
Il Ticino sommerso dall’acqua
Molte le illustrazioni e le fotografie in bianco e nero presenti nel volume. Qui si vede il greto del fiume inondato. © Museo di Valmaggia
L’acqua è l’elemento principale alla base della vita. A maggior ragione, le società umane hanno quasi sempre scelto luoghi sull’acqua o vicino a essa, che siano mari, fiume o laghi, per insediarvisi. Il Ticino non sfugge a questa regola, ma la sua orografia particolare – valli spesso strette e ripide – e i fenomeni meteorologici che lo riguardano fanno in modo che le alluvioni, le buzze, le frane siano eventi della nostra geografia periodicamente inevitabili. Insomma, la furia dell’acqua si può mitigare ma non eliminare alle nostre latitudini. Il libro promosso dal Museo di Valmaggia ed edito da Armando Dadò, L’alluvione del ’78 - Testimonianze e riflessioni, curato da Elio Genazzi e con contributi di Bruno Donati, Alice Jacot-Descombes, Urs Germann, Stefano Zanini, Laurent Filippini, Andrea Salvetti, Sandro Peduzzi, Giuliano Anastasi, Maurizio e Teresio Valsesia, Vasco Gamboni, Ottavio Martini, Roland David, Ryan Pedevilla, Alessandro Helbling e Raffaele Dadò accanto a foto, cartine e dati fornisce il «polso» di quel drammatico agosto di 42 anni fa quando il Ticino finì sott’acqua drammaticamente con morti, feriti, danni d’ogni genere e la consapevolezza che nell’ambito della cura del comparto idrografico cantonale il lavoro non è mai finito ma sempre «in progress».

Recensione apparsa su ExtraSette n. 47, 2020
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