Formula Uno

Hamilton alla Ferrari, una sfida affascinante con qualche punto interrogativo

Per Maranello l’investimento è a lungo termine, poiché il britannico resterà come testimonial anche dopo il ritiro - La macchina sarà all'altezza? E come andrà la convivenza con Leclerc?
© ANDRE PICHETTE
Pino Allievi
Pino Allievi
01.02.2024 22:01

Dalle 20.21 la Ferrari ha, ufficialmente, un nuovo pilota: Lewis Hamilton. Una notizia clamorosa. E strana. Perché Hamilton potrà guidare la Ferrari solo dal 2025, in quanto per la stagione che comincerà il 2 marzo in Bahrain è ancora vincolato alla Mercedes, così come Carlos Sainz – che dovrà cedergli il posto – resterà fedele alla Rossa, suo malgrado. Non era mai successo che un passaggio da una squadra di Formula 1 all’altra venisse annunciato con un anticipo di 12 mesi, ma è stato giocoforza farlo perché oramai l’indiscrezione era improvvisamente diventata di pubblico dominio.

La portata equivale a quella di passaggi epocali come quello di Schumacher dalla Benetton alla Ferrari, o di Valentino Rossi dalla Yamaha alla Ducati, o ancora di Marc Marquez che ha appena mollato la Honda per accasarsi con la Ducati del team privato Gresini.

Non solo corse

Hamilton approderà a Maranello come l’ennesimo (presunto) salvatore della patria, per riportare il titolo che manca dal 2007. Ma per la Ferrari l’investimento è a lungo termine, in quanto Lewis una volta smesso di correre resterà quale testimonial del marchio sia per le famose granturismo, sia per la linea di moda elegante che il Cavallino tenta da un paio d’anni d’imporre nel mondo del lusso. E chi meglio di Hamilton, che si destreggia alla grande tra social, jet set, mondanità assortita con un impegno extra-corse che ne ha fatto un paladino per campagne che riguardano l’integrazione, l’ambiente, i diritti degli emarginati? Lewis è un personaggio di immensa portata oltre che – numeri alla mano – il più grande di ogni tempo, con 7 Mondiali e 103 vittorie. Paradossalmente, arriverà in Ferrari per superare, come numero di titoli, Michael Schumacher, del quale nel 2013 prese il posto alla Mercedes.

Quando Lewis guiderà la Rossa avrà già 41 anni, contro i 28 di Charles Leclerc, suo primo rivale annunciato in un confronto che garantisce sin da ora scintille. Il fatto che Hamilton abbia accettato la sfida è la dimostrazione di come si senta motivato e integro, al punto da non temere il paragone con Leclerc, uno dei piloti più veloci in circolazione.

Il nodo cruciale

A questo punto diventa logico chiedersi come mai la Ferrari abbia voluto azzardare una mossa così spinosa. E la risposta non può che essere quella che con due «punte» sarà più facile combattere contro la Red Bull che sarà presumibilmente ancora ai vertici con Max Verstappen. Ma per battersi alla pari serve la macchina, che incide nelle prestazioni per l’80%, se non più. Ed eccoci al nodo cruciale, perché la Ferrari da anni non riesce a dare ai suoi piloti un mezzo competitivo. Non l’ha fatto quando ai vertici c’era la Mercedes, non è riuscita a rimettersi in gioco nelle stagioni targate Red Bull. Ingaggiare Hamilton per poi accontentarsi di un paio di vittorie e del secondo posto tra i costruttori non avrebbe senso. Ma in caso di Ferrari vincente è chiaro che Maranello punterà su Lewis. E Leclerc, che col rinnovo del contratto due settimane fa era convinto di essere la prima guida della Rossa sino almeno al 2026? Sono tanti i punti interrogativi che riguardano questa operazione, targata John Elkann, intrisa di fascino, suggestioni e rischi. La Ferrari, per Hamilton a fine carriera, rappresenta l’ultima sfida, oppure se vogliamo uno sfizio che il pilota britannico voleva togliersi, sapendo peraltro di accasarsi in una squadra comandata da Frederic Vasseur, che fu il suo team manager in Formula 3. Ma se Leclerc dovesse poi mostrarsi più rapido di lui – e non è escluso – il ruolo di Hamilton quale testimonial verrebbe offuscato, così come il suo «final» assumerebbe sfumature tristi, patetiche. L’età non gioca a suo favore, ora che i Mondiali di Formula 1 si protraggono per 24-25 tappe, da marzo a dicembre, con trasvolate lunghe e stancanti da un continente all’altro. Di suo, però, Hamilton ha sempre avuto la disciplina, il rigore, una serietà fuori dal comune, per cui lui non ha dubbi sull’esito positivo di ciò che lo attende.

Se la Ferrari avesse ingaggiato Verstappen, con relativo stuolo di tecnici Red Bull, le certezze oggi sarebbero maggiori: nondimeno quella di Lewis è una coraggiosissima provocazione contro la logica e i luoghi comuni che proprio per questo crea emozione e simpatia. In attesa che sia lui stesso a diradare dubbi e perplessità.

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