Inflazione su base mensile (dello 0,3%) e deflazione su base annua (dello 0,2%). Così si può riassumere l’andamento in marzo dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) pubblicato oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST).
In una nota, l’UST precisa che l’IPC si è attestato in marzo a 100,53 punti (dicembre 2020 = 100). Più in dettaglio, i prezzi dei prodotti importati sono aumentati su base mensile ma calati su quella annua. Il costo dei prodotti indigeni è invariato rispetto a febbraio ma in calo rispetto a marzo 2020.
La crescita complessiva dello 0,3% rispetto a febbraio è riconducibile a vari fattori, tra cui l’aumento dei prezzi degli indumenti e delle calzature a causa della fine dei saldi stagionali. Sono aumentati anche i prezzi dell’olio da riscaldamento, come pure quelli dei carburanti. Sono invece diminuiti i prezzi degli ortaggi e quelli della pasta alimentare.
Rispetto a marzo 2020, la contrazione (la quattordicesima consecutiva su base annua) dello 0,2% è imputabile soprattutto al calo dei prezzi di alimenti e bevande alcoliche (con l’eccezione in particolare di frutta con nocciolo e bacche), indumenti e calzature, comunicazioni, nonché tempo libero e cultura. Anche in questo caso è aumentato il costo della nafta e dei benzina e diesel.
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- 1 ats