Stati Uniti

Donald Trump vuole 475 milioni di dollari dalla CNN

L'ex presidente degli Stati Uniti ha citato l'emittente televisiva chiedendo un risarcimento danni record – Il motivo? I paragoni con Hitler e Mao
© AP
Marcello Pelizzari
04.10.2022 10:13

Donald Trump fa sul serio. L’ex presidente degli Stati Uniti, lunedì, ha fatto causa alla CNN con tanto di richiesta monstre: 475 milioni di dollari a mo’ di risarcimento per le affermazioni fatte dall’emittente televisiva, rea di aver favorito paragoni con Adolf Hitler e Mao.

Il tycoon ha depositato gli atti presso il tribunale distrettuale di Fort Lauderdale, in Florida. Nella causa, ha spiegato che la CNN ha usato la sua forte presa sul pubblico per sconfiggerlo politicamente. Agli occhi di Trump, insomma, nei suoi confronti è stata sostenuta una «campagna di diffamazione e calunnia».

Di più, secondo il repubblicano Trump la CNN ha intensificato gli attacchi negli scorsi mesi nel timore di una candidatura alle presidenziali del 2024. «Come parte del suo sforzo concertato per inclinare l’equilibrio politico a sinistra, la CNN ha cercato di contaminare il querelante con una serie di etichette sempre più scandalose, false e diffamatorie di ‘razzista’, ‘lacchè russo’, ‘insurrezionista’,’e infine ‘Hitler’». Quindi, un elenco di svariati casi in cui la CNN avrebbe paragonato Trump a Hitler, incluso uno speciale di gennaio 2022 con Fareed Zakaria quale ospite, nel quale sono stati mostrati spezzoni video del dittatore tedesco.

Le affermazioni dello psichiatra

Nella causa viene citata anche un’intervista con lo psichiatra Allen Frances. Il quale, beh, ha affermato che «Trump è una persona distruttiva in questo secolo come lo erano Hitler, Stalin e Mao nel secolo scorso».

Trump, nel frattempo alle prese con diversi problemi legali, non ha ancora detto se si ricandiderà o meno per la Casa Bianca. Per dimostrare che ci sia stata diffamazione, ad ogni modo, funzionari o personaggi pubblici devono dimostrare che i giornalisti, effettivamente, hanno agito con malizia o «sconsiderato disprezzo» per la verità. La stampa, in America, come noto è protetta dal Primo emendamento. Il New York Times, a tal proposito, non perde una causa per diffamazione da oltre 50 anni. Mica poco.

Dal Dipartimento di Giustizia al Campidoglio

Da quando Trump ha lasciato l’incarico di presidente, nel 2021, le azioni legali intentate dal tycoon non si contano oramai più.

In una, ha accusato la sua rivale del 2016, Hillary Clinton, e altre persone di aver cospirato contro di lui con presunte false affermazioni sulla Russia. Accuse respinte da un giudice federale in Florida il mese scorso.

Quest’ultima causa, come detto, arriva invece in piena bagarre legale, con l’ex presidente coinvolto in un’indagine penale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per aver conservato documenti governativi nella sua residenza dopo aver lasciato la presidenza. E ancora: Trump è stato citato in giudizio a settembre dal procuratore generale dello Stato di New York, Leticia James, che lo ha accusato di mentire a banche e assicuratori sul reale valore dei suoi beni. Infine, una commissione del Congresso sta indagando sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, nel tentativo di stabilire se l’allora presidente degli Stati Uniti abbia avuto o meno un ruolo nelle proteste.