Il commento

Marco Odermatt: ci vuole un rivale, lo richiede la storia dello sci

Il fenomeno nidvaldese si sta trasformando in un cannibale e i cannibali, nello sport, non sono mai ben visti da tutti
Flavio Viglezio
25.02.2024 15:30

Anche la matematica, adesso, ha certificato ciò che si sapeva ormai da tempo: Marco Odermatt ha conquistato la sua terza Coppa del mondo di fila. Lo ha fatto – noblesse oblige – da grande campione, andando a vincere come solo lui sa fare il settimo gigante stagionale su sette, il decimo consecutivo. Numeri e risultati che lasciano a bocca aperta e che testimoniano della grandezza di un campione unico. Un fenomeno che è in piena corsa per portare a casa anche tre Coppe di specialità: quella del gigante, ovviamente, ma anche quelle di superG e discesa. Lasciamo spiegare agli addetti ai lavori – che ne sanno ben più di noi – la superiorità tecnica di Odi nei confronti dei suoi avversari. Ma il suo modo di sciare, di pennellare le curve come se si trovasse su due binari, la sua eleganza e la capacità di rimediare con incredibile naturalezza a qualche inevitabile piccolo errore, lasciano stupefatti.

Si sta trasformando in un cannibale dello sci alpino, il 26.enne di Buochs. E i cannibali, si sa, nello sport non sono mai ben visti da tutti. Odermatt, invece, è apprezzatissimo anche dai suoi avversari, che gli riconoscono non solo una superiorità a tratti imbarazzante, ma una simpatia, una gentilezza e una spontaneità fuori dal comune. Il suo sorriso genuino, da ragazzo semplice, che sfoggia immancabilmente al termine di ogni gara – anche quando non vince – lo rendono unico. In questo senso, il paragone con Roger Federer è già stato fatto. Due fuoriclasse gentiluomini, mai sopra le righe. Di fatto Odermatt ha preso il posto lasciato libero dal tennista basilese nel cuore degli appassionati svizzeri. Entrambi hanno avuto e hanno la capacità di emozionare anche chi guarda le vicende sportive in maniera distratta. Quelli che di tennis e di sci alpino non hanno mai capito molto, ma sono rimasti folgorati dal carisma di questi atleti. Certo, rispetto al tennis lo sci alpino rimane per evidenti ragioni uno sport di nicchia, ma è fondamentale ricordarsi come – per motivi altrettanto evidenti – rimanga il nostro sport nazionale. Il calcio, sul piano economico, non ha rivali e l’hockey su ghiaccio negli anni ha conquistato fette sempre più importanti di appassionati. Ma nonostante tutto la Svizzera, nel mondo, ha sempre fatto rima con sci alpino.

Ora il più forte lo abbiamo di nuovo noi, dopo la lunga era caratterizzata dai trionfi dell’austriaco Marcel Hirscher, capace addirittura di mettere in bacheca otto generali di Coppa del mondo. Come accade in ogni disciplina dominata da uno sportivo, anche nel caso di Odermatt già c’è chi si chiede – altri ne sono convinti… - se il nidvaldese sia già da considerare lo sciatore più grande di tutti i tempi. Un dibattito che al momento ha poco senso e che con ogni probabilità interessa poco anche allo stesso Odi. Il citato Hirscher rimane per adesso lontanissimo e a Odermatt manca ancora una generale di Coppa del mondo per eguagliare un altro mito dello sci alpino rossocrociato: Pirmin Zurbriggen, dominatore negli anni ottanta e protagonista di duelli appassionanti con atleti fenomenali quali Marc Girardelli o Alberto Tomba, tanto per fare due nomi. Ecco, paradossalmente – in un certo senso – per entrare ancor più nella storia Odermatt avrà bisogno di un avversario capace di spingerlo ancor più oltre i suoi limiti. Sono sempre state le grandi rivalità a nutrire la leggenda dello sport. Per ora ci godiamo il nostro extraterrestre. E il suo sorriso da bravo ragazzo.          

In questo articolo: