«Sì, confermo. Ci sono decisamente più ragazze che ragazzi alle nostre serate», dice Paola Pifferini, 37 anni, responsabile della scuola FreeBeat Dance Studio (sito: freebeat.ch) e organizzatrice di eventi di danza.


Perché questa differenza?
«Credo che ci sia ancora il peso di un certo retaggio culturale. L’immaginario collettivo tende legare la danza all’arte, alle emozioni interiori e all’espressività. Credo che i maschi siano indirizzati agli sport più ‘classici’, di squadra. Eppure anche le nostre coreografie sono fatte in gruppo e ci deve essere una grande intesa tra tutti gli elementi dela crew, ben oltre quella in una squadra di calcio... e poi i maschi che ci si mettono, hanno grandissime qualità e capacità!».
Cambierà mai qualcosa?
«Sì, rispetto al passato le cose sono molto diverse. C’è ancora un gran divario rispetto al resto del mondo. Ci sono realtà in cui stile urbano o la break dance, per esempio, appartengono piuttosto ai maschi che alle ragazze. In generale, però le crew sono più equilibrate».
Il contesto è importante?
«Il contesto è fondamentale. Qui nella Svizzera italiana non abbiamo certo un ambiente che favorisce lo sviluppo di queste realtà. Ci vuole una comunità, dei ritrovi... Certo, una mano ce la possono dare i social network come TikTok, dove si mimano le canzoni o i videogiochi come Fortnite, con i balletti dei personaggi. Ma prima di vederla qui a scuola, forse questa generazione deve ancora crescere...»
Idee per compiere passi avanti?
«Oltre ai nostri ‘open day’ e a serate e manifestazioni, un sogno ma anche una buona idea per ampliare gli orizzonti e mostrare i benefici di questa disciplina sarebbe quella di inserirla nelle ore di educazione fisica a scuola. Ma forse sto correndo un po’ troppo con la fantasia...»

