Lugano-Roma, solo andata: ma Spalletti, alla Juve, guiderà una Ferrari o una Panda?

Iniziamo dall’attualità stretta, anzi dal Ponte sullo
Stretto: ma che diavolo sta succedendo?
«La cronaca è questa: la Corte dei Conti ha bocciato una
delibera del Cipess, un Comitato interno alla Presidenza del Consiglio sul Ponte
sullo Stretto. Ora, non sappiamo quali sono le criticità che ha riscontrato la
Corte dei Conti, sappiamo che la sentenza arriverà tra 28-29 giorni. E sappiamo
che il progetto del Ponte, che è un progetto che va avanti da vent’anni, è
costato già decine e decine di milioni di euro, anche se in questi anni non si
è vista una pietra. Né dalla parte calabrese, né dalla parte siciliana. Il
progetto del Ponte è un rebus. Il Governo lo utilizza di tanto in tanto. Per
continuare, rinfocolare la sua battaglia, la sua dialettica e la sua narrativa,
critica, feroce, ai contropoteri dello Stato, che bilanciano i poteri dell’Esecutivo.
La storia del Ponte sullo Stretto è strettamente legata alla storia della Riforma
della magistratura, la separazione delle carriere: un problema non problema,
perché ormai è difficile passare da giudice a magistrato, si può fare solo un
solo passaggio e cambiando distretto di competenza. Ed è una pratica che ogni
anno interessa lo 0 2, lo 0,5, forse l’1% dei magistrati. Comunque, una parte
piccolissima. Allora perché il Governo insiste con il Ponte sullo Stretto che
costa, a oggi, 13 miliardi e mezzo di euro, e perché insiste sulla Riforma che
interessa pochissimi magistrati? Lo fa perché entrambe le questioni sono
caratterizzanti del Governo e del centrodestra, sebbene abbiano un risvolto
pratico abbastanza effimero. Anzi, aggiungo una piccola annotazione: il
significato politico della Riforma lo si riscontra maggiormente. Nello
sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura e di un’Alta Corte che
si occupa delle faccende disciplinari. Cioè, è uno schiaffo, un calcio, scegliete
voi l'espressione migliore, alla magistratura stessa. Evidentemente, il Governo
valuta che questa iniziativa sia apprezzata dagli elettori. Lo sapremo presto,
perché in primavera inevitabilmente si terrà un referendum, sì o no, come è
successo a Renzi. Per Renzi fu fatale mentre questo Governo già ha messo le
mani avanti dicendo che non lega il proprio destino alla Riforma costituzionale
che riguarda la magistratura. Chiaramente, però, una bocciatura di questa
riforma sarebbe un messaggio chiaro, forse il primo perché per adesso non ce ne
sono stati, da parte degli elettori al Governo Meloni».
Prima di cambiare tema volevo farti una domanda specifica su
questa riforma, perché a memoria è un tema che era molto caro a Berlusconi. Il Cavaliere,
quindi, può aiutare questo Governo?
«In Italia, d’altronde, è il periodo. Si specula sui morti,
lo fanno un po’ tutti. Questa Riforma, da una parte e dall’altra, è sostenuta e
criticata citando magistrati morti, scrittori morti, politici morti. Questo dà
un po’ l'idea dell’Italia e anche dell’offuscamento della memoria. La famiglia
Berlusconi ha rivendicato questa Riforma come uno degli obiettivi del
Cavaliere, ma la parte sulla separazione delle carriere, cara a Berlusconi, è
un problema già superato. È stato superato dalla legge Cartabia, ministro della
Giustizia durante il governo Draghi con Berlusconi ancora in vita. Quindi, ci
si confonde. Anche perché è difficile fare comunicazione su questi temi. È
molto più semplice dire: questa è la Riforma che mette in riga i magistrati
cattivi, come voleva Berlusconi. Evviva, evviva. Eccolo, il messaggio politico.
Quindi, sì, politicamente conviene agganciarsi a Berlusconi, ma mi sembra un
tema di scarsa rilevanza, se non per consenso e propaganda».
