Crisi taiwanese

«I ristoranti di ravioli a Taipei provano che Taiwan è parte della Cina»

Si tratta dell'ultima «trovata» della propaganda di Pechino: in un tweet diventato virale, Hua Chunying, capo del Dipartimento Informazione del ministero degli Esteri, ha affermato: «I palati non tradiscono»
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Ats
08.08.2022 16:47

Gli elenchi dei ristoranti cinesi a Taipei per affermare la pretesa di Pechino su Taiwan sono l'ultima trovata della propaganda di Pechino. Un tweet di Hua Chunying, a capo del Dipartimento informazione del ministero degli Esteri con il grado di viceministro, è diventato virale provocando ironia e sfottò.

«Le mappe Baidu (il Google cinese, ndr) mostrano che ci sono 38 ristoranti di ravioli dello Shandong e 67 ristoranti di noodle dello Shanxi a Taipei», ha scritto Hua. «I palati non tradiscono. Taiwan ha sempre fatto parte della Cina. Il bambino perduto da tempo alla fine tornerà a casa», ha aggiunto.

Il tweet, postato al termine dei quattro giorni di esercitazioni straordinarie militari su vasta scala attorno a Taiwan in risposta alla visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi, ha avuto molto presto un effetto boomerang.

«Ci sono oltre 100 ristoranti di ramen a Taipei, quindi Taiwan fa sicuramente parte del Giappone», ha replicato l'utente «Marco Chu». «Google Maps mostra che ci sono 17 McDonald's, 18 KFC, 19 Burger King e 19 Starbucks a Pechino. I palati non tradiscono. La Cina è sempre stata una parte dell'America. Il bambino perduto da tempo alla fine tornerà a casa», ha rilanciato «@plasticreceiver».

Morgan Ortagus, ex portavoce del Pentagono, ha osservato che «ci sono oltre 8'500 ristoranti KFC (Kentucky fried chicken, ndr) in Cina. I palati non tradiscono. La Cina è sempre stata una parte del Kentucky. Il bambino perduto da tempo alla fine tornerà a casa».

Twitter, oscurato in Cina e accessibile solo via Vpn, è uno strumento molto usato dai diplomatici di Pechino, ancora di più con la stagione agressiva dei «wolf warriors». Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian è noto per i suoi post molto controversi a rilanciare teorie del complotto, a partire dal Covid-19 portato a Wuhan dai militari americani.