Diplomazia

Il principe saudita e i suoi appuntamenti internazionali: segnali di distensione?

Mohammed bin Salman protagonista di alleanze, strette di mano e visite di Stato: l'Arabia Saudita cerca la normalizzazione dopo l’isolamento derivato dal caso Khashoggi?
Sara Mauri
24.06.2022 11:32

Alleanze, strette di mano, visite di Stato. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MBS) ha appena incontrato Erdogan ad Ankara, ma gli appuntamenti da citare sono molti. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha visitato Riyadh lo scorso dicembre, mentre Boris Johnson si è recato in visita a marzo per discutere sull'aumento della produzione di petrolio. Prima di questo viaggio, martedì Bin Salman è stato ricevuto al Palazzo Al-Ittihadiya al Cairo dal presidente El-Sisi e da re Abdullah II di Giordania nel palazzo Al Husseiniya ad Amman. La visita di MBS in Turchia segna un periodo di cambiamento nella politica mediorientale: è un segnale di accoglienza della comunità internazionale verso l’Arabia Saudita dopo l’isolamento derivato dal caso Khashoggi. Insomma, c’è fermento. Segnali di distensione delle relazioni diplomatiche, dopo i recenti avvenimenti del passato? In agenda c’è anche un incontro con Biden.

Normalizzazione?

MBS, classe 1985 e primo nella linea di successione al trono dell’Arabia Saudita, sta cercando di normalizzare lo status del suo paese e di migliorare la percezione internazionale, pur continuando a reprimere duramente il dissenso interno, mantenendo una linea dura con gli oppositori e curandosi poco dei diritti umani. 

Il suo piano strategico Vision 2030 mira a diversificare l’economia, spingendola a guardare oltre il petrolio.

Ultimamente, MBS ha intensificato i suoi sforzi per porre fine alla guerra in Yemen, aperto un dialogo con l'Iran e approfondito silenziosamente i contatti con Israele. il principe ereditario ha anche cercato di modernizzare l’Arabia Saudita, neutralizzando gli estremismi religiosi e dando alle donne più diritti, come la revoca del divieto di guida per le donne. Il principe ha persino aperto a un’intervista con The Atlantic.

Nonostante questi piccoli passi, l’Arabia Saudita non è certo un paese libero, ma l'invasione russa dell'Ucraina è stata una svolta per i suoi rapporti diplomatici. L'Arabia Saudita, Paese ricco di petrolio, cattura gli interessi di molti. Il Paese ha firmato la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che condannava la guerra in Ucraina, ma ha resistito alle pressioni per punire ulteriormente Putin, con il quale il principe ereditario intratteneva buoni rapporti.

Una delle preoccupazioni attuali è che il Paese si avvicini ulteriormente a Russia e Cina. Il presidente cinese Xi Jinping potrebbe presto visitare Riyadh. Per Washington, i legami cinesi con il regno stanno diventando quasi più preoccupanti delle relazioni saudite con Mosca.

La visita ad Ankara

Mercoledì il principe dell’Arabia Saudita è arrivato nella capitale turca Ankara. Questo è il suo viaggio internazionale più significativo dal dicembre 2018. L’accoglienza turca ha messo fine ad anni di tensione dopo l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi nel Consolato saudita ad Istanbul nel 2018, dopo la lunga e sanguinosa guerra guidata dai sauditi in Yemen e le differenti posizioni dei due Paesi sull’embargo al Qatar. L'arrivo del principe ereditario ha fatto seguito a precedenti visite al Cairo e in Giordania. In aprile il capo di Stato turco era stato in visita ufficiale nel regno saudita, un incontro che aveva messo fine alla lunga situazione di stallo diplomatico tra i due paesi. Prima i rapporti erano molto tesi. In un discorso del 2018, Erdoğan aveva condannato l'omicidio di Khashoggi e aveva definito la Turchia come «rappresentante della coscienza comune mondiale». Dopo che Khashoggi era stato ucciso, Erdoğan aveva diffuso informazioni dettagliate sull’omicidio, inclusa una registrazione audio proveniente dall’interno del consolato.

