L'analisi

Tra documentari e Arabia Saudita anche il tennis cerca più visibilità

Netflix ha interrotto la produzione di «Break Point», ma nel 2025 arriverà una serie su Alcaraz - Prime Video racconterà l'addio di Roger Federer - Il circuito, intanto, viene tentato dai soldi provenienti dal Medio Oriente e alle porte si annuncia una possibile rivoluzione che coinvolgerà l'intero sistema
© EPA/Daniel Murphy
Alex Isenburg
20.03.2024 06:00

Un’occasione sprecata. Difficilmente si potrebbe definire altrimenti il progetto – a tutti gli effetti fallito – che rispondeva al nome di Break Point. Netflix ha infatti deciso di interrompere la produzione della propria serie incentrata sul tennis dopo due sole stagioni. I motivi? Legati agli ascolti, ovviamente, giudicati insufficienti. Strano, però, considerando le premesse.

Già, perché le aspettative erano alte, si percepiva il profumo di novità e tutto sembrava apparecchiato per un ulteriore programma vincente firmato Netflix. Inoltre, si partiva da un modello già collaudato e che sembrava fornire una garanzia di successo. Il prodotto, infatti, era nato in seguito al trionfo planetario di Drive to Survive, show - giunto alla sua sesta edizione - che ha suscitato grande entusiasmo tra il pubblico e ridato verve al mondo della Formula Uno. Lo scopo, sostanzialmente, era il medesimo: catturare l’attenzione degli amanti di una disciplina sportiva e, soprattutto, attrarre nuovi potenziali appassionati. Nel caso della serie incentrata sui motori – così come è successo anche per il golf, tramite gli episodi di Full Swing - l’obiettivo è stato raggiunto appieno. Gli spettatori hanno ampiamente manifestato il proprio interesse e hanno risposto presente. Soprattutto, per ciò che concerne la platea americana, il target ideale in quanto assoluto traino all’interno dello show-business.

Le difficoltà

Nel caso del tennis, invece, l’esito è stato differente. Sostanzialmente, un flop. L’audience non ha reagito allo stesso modo, a causa anche di tanti – troppi – errori. Le critiche non erano mancate già dopo la prima stagione, nella quale venivano sviscerate le vicende accadute nel circuito nella stagione 2022. Con l’uscita della seconda, poi, i numerosi difetti sono venuti ancor più a galla. L’opportunità – dicevamo – era ghiotta. Per usare una metafora culinaria, si poteva servire un piatto ricco di ingredienti, in grado di accaparrarsi altre fette di mercato e mostrare il fascino del tennis in tutta la sua essenza. Ciò che ne è emerso, però, è un prodotto dal gusto insipido, spento.

La sensazione è che sia mancato il giusto equilibrio tra le storie dei protagonisti e la componente puramente legata al gioco. La narrativa è stata incentrata su dei personaggi troppo poco intriganti. Forse, l’esito sarebbe stato differente con campioni affermati, come Nadal o Djokovic, oppure atleti con personalità stravaganti e fuori dagli schemi, alla Medvedev. Insomma, le intenzioni erano giuste, l’esecuzione meno.

Qualcosa si muove

Il tennis è tra gli sport più seguiti e praticati al mondo, ma – sotto certi aspetti – sembra ancora indietro rispetto a parecchie altre discipline. Soprattutto, a livello di marketing. E ad accorgersene, sono stati anche alcuni giocatori. In campo maschile è molto interessante ciò che propone Jules Marie, giocatore francese che bazzica attorno alla 200. posizione e che ha deciso di fare di necessità e virtù. Lui, infatti, mostra su YouTube tutti i retroscena legati ai suoi match e anche grazie ai suoi video – molto visti e apprezzati – riesce a finanziare la sua carriera. Un bisogno che – invece – non ha Daria Kasaktina, nel circuito femminile. Malgrado i suoi successi – che l’hanno portata fino all’8. posto della graduatoria mondiale – anche lei è attiva sul «tubo», con dei «vlog» estremamente seguiti.

C’è fame di tennis, per tornare all’allegoria iniziale. Netflix lo ha capito e – dopo aver preso un primo abbaglio – ha provato ad aggiustare il tiro. La società statunitense – questa volta – ha puntato in alto, centrando un bersaglio grosso, Carlos Alcaraz. La partnership con lo spagnolo si è già intravista in occasione del The Netflix Slam, quando il giovane iberico ha sfidato a Las Vegas in un match di esibizione il connazionale Nadal. Ma non è finita qui, perché Alcaraz sarà anche il protagonista di una docuserie che uscirà nel 2025. La già citata piattaforma di streaming video, non è però l’unica ad essersi mossa per catturare l’attenzione del pubblico tennistico.

In questo senso, c’è un altro appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati, che riguarda sua maestà Roger Federer. Il prossimo luglio, Prime Video trasmetterà infatti il documentario del premio Oscar Asif Kapadia, incentrato sugli ultimi 12 giorni di carriera di Re Roger. Lo stesso Federer, tra l’altro, è di recente apparso sulla copertina del videogioco TopSpin 2k25. Un aspetto, questo, da non sottovalutare. Per avvicinare nuovi tifosi, soprattutto i più giovani, anche il mondo del «gaming» ricopre un ruolo importante e il tennis si trova – ancora – ad inseguire rispetto a molte altre discipline. Qualcosa, dunque, sembra effettivamente muoversi nella giusta direzione.

L’evoluzione del circuito

Anche a livello di competizioni, il tennis sembra ormai prossimo al cambiamento. Dal 2020, l’ATP deve fare i conti anche con l’Ultimate Tennis Showdown, una sorta di circuito alternativo creato dal coach Patrick Mouratoglou. All’interno del UTS Tour si gioca con delle regole nuove e all’avanguardia, volte proprio a intrattenere e coinvolgere maggiormente gli spettatori.

Meno estrema, ma pur sempre rivoluzionaria, è invece la proposta di Craig Tiley, CEO di Tennis Australia. Tiley – che funge anche da direttore del primo Slam dell’anno, gli Australian Open – è favorevole al cosiddetto Premium Tour. Questo progetto includerebbe solamente i primi 100 giocatori del ranking ATP e sarebbe basato su un sistema di promozione e relegazione.

Perché stravolgere il tutto in questo modo? Beh, per ribattere alle iniziative che arrivano dall’Arabia Saudita. Dopo il 6 King Slam - evento esclusivo che andrà in scena a Riyad in ottobre - il fondo PIF ha rilanciato. Sul piatto, pare, due miliardi di dollari per unificare il tour maschile e quello femminile. Un’offerta che – secondo i ben informati – dovrebbe avere un periodo di scadenza di 90 giorni.

Nel Medio Oriente si punta forte sul tennis e l’intenzione sarebbe quella di creare un nuovo evento ATP Masters 1000 a inizio stagione, che andrebbe a minacciare proprio l’Australian Open. Ecco spiegato il contrattacco di Tiley, che ora si vede invischiato in una battaglia a distanza con Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP che potrebbe prendere in mano le redini di un circuito unificato. Come si dice in questi casi, affaire à suivre, dunque. Il tennis sta cambiando, però, bisogna ancora capire quale direzione prenderà.