Molti di noi hanno reagito, nei primi giorni dell’emergenza coronavirus, opponendo la forza e il dovere della normalità al rigore e alla prudenza del distacco. Un atteggiamento comprensibile anche se, alla luce di quello che sta accadendo, quanto meno superficiale. È accaduto un po’ ovunque. In Italia, per esempio, ci siamo illusi che i focolai di Codogno e Vo’ Euganeo (oggi ormai liberi dal virus) fossero gli unici. Poi, con il trascorrere del tempo, i segni del contagio si sono fatti più vicini a noi. Ci siamo sentiti, via via, come assediati. Eppure eravamo ancora disturbati, indispettiti. Anche per il volume, ritenuto in un primo momento eccessivo e ansiogeno, dell’informazione. Ma forse questa volta i toni d’allarme non sono stati inutilmente esagerati. Nessuno, a quel punto, poteva dirsi...
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