"La milizia non si improvvisa"

Oggi pomeriggio a Tenero Stefano Mossi terrà il suo ultimo rapporto in veste di comandante della brigata fanteria montagna 9. Dopo sette anni alla testa della grande unità, il 31 dicembre l?alto ufficiale giubiaschese cederà il testimone a Maurizio Dattrino. È l?occasione per un bilancio e per qualche domanda sul futuro dell?esercito.
Lei ha comandato per sette anni la brigata fanteria di montagna 9, unica grande unità di lingua italiana del nostro esercito: dovendo sintetizzare i frutti essenziali di questa esperienza, che cosa ci dice?
«In questo periodo ho conosciuto a fondo il nostro esercito e i suoi meccanismi, sovente complessi, un?esperienza che un ufficiale di milizia altrimenti non potrebbe fare. Soprattutto ho potuto lavorare a lungo e intensamente con la truppa, sviluppando un mio personale know-how e spero anche offrendo qualcosa dal punto di vista dell?educazione e istruzione militare. L?interazione con soldati e quadri di diverse regioni ed estrazioni è stata estremamente arricchente, anche e soprattutto sul piano umano. Con i miei collaboratori, con il mio Stato maggiore e i miei comandanti ho infine sviluppato un?intesa esemplare, che ha facilitato il compito di tutti».
Durante questi anni l?unità ha conosciuto parecchie trasformazioni: che cosa è cambiato in meglio e quali nuovi problemi si sono posti?
«La brigata si è ingrandita, passando da quattro a sette corpi di truppa, ed è divenuta trilingue. I problemi, se tali si possono definire, sono stati quelli posti dall?integrazione di nuove truppe, con tradizioni e cultura militare un po? diverse, e dall?adozione di una nuova lingua «ufficiale», ossia il francese. Ma i cambiamenti sono sempre opportunità di miglioramento e in questo senso essi hanno permesso alla brigata e ai suoi quadri di maturare. Lo Stato maggiore, in particolare, è cresciuto molto, consolidando le sue capacità e competenze e diventando sempre più coeso e solido».