Improbabile un successo

Presentato il terzo "scudo fiscale" italiano
Alfonso Tuor
16.07.2009 05:00

di ALFONSO TUOR - Arriva il terzo scudo fiscale italiano. Il Governo Berlusconi conta di incassare grazie a questo nuovo scudo tra i 3 e i 5 miliardi di euro, che corrisponderebbero alla regolarizzazione o al rimpatrio di 60/100 miliardi di euro detenuti all?estero dai contribuenti italiani. L?emendamento alla manovra d?estate presentato ieri in Commissione Bilancio e Finanze prevede un?aliquota complessiva del 5% sulle attività finanziarie e patrimoniali regolarizzate o rimpatriate, come spiegano Donatella Ferrari e Marco Bernasconi a pagina 25 nel Corriere del Ticino di oggi.L?esperienza dei primi due scudi fiscali, che offrivano condizioni più vantaggiose di quello ora proposto, dimostra che il suo successo dipende in principal modo dalla fiducia nei confronti delle istituzioni italiane e delle prospettive politiche, economiche e finanziarie del Paese. Infatti il primo scudo ottenne un successo relativo, anche se inferiore alle aspettative del ministro Giulio Tremonti. Esso fu dovuto in gran parte  alle grandi speranze che in quel momento venivano riposte nella capacità dell?allora Governo Berlusconi di riformare e rilanciare l?Italia. Il secondo scudo fiscale si concluse con un relativo insuccesso.Il contesto in cui cade questo terzo scudo non appare dei più favorevoli. L?Italia, come tutti gli altri Paesi europei, è fortemente colpita dalla crisi. Il deficit pubblico salirà al 5% e il debito pubblico che già supera abbondatemente il 100% del PIL lieviterà ulteriormente. Dato che la ripresa non è alle porte, è prevedibile che lo Stato italiano sia costretto nei prossimi anni ad aumentare sensibilmente la pressione fiscale. Inoltre, nonostante il Governo Berlusconi possa contare su un?ampia maggioranza parlamentare, anche la situazione politica non appare più così stabile a causa delle vicende in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Tutto ciò induce a ritenere che le possibilità di successo di questo nuovo scudo fiscale non siano molto elevate. Bisogna però considerare anche altri fattori. Il tessuto delle piccole e medie imprese italiane, profondamente colpito dalla crisi economica, ha un enorme bisogno di liquidità, anche perché l?accesso al credito bancario è sempre più difficoltoso. Non è un mistero che negli ultimi mesi siano aumentati i casi di imprenditori italiani che hanno prelevato fondi detenuti in Svizzera per far fronte ai problemi della loro azienda. Questo fattore è però controbilanciato da un aspetto negativo. Il successo del primo scudo fiscale fu dovuto anche alla possibilità di far emergere capitali in nero detenuti in Italia. Oggi, anche a causa della recessione, questa necessità appare minima. Tutto ciò induce a ritenere che l?attrattiva dello scudo non sia molto elevata. Vi è però un ultimo punto da tenere in considerazione: il grado di soddisfazione della clientela italiana nei confronti dei servizi offerti dalle banche svizzere. Esso determinerà la decisione ultima di molti clienti, soprattutto di quegli italiani che hanno depositato presso le banche elvetiche somme relativamente modeste. E? probabile invece che la pressione di molti Paesi contro il sergreto bancario svizzero non influisca granché. In conclusione, per la piazza finanziaria ticinese lo scudo non deve essere visto tanto come una minaccia, ma come un incentivo a migliorare ulteriormente i rapporti con la clientela, per garantire, anche in tempi di turbolenza dei mercati finanziari come gli attuali, redditività ragionevoli sui capitali gestiti.