È l’anno 1938, la seconda guerra mondiale, la più grande carneficina umana di ogni tempo, bussa sommessamente alla porta della storia: scoppierà l’anno seguente dopo l’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste. In quel fatidico 1938, Oscar Levy, intellettuale ebreo tedesco emigrato in Inghilterra e in quel momento di stanza a Parigi, scrive la celebre lettera aperta indirizzata a Hitler. Oggi, per la prima volta tradotta in italiano, quella lettera prende vita in un libro edito da Casagrande, La scomunica di Adolf Hitler – Lettera aperta. Ma chi è Oscar Levy e su quali basi imposta questa scomunica intellettuale e umana del dittatore tedesco? Innanzitutto, è utile sapere che Levy è stato il curatore dell’opera completa di Friedrich Nietszche in lingua inglese. Da esperto nicciano, Levy si scaglia contro Hitler smascherando tutto l’armamentario che i nazisti pretendevano di aver preso in prestito dal filosofo per le loro teorie (e pratiche, purtroppo) di supremazia razziale e di propaganda di stampo «übermenschiano». Il concetto di «superuomo», come inteso dai nazisti, non era certo quello di Nietzsche e Levy lo sottolinea con forza. Denuncia, inoltre, la natura perversa della dittatura e i suoi istinti liberticidi quando non omicidi. Accanto e come contrappunto al testo della lettera, il libro contiene anche il primo documento antiebraico scritto da un giovane Hitler nel 1919.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 46, 2020
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