C’è un termine che spiega il Medio Oriente meglio di molti altri. Meglio di jihad, meglio di islam e meglio di burqa (che oltretutto è un abito afghano o pakistano). Un termine che in qualche modo è la cifra della differenza tra Oriente e Occidente: haràm.
Non è una parola a cui siamo del tutto estranei. In una sua declinazione, hàrem, la conosciamo fin dal tempo in cui abbiamo preso familiarità con le odalische o ci siamo misurati con la letteratura «esotica». Harem: il luogo della casa riservato alle donne. Per esteso: il recinto sacro della «privatezza», della «riservatezza», della «discrezione», il luogo proibito.
Hàrem e haràm – che provengono dalla stessa radice hrm – raccontano dunque, in modi leggermente diversi, della preminenza del proibito nelle culture mediorientali. E in questo...
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