È un romanzo di guerra e sulla guerra, Lo specchio delle nostre miserie di Pierre Lemaitre, o è un’opera che parla piuttosto della pace perduta e di un Paese in agonia, la Francia? Essendo la terza parte di una trilogia che parte dai tempi oscuri della Prima guerra mondiale per approdare a una tragedia ancora più immane, l’inizio del secondo conflitto, in realtà si tratta di un libro che, vedi il titolo, narra attraverso storie personali emblematiche la decadenza della civiltà occidentale. Non sono certo le tutto sommato giustificabili défaillances di Fernand, maresciallo della guardia mobile, o del immaginifico Désiré, oppure dello sfortunato dottor Thirion le miserie «del secolo». Lo sono, invece, e certamente, i mitragliamenti tedeschi di colonne di civili, il caos dello Stato francese che abbandona i propri cittadini, le azioni punitive di un tal capitano Howsler che si atteggia a giudice estremo della vita o della morte di alcuni disgraziati. Romanzo leggibilissimo, abilmente strutturato e, come piace ai francesi, «à bout de souffle», Lo specchio delle nostre miserie è un affresco imperdibile del disgraziato anno 1940, quello della disfatta francese (militare e morale) di fronte all’invasione nazista. I personaggi, la bella e incompleta Louise, lo sfortunato matematico Gabriel, il furoreggiante Raoul Landrade, il pacioso Jules, l’immarcescibile Désiré e tanti altri rimarranno indimenticati.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 33, 2020
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