Formula 1

Il mondiale più lungo, di cui si parla troppo poco

Comincia la stagione 2024 di Formula 1 ma si parla quasi esclusivamente del 2025, come se quella che si sta avviando fosse un'annata già archiviata, di scarso interesse
Verstappen e la sua Red Bull promettono di fare nuovamente scintille in pista. © Reuters/Simon Galloway
Pino Allievi
Pino Allievi
01.03.2024 06:00

Colpa di un annuncio, Hamilton alla Ferrari, dato con troppo anticipo al punto da avvelenare il presente. Non c’è cronaca, trasmissione radio-tv, bar in cui non si discuta di quello che potrà fare Hamilton con la Ferrari nel 2025. Una perversione mediatica che immancabilmente si riverserà su ciò che accadrà da sabato in poi (in Bahrain e nella seconda gara in Arabia si eviterà la domenica per riuscire a convivere con il Ramadan), nel mondiale più lungo della storia: 24 gran premi più 6 gare sprint, da qui sino all’8 dicembre ad Abu Dhabi. Si comincia e si chiude negli Emirati con altre due gare nelle vicinanze (Arabia, appunto, e l’immancabile Qatar) perché gli sceicchi spendono cifre due volte superiori, o anche più, rispetto ai classici 20 milioni che rappresentano il «prezzo» per avere una corsa di F1.

Nonostante le premesse, il campionato che è scattato ieri con le prime prove a Sakhir ha invece contenuti piccanti per scatenare un interesse ben maggiore che in passato. L’instabilità di certe posizioni e i relativi sviluppi in corso dietro le quinte genereranno un agonismo acceso quanto insolito. Sarà importante chi vincerà, ma avranno molto peso pure i risultati parziali all’interno dei team, per i risvolti in prospettiva. Vediamo nel dettaglio.

Red Bull

La squadra campione del mondo, quella che ha dominato a piacimento nel 2023, è stata la più bersagliata dai dubbi, sino a ieri l’altro. Dubbi che riguardavano il vertice: Christian Horner, l’uomo che ha creato il miracolo, era stato accusato da una dipendente di «condotta inappropriata». Apriti cielo: sospetti, accuse velate, insinuazioni a raffica sulla moralità di Horner, da parte dei suoi diretti rivali. Sino alla piena assoluzione da parte degli avvocati indipendenti che hanno seguito il caso. Tutto come prima, quindi? Sì, per ora. Il tempo dirà. Se Horner fosse uscito di scena si sarebbero spalancate le porte per un passaggio del genio Adrian Newey alla Ferrari. E Max Verstappen si sarebbe trovato spiazzato, con un contratto che scade nel 2028. Invece il quadro si ricompone in apparente armonia. La RB20 è nata bene, con la provocazione di aver “copiato” le pance che non funzionavano sulla Mercedes e che sulla monoposto di Newey invece danno vantaggi di stabilità. Mal che vada si potrà tornare alla macchina 2023. Insomma, Red Bull e Verstappen sono favoriti ma a Checo Perez non saranno concesse attenuanti: se andrà piano come in tante gare del 2023 potrebbe essere sostituito in corsa.

Mercedes

Come si fa ad avere una prima guida (di fatto) che ha la testa a Maranello ed, estasiato, parla solo di come sognasse la Ferrari da bambino? (Bugia: anni fa diceva di sognare la Mercedes: tutti uguali…) La situazione di Hamilton è imbarazzante e nella seconda parte della stagione non avrà accesso ai meeting tecnici più delicati. Va bene a George Russell, che diventa il pilota di punta e dovrà dimostrare di maritarselo, riportando in alto la marca di Stoccarda, oramai lontanissima dal periodo d’oro. La W15 rompe col passato ed è una macchina più tradizionale: basterà? Nello stesso tempo Hamilton avrà bisogno di far vedere il suo valore al presente, per guadagnarsi credibilità in Ferrari dove approderà a 41 anni. A Maranello non potrà certo arrivare spompato e sconfitto dal compagno, no?

Ferrari

La SF24 c’è, è un’ottima monoposto che non consuma più le gomme, è guidabile e stabile. Cancellati i difetti di un anno fa. Però se non riuscirà a lottare alla pari con la Red Bull sarà l’ennesimo fallimento. Charles Leclerc parte da prima guida sapendo che non lo sarà più con l’arrivo di Hamilton. Un’ottima base per metterlo nella posizione di scatenarsi e dare il massimo, erigendo preventivamente un argine al potere che avrà Hamilton. Una premessa bella dal lato spettacolare, malata da quello gestionale. Poi c’è Carlos Sainz, fresco di licenziamento, che cercherà di stare davanti a Leclerc per rendersi appetibile a Red Bull o Mercedes. Mah! L’importante, alla fine, è che ci sia una macchina competitiva, in grado di vincere. Tanti i tecnici nuovi arrivati da altri team, ci sarà un discorso di accettazione e integrazione. Basta che non sia l’ennesima stagione d’attesa, di apprendimento…

Altri top

L’incognita, al momento, è rappresentata dalla McLaren, rafforzata da due tecnici di grido come Rob Marshall (ex Red Bull) nuovo direttore tecnico e David Sanchez (ex Ferrari), responsabile delle prestazioni. La MCL38 è apparsa buona ma non buonissima, a detta di Lando Norris e Oscar Piastri, due peperini che hanno fretta di giungere stabilmente al top. Perplessi anche Fernando Alonso e Lawrence Stroll delle prestazioni della Aston Martin Amr 24, lo scorso anno brillantissima all’inizio. Tutto da verificare.

Non top

Ci sono poi Alpine, Sauber, Williams, Racing Bulls (ex Alpha Tauri) e Haas che lotteranno nelle posizioni di centro gruppo. La Alpine (Gasly e Ocon) sta spendendo tanto e male ma non ha fatto il salto di qualità. Altrettanto la Sauber (Bottas e Zhou) non sta accogliendo la Audi con premesse di stabilità e competitività. La Williams (Albon e Sargeant) è in risalita, la Haas (Hulkenberg e Magnussen) non ha grandi prospettive, Racing Bulls (Ricciardo e Tsunota) promette invece scintille, avendo più appoggio da Red Bull.

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