Alberto Nessi, il nostro valente poeta e narratore, compie 80 anni e l’editore Casagrande gli «regala» un libro, Corona Blues, uscito di stampa nel giorno del suo compleanno. Appunti, considerazioni, riflessioni generali e personali, momenti strappati ai duri tre mesi marzo, aprile, maggio del «lockdown» primaverile ticinese si trasformano, in questo diario in parte cronachistico ma soprattutto letterario e morale, in un piccolo zibaldone di pensieri e reminiscenze nessiane scandito dalla sua scrittura sempre chiara e che invoglia a farsi leggere. Nessi non si smentisce, naturalmente, e riafferma le sue salde radici socialiste non esimendosi neppure da critiche dure, ad esempio nei confronti del giornalista Indro Montanelli, di cui ricorda alcuni trascorsi non proprio immacolati desunti da una lettura della nostra storica Romana Broggini. L’Alberto, quello che conosciamo e riconosciamo, si svela anche così: «Mi sento in armonia solo quando riesco a non essere al centro del mondo e mi considero una parte del tutto: non isola, ma penisola. Quando riesco a evadere dalla gabbia dell’Ego, come Fontaine riesce a evadere dal carcere di Montluc nel film di Robert Bresson che ho visto ieri sera, Un condamné à mort s’est échappé. Nell’ultima scena Fontaine abbraccia Luc e i due, diventati amici, se ne vanno via come gatti cercando di non far rumore sulla ghiaia».

Recensione apparsa su ExtraSette n. 52, 2020