L'evento

L'Europa ridisegna i suoi confini

A Praga nasce la nuova «Comunità politica» che raggruppa 44 Paesi del Vecchio continente, compresa la Svizzera
© KEYSTONE (EPA/MARTIN DIVISEK)
Dario Campione
06.10.2022 20:49

Cortina di fumo o abile mossa di strategia politica? Esercizio di grandeur fuori tempo massimo o tentativo concreto di restituire al Vecchio Continente una centralità a dire il vero alquanto compromessa? Che cos’è la “Comunità Politica Europea” (CPE) tenuta a battesimo nel castello di Praga?

Certamente, non è un’idea nuova, come ha ricordato il premier albanese Edi Rama mettendo piede nella capitale Ceca. Più di trent’anni fa, nel 1991, dopo la dissoluzione della cortina di ferro, François Mitterrand aveva già compreso quanto fosse indispensabile associare prima possibile i Paesi del blocco comunista alla Comunità europea. Su sua iniziativa era stato convocato a Praga un vertice per fondare una “Confederazione” europea. Fu un fallimento, i tempi non erano ancora maturi.

L’idea del presidente socialista è stata tuttavia ripresa a maggio scorso da Emmanuel Macron: identico l’obiettivo, molto differente il contesto. La guerra scatenata da Vladimir Putin ha infatti costretto in qualche modo gli europei a reinventare l’organizzazione del continente. E a dare vita a un luogo di dialogo che in precedenza non esisteva. Un tavolo attorno al quale sono seduti Paesi divisi da tutto come Azerbaigian e Armenia, Grecia e Turchia.

La lettera di Michel

«La CPE - ha scritto l’ex vicedirettore di Liberation, Pierre Haski - potrebbe prefigurare un’evoluzione del continente. Da decenni si parla di Europa a geometria variabile, senza però mai realizzarla. Jacques Delors ne discuteva già negli anni Ottanta e Novanta. La CPE potrebbe essere il cerchio più largo di questa geometria variabile, con meccanismi di solidarietà e cooperazione senza vincoli». Un cerchio che comprende quello, più piccolo, dei 27 Paesi dell’Unione.

Intervenendo mercoledì su Le Monde, lo storico e filosofo politico olandese Luuk van Middelaar ha spiegato a sua volta che «l’essenziale sta nell’indicare dove siano i nuovi confini dell’Europa. La guerra in Ucraina dimostra come l’Europa fuori dall’Unione e la stessa UE condividano molti interessi territoriali e geostrategici, che dovrebbero essere considerati insieme».

Ecco perché serve, anzi è indispensabile, una “Comunità” in cui «i leader interagiscano su un piano di parità» e, soprattutto, sappiano (e vogliano) «dare direzione e incarnazione al nuovo ordine geopolitico del continente», dimostrando alla Russia quanto profonda e invalicabile sia «la nuova linea dura di demarcazione» scavata proprio da Putin con l’invasione dell’Ucraina.

D’altronde, nella lettera spedita ai capi di Stato e di Governo dei 44 Paesi invitati al summit, il presidente del Consiglio d’Europa Charles Michel spiegava: «Date le drammatiche conseguenze della guerra russa che colpiscono i Paesi europei su molti fronti, abbiamo convenuto di creare la CPE con l’obiettivo di radunare i Paesi del continente europeo e fornire loro una piattaforma di coordinamento politico. L’ambizione è riunire i leader su un piano di parità e promuovere il dialogo politico e la cooperazione su questioni di interesse comune, per lavorare insieme al rafforzamento della sicurezza, della stabilità e della prosperità dell’Europa nel suo insieme».

Il discorso di Zelensky

Funzionerà il progetto? Avrà un seguito? È presto per dirlo. Certo è che la CPE potrebbe diventare un luogo politico nel senso più nobile del termine e persino prefigurare un’evoluzione del Vecchio continente. Per compiere la quale, però, è indispensabile uscire non soltanto indenni, ma addirittura rafforzati dalla prova della guerra. È questa, probabilmente, la vera sfida che l’Europa ha davanti a sé: neutralizzare una minaccia imprevista ma che, in pochi mesi, ha spinto molti Paesi a correggere (e talvolta a sgretolare) radicate convinzioni.

Lo ha capito bene il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il quale ha reso esplicito il tema in uno dei passaggi del discorso tenuto in videoconferenza al vertice di Praga. «L’Ucraina deve vincere affinché i carri armati russi non avanzino su Varsavia o, di nuovo, su Praga; affinché l’artiglieria di Mosca non spari contro gli Stati baltici; affinché i missili di Putin non colpiscano il territorio della Finlandia. La Russia - ha detto Zelensky - è il Paese più anti-europeo, vuole ridisegnare i nostri confini. Aiutando noi, aiutate voi stessi. Guardate il campo di battaglia: è una guerra così intensa che la stragrande maggioranza degli Stati non sarebbe in grado di condurla. Ecco perché questa guerra deve essere vinta ora, in Ucraina».

Nel primo giorno di lavori della CPE, un ruolo importante ha giocato la Svizzera che, com’è noto, sin dal primo momento ha adottato le sanzioni disposte contro il Cremlino dalla comunità internazionale. Il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, ha co-presieduto, assieme al primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il gruppo di lavoro su economia, energia e clima dove è stato presentato il progetto italiano di «price cap dinamico» per il gas, progetto sostenuto anche da Polonia, Grecia e Belgio. Cassis ha poi incontrato in un bilaterale il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi.

«In un momento in cui l’intero continente si vede confrontato a grandi sfide, questa nuova piattaforma offre buone opportunità per uno scambio diretto e informale con altri Paesi europei», aveva affermato il presidente della Confederazione Cassis in occasione del vertice di Praga. «Quest’anno la Svizzera ha tra l’altro dimostrato, segnatamente ospitando la “Ukraine Recovery Conference” di voler contribuire a promuovere la pace, la stabilità e la democrazia in Europa».Il presidente della Confederazione ha sottolineato che questo incontro rappresenta un’opportunità per favorire il dialogo e la cooperazione in Europa. Il dialogo assume particolare importanza in un periodo in cui sono in atto scontri militari tra Stati europei. Quale partner attivo, affidabile e solidale in Europa, la Svizzera è interessata ad accompagnare lo sviluppo futuro della Comunità politica europea.