionfo e però ne hanno sentito parlare molto a posteriori, rivivendo il Mondiale 2009 attraverso video, documentari e reportage». Detto ciò, il tecnico romando precisa: «Il passato non potrà determinare le nostre prestazioni a Doha e, dunque, non dovrà distogliere l’attenzione da un contesto differente rispetto all’epoca». Per dire: da questa edizione il Mondiale è stato esteso a 48 partecipanti, portando da 5 a 11 le formazioni europee ammesse. «Ma rimangono 11 su 55, e se pensiamo che Spagna, Paesi Bassi e Danimarca non sono riuscite a qualificarsi, beh, è possibile soppesare la portata della nostra presenza» tiene a puntualizzare Pisino.

Sarà pieno di scout, siamo abituati, ma in questo contesto particolare dovremo essere bravi a creare una bolla per proteggere la squadra
Luigi Pisino, allenatore Svizzera U17

I match verranno concentrati in nove campi del complesso sportivo «Aspire Zone». Un fazzoletto di terra che, inevitabilmente, sarà preso d’assalto da scout, agenti e funzionari di una o dell’altra federazione. E per la U17 rossocrociata e i suoi numerosi elementi dal doppio passaporto, è un fattore da non sottovalutare. «L’edizione che ci attende è stata particolarmente mediatizzata da parte della FIFA» conferma Pisino. Per poi aggiungere: «Io e miei collaboratori siamo abituati alla presenza massiccia di osservatori e procuratori. Un fenomeno, questo, che si manifesta già all’altezza della U15. Ma è vero che nelle condizioni attuali - segnate altresì dall’influenza dei social - dovremo essere bravi a proteggere la squadra, creando una sorta di bolla. E, certo, mantenendo i giocatori sul pezzo per rispettare la missione che ci siamo dati».

Che smacco per Gabriel Morisoli

L’allenatore della Nazionale U17, va da sé, pone l’accento sul collettivo e non si sofferma sui pezzi pregiati a sua disposizione. Lo facciamo noi, avanzando due nomi «chiacchierati». Da un lato Adrien Llukes, attaccante del Sion sponsorizzato dal presidentissimo Christian Constantin e in possesso della cittadinanza svizzera e kosovara. Dall’altro Mladen Mijajlovic, trequartista o esterno del Friburgo U19, cresciuto in Argovia ma di origini serbe. Dall’iniziale lista dei convocati, composta da 18 giocatori di movimento e 3 portieri, Pisino ha invece dovuto stralciare in extremis due profili. Entrambi fermati sul più bello da un infortunio. Il primo è Nelson Savonnier, possente difensore del Sion. «Era il nostro capitano e la sua assenza è senz’altro importante» ammette l’allenatore rossocrociato. Il secondo, purtroppo, è il bellinzonese Gabriel Morisoli, passato al Parma nell’estate del 2024. «Anche qui un peccato, poiché era reduce da prestazioni eccellenti con il suo club» indica Pisino. Insomma, il cerchio aperto nel 2009 da Bruno Martignoni - e con lui Matteo Tosetti e Igor Mijatovic - non potrà essere chiuso da un altro terzino destro sbocciato in Ticino.

È un peccato non poter contare su Morisoli, era reduce da prestazioni eccellenti nella Primavera del Parma
Luigi Pisino, allenatore Svizzera U17

«Ma siamo in Qatar con i migliori classe 2008 del Paese» evidenzia ancora il tecnico elvetico. E, tolta forse la Francia e la Germania - che non potrà contare sul fenomeno Karl Lennart, trattenuto dal Bayern Monaco - il discorso vale per tutte le 48 partecipanti. «La FIFA fa riferimento alla categoria U17, anche se di fatto è di ragazzi Under 18 che parliamo» osserva Pisino. «Il valore del torneo è significativo poiché, appunto, praticamente tutti i profili più talentuosi di questa generazione si sfideranno a Doha». Cosa che, per esempio, non si è verificata alcune settimane fa con il Mondiale U20 in Cile.

Qual è, dunque, il nostro livello?

