Giovanni Mari, giornalista politico italiano esperto di sistemi partitici e propaganda, ha scritto, all’esordio nel romanzo storico, un’interessante fiction basata su fatti reali e testimoniati. Il libro ha per titolo Klausener Strasse, una strada di Magdeburgo che nel 1970, nell’allora Germania dell’Est comunista e filosovietica, pare custodisse, nel cortile di una caserma, i resti semicremati di Hitler, di Eva Braun e di altri appartenenti al nazismo, senza dimenticare i cani Blondi e Wolf, prediletti dal dittatore sanguinario. La vicenda ruota attorno a un fatto di cronaca esplorato e ricostruito da Mari: la dissepoltura dei resti di Hitler e la loro susseguente dispersione in un anonimo canale confinante con l’Elba. L’importanza dell’operazione? Grandissima per i soldati sovietici e il capo del Kgb (i servizi segreti) Andropov onde mantenere il morboso clima di attesa e sospensione che aleggiava ancora in quegli anni sulla sorte di Hitler. Trattato come un vero elemento strategico della politica di contrapposizione fra i blocchi, il corpo del capo nazista (e la sua sorte alla fine della guerra) deve scomparire nel nulla. L’operazione, tra fiammate di retorica e difficoltà oggettive, procede come in un romanzo. Ci si chiede, infatti, dopo aver letto il libro: e se si fosse trattato di un vero e proprio romanzo, ovvero di un depistaggio?

Recensione apparsa su ExtraSette n. 35, 2020
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