Gli incidenti in montagna sono più che raddoppiati

In Svizzera, oltre una cinquantina di persone ogni anno perde la vita in montagna, mentre moltissime altre rimangono ferite. Un bilancio che, secondo l’Ufficio prevenzione infortuni (UPI), negli ultimi anni è più che raddoppiato. «Se agli inizi degli anni Duemila - si legge sul sito dell’UPI - si verificavano circa 17.700 infortuni all’anno negli sport di montagna e nel trekking, oggi se ne contano in media 40.000». Oltre alla cinquantina di vittime svizzere, in media se ne aggiungono altre 25 provenienti dall’estero. «Più di tre quarti delle persone che perdono la vita sono uomini».
Negli ultimi giorni, il bilancio delle vittime in alta quota è stato pesante e ha coinvolto da vicino il nostro cantone, che piange due vittime. Venerdì sera, un 43.enne domiciliato nel Bellinzonese è deceduto mentre era impegnato in un’escursione sui monti di Lodrino, in territorio di Riviera. Quella sera, ha fatto sapere la Polizia cantonale, attorno alle 21 è giunta alla centrale la segnalazione di scomparsa del 43.enne. L’uomo è poi stato ritrovato privo di vita poco dopo mezzanotte. Stando a una prima ricostruzione, l’escursionista si trovava su un passaggio a circa 1.200 metri di altitudine e stava cercando di raggiungere l’alpe di Condell Zòtt. Per cause che l’inchiesta dovrà stabilire, il 43.enne è poi caduto, scivolando lungo un pendio. Vani i tentativi di soccorrerlo: il suo corpo è stato in seguito recuperato dalla Rega sabato mattina a causa delle condizioni impervie del luogo. Un altro ticinese ha perso la vita venerdì, questa volta sul versante vallesano del Monte Rosa, mentre si trovava in cordata con il figlio. Stando a quanto ha comunicato la Polizia vallesana, la coppia di alpinisti ha avuto un incidente mentre scalava la Punta Zumstein, una delle vette più alte del massiccio. L’accaduto è stato segnalato intorno alle 8.30 da un testimone oculare. I due ticinesi sono caduti per circa 300 metri mentre tentavano di raggiungere la vetta, posta a 4.500 metri di altitudine. Il padre è deceduto, mentre il figlio ha riportato gravi ferite ed è stato ricoverato in ospedale a Berna.
I consigli dell’esperto
«A partire dalla pandemia, è esploso il numero di persone che ha deciso di scoprire le bellezze della montagna», premette Massimo Bognuda, membro della Commissione Montagne sicure e rappresentante delle guide alpine ticinesi. «Statisticamente - dice l’esperto - di fronte a un aumento esponenziale di escursionisti, è inevitabile un incremento degli incidenti». Eppure, in generale, troppo spesso manca la preparazione adeguata: «L’equipaggiamento è la base di partenza, così come una precisa preparazione della gita che ci si appresta a fare. Occorre informarsi sulle condizioni della montagna, cercando informazioni ufficiali, e su quelle meteorologiche, per evitare di incappare in situazioni difficili».
A livello di equipaggiamento, il consiglio dell’esperto è di munirsi di indumenti caldi (anche di riserva), buoni scarponi e in generale un materiale idoneo per l’attività. «Le classiche scarpe da ginnastica non vanno bene: tengono poco la caviglia e può essere pericoloso». Non solo. Quando ci si organizza per una gita in montagna, occorre una certa preparazione. «A maggior ragione ora, dopo l’alluvione in Vallemaggia, è importante guardare su SvizzeraMobile i sentieri aperti e percorribili, e quelli invece non transitabili. Si possono poi cercare informazioni presso i guardiani delle capanne che sanno dire com’è il terreno nella loro zona». L’importante è sempre fare riferimento ai canali ufficiali. «Nell’epoca dei social, non dobbiamo farci ingannare dalle belle immagini che vediamo. Il sentiero che per qualcuno può essere facile, per altri può invece rivelarsi ostico. Il nostro consiglio è di fare riferimento unicamente alle scale di difficoltà ufficiali pubblicate dal Club alpino svizzero».
Infine, spiega Bognuda, quest’anno c’è un rischio in più di cui tenere conto. «In alta quota c’è ancora molta neve. E scivolare nei nevai o nei canali può essere molto pericoloso. Si rischia infatti di andare a sbattere contro la roccia». In questo caso, quindi, diventa ancora più importante avere l’equipaggiamento giusto: «Scarponi, ramponi e magari anche una piccozza. E soprattutto andarci di mattino presto, quando la neve è dura».