Il torneo, detto altrimenti, costituirà un banco di prova anche per l’ASF. Per comprendere, ritrosia della Super League alla mano, se stiamo facendo bene i compiti a livello di promozione dei migliori giocatori svizzeri. «Eccetto forse la Francia, buona parte delle selezioni si trova nella nostra situazione, cioè senza 6-7 top già impiegati con regolarità nei massimi campionati» rileva Pisino. L’U17, per la precisione, è formata da elementi con qualche apparizione in Super League, altri che militano in Promotion con le U21 e tre giocatori attivi in Germania. «E sarà interessante misurarsi con altre culture; se penso al girone, la Costa d’Avorio per esempio si affida solo a giocatori che militano in Africa, spesso ad alto livello» afferma Pisino, prima di fissare l’asticella: «L’auspicio è che l’esperienza del Mondiale possa favorire lo sviluppo positivo di un progetto nato nella U15. Vogliamo portare in campo valori quali l’umiltà e la solidarietà, senza rinunciare all’ambizione. Non sarà semplice, ma puntiamo a raggiungere almeno la fase a eliminazione diretta». E, chissà, a forgiare i nuovi Xhaka e Rodriguez.

Ma perché non si gioca mai in Europa?

Da questa edizione il torneo verrà disputato a cadenza annuale e non più biennale. E le ragioni di questa scelta, presa dal Consiglio della FIFA nel marzo del 2024, sono molteplici. «Innanzitutto - ci spiega la Federcalcio internazionale - si è ritenuto giusto non scavalcare un’annata di calciatori. La categoria U17, in effetti, è già molto esigente sul piano fisico. E in caso di Mondiale ogni due anni, la tendenza a ricorrere anche a ragazzi di 15 o 16 anni - non per forza pronti sul piano atletico - risulta più pronunciata rispetto alla nuova configurazione annuale». Organizzare una competizione del genere ogni stagione, inoltre, risponde al desiderio della FIFA di rendere più democratico e globale il calcio di alto livello. «I migliori talenti europei, per esempio, hanno l’opportunità di disputare annualmente la UEFA Youth League. Un simile palcoscenico, al contrario, non è sfruttabile da molte realtà di altri continenti. Si spiega anche così l’allargamento della Coppa del Mondo U17 a 48 squadre, sulla scia di quanto avvenuto con le selezioni maggiori.

Un altro dato, restando al respiro dell’evento e al netto del suo formato XXL, balza all’occhio. Dopo l’edizione del 2003, andata in scena in Finlandia, il Mondiale non è più stato organizzato in Europa. E a questo giro, leggiamo, a farsi avanti senza ottenere alcun riscontro sarebbe stata la Danimarca. «La pianificazione del torneo in autunno - spiega in merito la FIFA - rende più complicata l’opzione europea. In questo periodo sono numerose le competizioni nazionali e internazionali in corso. Il che comporta un’occupazione elevata di campi d’allenamento, stadi e infrastrutture connesse. Nell’attribuire questa e le prossime quattro edizioni al Qatar, in campo maschile, e al Marocco, sul fronte femminile, la FIFA ha inoltre voluto prestare attenzione allo sfruttamento delle infrastrutture calcistiche esistenti nell’interesse dell’efficienza e della sostenibilità dei tornei». A ciò, ribadisce la FIFA, va per l’appunto sommata la volontà di offrire ad altri Paesi una visibilità calcistica e mediatica a oggi inferiore a quella presente nel Vecchio Continente. 

Nel quadro di un torneo allargato per la prima volta a 48 squadre, la Svizzera è stata inserita nel gruppo F, completato da Costa d’Avorio, Messico e Corea del Sud. Tutte le partite, tolta la finale prevista al Khalifa International Stadium il 27 novembre, verranno disputate nel complesso sportivo di Doha denominato «Aspire Zone». Gli elvetici - che oggi sostengono un ultimo test a Dubai, con il Marocco - debutteranno martedì 4 novembre, contro la Costa d’Avorio. I match al cospetto di Corea del Sud e Messico sono per contro in agenda venerdì 7 e lunedì 10 novembre. A qualificarsi per i sedicesimi di finale saranno le prime due classificate dei 12 gironi, oltre alle otto migliori terze. A detenere il titolo è la Germania.
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