L'intervista

«Sì, il gioco di Jannik Sinner ricorda a tratti quello di Roger Federer»

Il commentatore ed ex tennista Claudio Mezzadri analizza la crescita dell'italiano, fresco vincitore degli Australian Open
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Raffaele Soldati
29.01.2024 18:00

Dal novembre 2023 Jannik Sinner potrebbe essere considerato il nuovo numero uno al mondo. Nella classifica ATP l’altoatesino resta però al quarto posto dietro a Novak Djokovic, Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev. Il futuro è tutto a favore dell’azzurro. Ne abbiamo parlato con Claudio Mezzadri.

Il successo all’Open d’Australia è stato il giusto riconoscimento per il giocatore più in forma del momento. La leadership nel ranking mondiale è solo una questione di tempo per Jannik Sinner?
«È difficile dirlo. Però ci sono enormi possibilità che Sinner possa raggiungere l’obiettivo in tempi ragionevoli. Ha la giusta mentalità ed è anche crescito in modo impressionante sul piano fisico. Le ultime partite giocate a Melbourne - la vittoria contro Novak e la bella rimonta contro il russo, che si era preso i primi due set - dicono molto. D’altra parte già nel 2023 Jannik aveva dimostrato una solidità notevole. I conti si fanno in fretta. Nessuno, in tempi recenti, è riuscito a sconfiggere il serbo tre volte nelle ultime quattro sfide dirette».

La «Gazzetta dello sport» ieri ha dedicato le sue prime venti pagine all’impresa dell’italiano. È giusto o esagerato?
«Da appassionato di tennis sono ovviamente contento. E sono anche un po’ impressionato del fatto che per trovare la serie A del calcio abbiamo dovuto sfogliare una ventina di pagine. Il problema che vedo io è un altro. I giornalisti italiani sono specialisti nel denigrare e nell’esaltare i loro campioni. Nel settembre scorso, Jannik aveva subito una sorta di processo per aver rinunciato alle qualificazioni in Davis. L’impresa alle ATP Finals di Torino (con il successo sul n. 1 nel round robin) e la successiva vittoria in Davis (battendo una volta ancora Novak) già avevano regalato una straordinaria visibilità al 22.enne di San Candido. E, di conseguenza, ne ha beneficiato tutto il tennis azzurro».

Adesso, con il suo primo Slam in carriera, è anche giusto e legittimo parlare di apoteosi.
«Certo, ci mancherebbe altro. Era dal 1976, dunque da 48 anni che gli appassionati di tennis in Italia aspettavano questo momento. L’ultimo a conquistare un torneo maggiore era stato Adriano Panatta al Roland Garros».

Ecco, la prossima prova del Grande Slam sarà proprio quella di Parigi. Come vedi Sinner sulla terra rossa?
«Intanto avremo l’occasione di ammirarlo sul duro ancora per un po’. Dopo il torneo di Rotterdam (12-18 febbraio), giocherà i Masters 1000 di Indian Wells (6-17 marzo) e di Miami (20-31 marzo). Altri due appuntamenti di rilievo saranno i Masters 1000 di Montecarlo (7-14 aprile) e di Roma (8-19 maggio). Ed eccoci finalmente al Roland Garros (26 maggio - 9 giugno), dove Sinner potrebbe addirittura presentarsi da favorito, perché la terra è la sua seconda superficie preferita. Con il suo tennis ha grandi chance di andare lontano».

Come Roger, il Federer dei tempi migliori, Jannik non è il giocatore ancorato a fondo campo. Non è un attendista. Da quando ha realizzato gli ultimi exploit, ha sempre messo in mostra una varietà di colpi notevole e anche un bel coraggio nel cercare soluzioni difficili per chiudere i punti

Si dice che il gioco di Sinner si avvicini più a quello di Federer che non a quello di Nadal o di Djokovic. Concordi?
«È vero, anche se ci sono delle chiare differenze. Come Roger, il Federer dei tempi migliori, Jannik non è il giocatore ancorato a fondo campo. Non è un attendista. Da quando ha realizzato gli ultimi exploit, ha sempre messo in mostra una varietà di colpi notevole e anche un bel coraggio nel cercare soluzioni difficili per chiudere i punti. Sì, anche io vedo qualche analogia tra il modo di giocare dell’altoatesino e quello del basilese».

Su venti titoli del Grande Slam conquistati, solo una volta Roger si era imposto a Parigi. Quali sono le prospettive per l’azzurro sulla terra rossa?
«Roger si impose in Francia nel 2009. Il meglio di sé il basilese lo aveva mostrato nel suo giardino a Wimbledon (8 successi), ma anche in Australia (6 sigilli) e a New York (5). Intanto Jannik ha vinto un solo major. E tutti sappiamo quanto sia difficile ripetersi. Intanto Djokovic ha perso tre sfide con l’italiano. Ma c’è da scommettere che il serbo ha ancora diverse faretre nel suo arco. Anche Alcaraz, che ha 20 anni, ha tanto da dire. Soprattutto sulla terra battuta, ma anche sull’erba. Proprio il tennista di Murcia aveva battuto Djokovic un anno fa a Church Road. Poi ci sono gli altri giocatori, quelli che hanno raggiunto i quarti in Australia. Tutti sognano di poter firmare almeno una prova maggiore in carriera, dovrebbero però mostrare una personalità un po’ diversa in campo. Quella che attualmente solo solo Sinner e Alcaraz (a più riprese vittima di infortuni) hanno saputo esprimere negli ultimi Slam».

Sinner, che fino allo scorso anno aveva spesso palesato una fragilità sul piano fisico, si è decisamente rinforzato.
«Oltre alla solidità mentale, c’è naturalmente stato anche un notevole rafforzamento del fisico dell’azzurro. Jannik non è più il giovane un po’ gracile con grande dtalento che avevamo visto crescere. Ritengo che ci sia stata una combinazione di fattori che hanno aiutato Jannik a migliorarsi. Penso innanzitutto all’importanza del suo gruppo familiare, senza dimenticare la discrezione di chi gli sta vicino (fidanzata, amici e preparatori), tutte persone che pure contribuiscono a dargli serenità. Fondamentale per l’aspetto tecnico del campione è inoltre stato il lavoro svolto da allenatori e preparatori validi come Darren Cahill e Simone Vagnozzi. Mi sembra che nel suo clan tutti, con le loro diverse mansioni, stiano svolgendo bene il loro compito».

Sinner non perde dalla finale del Masters di Torino contro Djokovic. Una serie positiva di dieci partite.
«Quello che conta, lo ripeto, è l’importanza degli appuntamenti ai quali ha partecipato: ATP Finals, Coppa Davis e Open d’Australia. In ognuno di questi tornei avrebbe potuto mostrare delle lacune. Invece il suo tennis è sempre stato di grande qualità. Non possiamo certo pensare che tutto per lui fili liscio da qui alla fine dell’anno. Però sono convinto che, con il suo carattere, Jannik possa comunque trovare il modo di scavalcare i prossimi ostacoli».

Quali gli effetti benefici del trionfo di Sinner per il tennis italiano?
«Sono molteplici. Non si è mai parlato di tennis come negli ultimi tre mesi. L’importante è che non si perda la misura. Le eventuali critiche, in caso di eventuali insuccessi, devono essere sempre costruttive. I giovani hanno tanto da imparare da un giocatore come Jannik Sinner».