Impegnarsi per i "poeti della vita"

Lo Stato applichi anche le leggi a favore degli animali
Matilde Casasopra
14.08.2009 05:19

di MATILDE CASASOPRA - 31 luglio. La tomba dei genitori del presidente di Novartis, Daniel Vasella, viene profanata. 3 agosto. La casa di vacanza che Daniel Vasella possiede in Tirolo viene data alle fiamme. 6 agosto. Il MFAH (Militant Forces against Huntington Life Sciences) rivendica gli attentati.9 agosto. Un germano reale, con una freccia conficcata nella testa, si aggira nel delta della Maggia cercando un aiuto che non potrà arrivare. 10 agosto. Cremina, una micetta di quattro anni, ingerisce a Mezzovico bocconi avvelenati con la meta. Morirà nella notte. 11 agosto. Partono due denunce contro ignoti. A firmarle semplici cittadini.Non ci vuole certo la sfera di cristallo per arguire che il minimo comun denominatore di questi gesti di violenza è uno solo: il buio della mente umana. Il buio, se si preferisce, della mente dell?homo sapiens sapiens, quell?animale comparso, pare, circa 200 mila anni fa e dotato di un cervello strutturato e sviluppato, capace di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Tutte cose, queste, che negli anni l?hanno portato a teorizzare - sorretto da alcune religioni - l?antropocentrismo e la conseguente autopromozione a «metro e misura di tutte le cose». Da Platone a Tocqueville, passando per Cartesio per sconfinare in Hegel, è tutto un discettare sulla centralità dell?uomo. Se ci si ferma a pensare alle meraviglie che ha saputo realizzare - dalle piramidi alla volta della Cappella Sistina, dall?Inno alla gioia all?Amleto - come dar loro torto? Eppure, a questi acuti, fanno da contraltare gli abissi delle viscere che, per fenomeni ancora poco chiari, tendono a sostituirsi alla massa cerebrale. «La verità scomoda» di un pianeta che sta correndo verso la propria autodistruzione, anziché indurre la revisione di parametri se non obsoleti, almeno superati, stringe le viscere e genera paura (della fine?), e rabbia (verso i presunti responsabili?), e violenza. Gli slogan si sprecano. I pensieri e le parole languono. «Chi infligge sofferenza agli animali deve soffrire». C?è chi profana le tombe, c?è chi sporge denuncia contro ignoti. Definiamo «ecotetorristi» i primi. «Poeti della vita» i secondi. Loro, i «poeti», sono i più pericolosi. Continuano a dar credito allo Stato di diritto che, come in Svizzera, ha promulgato leggi che salvaguardano e proteggono anche il diritto degli animali. Il diritto a non essere: trascurati, maltrattati, sfruttati, abbandonati, uccisi per crudeltà o celia, impiegati in combattimenti o in esperimenti che infliggono loro «dolori, sofferenze o lesioni». È per i «poeti» che lo Stato deve impegnarsi a dare un seguito alle leggi che lo governano. O, quasi certamente, la giustizia fai da te, l?ecoterrorismo, genereranno un?«attrazione fatale».