In aprile, dopo 4 anni dall’omicidio di Khashoggi, il processo che vedeva imputati 26 cittadini sauditi, era stato trasferito in Arabia Saudita.  Hatice Cengiz, fidanzata di Khashoggi e cittadina turca, a proposito della visita di Bin Salman in Turchia, ha twittato: «La sua visita nel nostro paese non cambia il fatto che sia responsabile di un omicidio. La legittimità politica che guadagna attraverso le visite in un paese diverso ogni giorno non cambia il fatto che sia un assassino». 

L’incontro con Biden

L’annunciato viaggio di Joe Biden in Medio Oriente, dal 13 al 16 luglio, comprenderà tappe in Israele, Cisgiordania e Arabia Saudita. La Casa Bianca ha, infatti, dichiarato che il presidente si recherà in Arabia Saudita a luglio dove parteciperà a un vertice della Cooperazione del Golfo su invito di re Salman. Sarebbe ingenuo, forse, pensare che il petrolio e le immediate pressioni economiche non siano un fattore importante nella decisione di Biden di recarsi in Arabia Saudita. Il cambio di rotta dato dalla guerra in Ucraina e i conseguenti tagli al gas russo, hanno fatto cambiare gli equilibri. L’aumento dei prezzi del petrolio e le sanzioni hanno fatto probabilmente intendere che i rapporti con l’Arabia Saudita vadano normalizzati. Il disgelo appare ufficiale.

Biden potrebbe spingere i sauditi ad aiutarlo a stabilizzare i mercati petroliferi.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, visiterà l'Arabia Saudita e incontrerà probabilmente il principe Mohammed il prossimo mese a Jeddah, una decisione che diversi attivisti per i diritti umani hanno fortemente condannato, sollevando parecchi dubbi.

In una recente lettera a Biden, 13 gruppi per i diritti umani hanno scritto che che gli sforzi per riparare le relazioni senza porre i diritti umani al centro «non sono solo un tradimento» delle «promesse elettorali», ma potrebbero portare  il principe ereditario a «commettere ulteriori violazioni dei diritti umani».

Solo un anno e mezzo fa era stato declassificato e diffuso un rapporto dell'intelligence USA secondo cui proprio il principe Mohammed avrebbe approvato l'omicidio del giornalista saudita Khashoggi. La responsabilità della casa reale saudita nel terribile assassinio del giornalista era stata riportata nero su bianco a febbraio 2021.

Biden, allora, aveva descritto l’Arabia Saudita come un «pariah» della comunità internazionale, ovvero come uno stato non accettato, respinto, emarginato. La politica di Biden era quella di adottare una linea dura nei confronti dell'Arabia Saudita, cercando al contempo di mantenere una relazione diplomatica funzionale per spingere i sauditi a porre fine alla guerra in Yemen.

Il viaggio di Biden sembra invertire il corso delle relazioni americane con Riyadh. Questo è visto da molti osservatori come un tradimento da parte di un’amministrazione che aveva promesso di mantenere i diritti umani al centro della propria politica estera. Biden aveva duramente criticato Trump, quando l'ex presidente aveva scelto l'Arabia Saudita per il suo primo viaggio all'estero, mantenendo rapporti con Bin Salman. Ed è qui che si inserisce il cambiamento di rotta della politica della Casa Bianca: in un decisivo allontanamento dalla retorica della campagna elettorale di Biden, quando l’allora candidato sosteneva che Trump fosse troppo a suo agio con personaggi autoritari del calibro del principe ereditario saudita. All'inizio di giugno, quando gli era stato chiesto di un possibile viaggio in Arabia Saudita, Biden aveva detto: «non ho intenzione di cambiare la mia opinione sui diritti umani». Dati i cambiamenti innescati dall’invasione russa dell’Ucraina e le conseguenze che questa guerra ha avuto sui prezzi dell’energia e sull’approvvigionamento di gas e petrolio, probabilmente anche l'amministrazione Biden si sta rendendo conto che non può più permettersi di isolare uno dei principali esportatori di petrolio del mondo. Mantenere una fornitura costante di petrolio a prezzi ragionevoli per l’Occidente sarà quasi certamente una delle priorità di Biden.