Emergenza acqua, una sfida globale

Riflettori sulla «World Water Week» in corso a Stoccolma
Alessandro Leto
17.08.2009 05:00

di ALESSANDRO LETO - La «World Water Week» in corso in questi giorni a Stoccolma si apre con il consueto, nutrito afflusso di partecipanti (oltre 2.000) e come sempre offre un?occasione unica di confronto per tutti coloro che a vario titolo vi partecipano. Saranno presenti scienziati, esperti, ricercatori e politici, ma anche Ong, imprese, agricoltori e gente comune, proprio per rendere questa iniziativa la più pragmatica possibile. Molti gli argomenti trattati: la condivisione dei bacini, le politiche sanitarie, l?accesso, la gestione, fino alla questione più delicata, cioè la scarsità. A garanzia della efficacia di questo meeting, vi sono l?affidabilità scientifica, garantita dalla circolazione di informazioni attendibili, ed il coinvolgimento diretto delle grandi organizzazioni multinazionali, in primis ovviamente l?ONU con le sue diverse Agenzie ed i suoi Programmi. Ma quest?anno i lavori saranno influenzati anche dalle determinazioni politiche recentemente espresse sia in sede G8 sia G14 dove, finalmente, si è presa compiutamente coscienza della improrogabilità di azioni sinergiche a livello internazionale per sopperire ai gravi problemi di accessibilità e sanitarizzazione dell?acqua. Si è detto e scritto molto a questo proposito, ma le decisioni assunte e sottoscritte dalle grandi potenze, per la prima volta concordate almeno in termini di principio, con molti dei Paesi beneficiari di queste nuove politiche di cooperazione, consentono di sperare in una inversione di tendenza radicale rispetto a quanto realmente ottenuto in passato. A Stoccolma, infatti, si potrà cominciare una efficace quanto utile campagna di monitoraggio sulla reale determinazione delle decisioni assunte e sulla loro efficacia pratica. Proprio perché vi si incontreranno due spinte fondamentali per ottenere un reale e positivo cambiamento, quella Top Down (dall?alto) prodotta dai Governi, e quella Bottom Up (dal basso) posta in essere dall?opinione pubblica mondiale, che ben comprende ormai come si debbano continuamente incalzare le istituzioni per ottenere sensibili progressi nelle politiche per e sull?acqua. Troppe volte in passato il clamoroso effetto annuncio ha lasciato dietro di sé un?eredità di demoralizzazione e frustrazione per gli obiettivi mancati ed ha generato una grande illusione, trasformatasi poi inevitabilmente in cocente delusione. Oggi i tempi sono maturi per invertire la rotta che per troppo tempo ha messo la prua verso i lidi scintillanti della sola crescita economica, dimenticando la dimensione sociale della redistribuzione della ricchezza prodotta e continuando ad immaginare la terra come un gigantesco supermarket, capace di offrire in continuità e in crescendo le risorse naturali necessarie ad alimentare il processo di produzione. La recente crisi economica non solo ha messo in crisi l?impianto concettuale del mantra «crescere sempre e ad ogni costo», ma ha reso evidenti i danni di natura antropica prodotti a scapito del nostro pianeta che, è bene non dimenticarlo, «non abbiamo ricevuto in eredità dai nostri antenati, ma ci è stato dato in prestito dai nostri figli». Ecco perché l?edizione 2009 della Settimana mondiale dell?acqua è di capitale importanza: perché se emergerà dai lavori, faticosi e un po? confusi, che siamo pronti in numero crescente a recepire l?accesso all?acqua come un diritto fondamentale, magari da inserire nella Dichiarazione dei diritti dell?uomo con uno specifico emendamento, allora comprenderemo che non può esistere forma di sviluppo dell?uomo sulla terra che non sia cosciente dei limiti stessi del nostro pianeta. Da Stoccolma emergerà con forza un messaggio chiaro indirizzato alla coscienza di noi cittadini, che dovremo percepire sempre più l?impegno per e sull?acqua come una grande sfida globale, insieme ad una chiara ed eloquente dichiarazione ai Governi, sfidati sul terreno della coerenza per trasformare i principi enunciati in fatti concreti. Ed è bene sapere che a giudicarli non saranno solo le avanguardie intellettuali più sensibili, o l?opinione pubblica ormai sempre più attenta a questo tema, ma il miliardo di persone che oggi è a rischio di morte perché non ha accesso all?acqua.