Cambiando invece tema, che cosa mi dici di Garlasco? È un’altra
questione, come il Ponte, che si sta trascinando da tanto, troppo tempo…
«Bruno Vespa ha ripreso il plastico dalla cantina, per
intenderci. A me colpisce, anche su questo tema, la posizione del Governo: il
ministro della Giustizia, Nordio, che è stato anche un magistrato e pure
importante, ha detto che oramai sono passati quasi vent’anni e che casi del
genere andrebbero lasciati agli storici, non agli inquirenti. Come se ci fosse
una prescrizione o come se i magistrati, dopo un certo punto, dovessero
abbandonare alcuni casi. Dicevo che è interessante perché Nordio denota un
altro comportamento non solo del Governo, ma della politica in generale:
alimentare l’infodemia, questa massa indistinta di informazioni, opinioni e
giudizi e non richiesti. A quale titolo, poi, ha parlato Nordio? Da ex
magistrato, da ministro, da politico, da osservatore di quello che succede in
Italia? Ha detto una cosa che ha creato dibattito, ne parlava l'altro giorno pure
Gramellini sul Corriere della Sera. Ma fra un anno? Nessuno si ricorderà di più
quello che ha detto Nordio. Di conseguenza, noi siamo impegnati spesso a
parlare di questioni inutili».
Ma dobbiamo aspettarci una serie Netflix come per il Mostro
di Firenze, quindi?
«Quello sì. E sarebbe bellissimo se la facessero. Non sono
molto appassionato di questi casi di cronaca, ammetto. Ancora non abbiamo
risolto il caso Moro, però ne sono stati tratti film e serie notevoli, Bellocchio
su tutti. Una serie Netflix su Garlasco ci sarà certamente. Adesso siamo ancora
nella fase dei colpi di scena, quindi bisognerà aspettare ancora un po’, forse
altri vent'anni per rispondere a Nordio».
A proposito di colpi di scena, Luciano Spalletti è il nuovo
allenatore della Juventus…
«E finalmente avrà la sua Panda…».
Già, il riferimento è alla conferenza post eliminazione
degli Azzurri a Euro 2024, per mano della Svizzera.
«Ci fu questo paragone, sì: la Svizzera si comportò da
Ferrari mentre l’Italia come una Panda. Spalletti è tornato nel campionato
italiano, ed è tornato proprio dove si produce, o almeno si produceva, la Panda.
Alla corte della famiglia proprietaria, soprattutto, della Ferrari. Spalletti
si è ritrovato in un salone di automobili. Di fatto, la Juve è questa: un
grande salone con grandi foto sulle pareti di grandi successi. E Spalletti, tra
otto mesi quando gli scadrà il contratto oppure fra due o tre anni, qualora
raggiungesse i risultati saprà, se sarà salito su una Panda o su una Ferrari.
Di sicuro, è una sfida molto difficile. Secondo me le prime due- tre giornate diranno
molto dell'effetto che avrà Spalletti sulla squadra. Una squadra che, con
Tudor, era confusa, frustrata, arrabbiata e quindi incapace di produrre
qualcosa di positivo. In una parola: brutta.
Di solito dico che non è mai la macchina, ma è il pilota: che
pilota è Spalletti? A me sembra sia diventato più un filosofo che un
allenatore, no?
«Io penso che sia una persona molto intelligente e anche
riflessiva. A una certa età, dopo tanti campionati, tanti secondi e terzi
posti, ha avuto successo a Napoli. Ha avuto, è vero, questa deriva un po’
filosofica. Ma, secondo me, la lezione della nazionale italiana l’ha segnato
parecchio. Io lo vedo realmente sofferente, a testa bassa. Se avrà la reazione
giusta e se riuscirà a trasmettere a una squadra ugualmente a testa bassa la
sua delusione, se trasformerà questa delusione di gruppo in energia, allora la
Juventus potrà fare una grande corsa in campionato. Altrimenti, Vinovo sarà una
sala per casi irrisolvibili. Più di Garlasco».
